Afghanistan: Attacco ai liberatori

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Messaggio  Admin Mer 15 Lug 2009, 23:23

Afghanistan: Attacco ai liberatori Afgani10

GOVERNO: QUELLO O QUESTO PER L'OCCUPANTE U.S.A., PARI E'.
Il più sincero cordoglio, Va ai familiari dei militari caduti, restando dura la condanna di quanti nelle istituzioni sostengono la necessità di restare in quei luoghi di  guerra.  

8 giugno 2013
I militari morti in Afghanistan salgono a 53, tante sono le famiglie che piangono il proprio figlio o marito, giovani vite stroncate per responsabilità del nostro vile Governo il quale da servo continua a piegarsi innanzi all’invasore americano.
L’azione, è stata compiuta nel pieno della “fighting season” annunciata dei resistenti afgani che continuano nonostante le dure perdite, a colpito un convoglio di mezzi del Transition Support Unit South, che viaggiavano incolonnati nell’area di Farah.
A cadere un altro valoroso ufficiale delle nostre Forze Armate, il Capitano del 3° Bersaglieri, Giuseppe La Rosa, nato nel 1982 a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) ma abitante  a Casamassima (Bari). Un giovane celibe per il quale, nel tempo, resterà solo il pianto dei familiari.  
Ancora una volta il compagno presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, verserà lacrime di coccodrillo sul sangue di un militare caduto per servire interresi estranei al Popolo Italiano.

25 ottobre 2012
I servili governanti ci vogliono rassegnati alla morte dei nostri figli migliori, questo non accadrà mai!
Abbiamo gridato la nostra rabbia per le ormai 52 morti in Afghanistan, dove l’Italia è asservita agli americani, solo l’imposizione ad una nazione sconfitta, perché tradita, può giustificare la nostra presenza in quella lontana nazione.
Delle morti in quei luoghi  ogni responsabilità ricade su governo e parlamento, tutta gente che vive nello sfrenato lusso, a discapito del popolo che dicono di governare.
Questi 52 sodati, mai sarebbero morti se figli di questi magnaccia.
Il liberatore, questa volta ha incontrato la morte nella provincia di Farah, nel villaggio di Siav, dove combattenti afgani hanno sferrato l’attacco contro una pattuglia mista di militari italiani e “traditori” afgani, a cadere in quel suolo straniero è stato un alpino del 2/o reggimento alpini di Cuneo di 24 anni, il caporale Tiziano Chierotti, originario di Sanremo, risiedeva nel Comune di Taggia (Imperia)      
I nostri padroni americani, hanno deciso di ritirare  l’esercito  invasore solo dalla fine del 2014. Quanti altri figli del nostro popolo dovranno  versare il proprio sangue? Le lontane montagne afgane, riverberano il nostro grido di rabbia e solidarietà per l’ingiustificata morte dei nostri soldati. Si scriva fin da ora la parola fine, riportando a casa tutti i militari.  

25 luglio 2012
Dopo la 50° morte ripartiamo da zero.
Sono ormai troppe le famiglie italiane che questa falsa “democrazia” ha distrutto, sono troppi i bambini che cresceranno senza padre.
A cadere questa volta è stato  il carabiniere scelto Manuele Braj, 30enne di Galatina (Lecce), effettivo al 13/o Reggimento 'Friuli-Venezia Giulia'. Lascia la moglie, 28enne, e il figlio di 8 mesi che crescerà in assenza totale della memoria del padre.
L’azione di guerra dei partigiani afgani questa volta ha colpito un poligono di tiro ad Adraskan, un razzo lanciato sulla base dall'esterno è  caduto in prossimità di una garitta di osservazione installata a ridosso della linea di tiro del poligono colpendo a morte Braj, un militare dell'Arma appartenente al PSTT (Police Speciality Training Team) uno speciale nucleo addestrativo della polizia afghana.
Alla versione ufficiale, si è sopraposta quella di un’agenzia di stampa locale (la “Islamic Press”), la quale afferma che a sparare contro il nostro connazionale è stato proprio un’allievo poliziotto afgano.  
Il presidente Napoletano, come al solito, ha espresso il commosso ritornello di cordoglio, mentre il presidente del consiglio Monti, senza vergogna ha aggiunto: “Il nostro Paese sta facendo uno sforzo molto grande in Afghanistan a sostegno della stabilità e della sicurezza contro il terrorismo internazionale",
mentre il ministro della Difesa Gianpaolo Di Paola, ha dichiarato che l’attacco – partigiano - ha colpito in modo vigliacco.
Beppe Grillo, fondatore del movimento cinque stelle si chiede: “Perché i nostri ragazzi sono ancora lì? Dobbiamo tornare a casa, non c’è una sola ragione per rimanere”, una richiesta che noi di Liberapresenza facciamo inutilmente al governo, ormai da anni

24 marzo 2012
Sono ormai 50 i caduti italiani in Afgnanistan, di essi, nessuno  proviene da famiglie di politicanti o del capitalismo, sono figli del Popolo.
Questa volta nell’azione di guerra dei partigiani afgani, a cadere e stato il sergente Michele Silvestri, era residente a Bacoli, piccolo centro della zona flegrea, a nord di Napoli. Lascia la moglie e un figlio di otto anni.
Il nostro GRIDO restare senza risposta, grazie ai tradimenti dell’ormai lontano 1943, siamo asserviti alla nazione americana che promuove i suoi interessi, a volte attraverso la corruzione altre  con l’aggressione armata, continuando a pretendere dalle nazioni sconfitte l’invio di giovani soldati nei campi di battaglia, giovani che versano il propri sangue per arricchire una nazione prepotente.    
Nonostante tutto il nostro patriottismo ancora una volta ci fa gridare vendetta nei confronti dei falsi democratici, la nostra forza, un giorno, avrà ragione, e da quel giorno finiremo di combattere guerre non nostre.      

20 febbraio 2012
Un  altro governo italiano si macchia del sangue dei figli del suo Popolo.
L’Afghanistan, per i soldati italiani, ritorna ad essere luogo di morte, la causa non è da addebitare ad uno scontro a fuoco con i partigiani afgani ma ad un inspiegabile incidente, responsabile  il comando della Task Force Center con base a Shindand, il quale ha inviato un mezzo Lince a circa 20 Km a sud-ovest di Shindand per recuperare una unità bloccata dalle difficili condizioni meteo. La loro morte è dovuta alla scarsa conoscenza di quel territorio, infatti l’incidente è avvenuto, in indicibile condizioni meteo, nel tentativo d'attraversare il corso di un  fiume, dove il mezzo si è ribaltato intrappolando al suo interno tre dei militari dell'equipaggio successivamente deceduti.
I loro nomi, Francesco Paolo Messineo, Francesco Currò e Luca Valente.  
Liberapresenza, prendendo atto dell’ignobile servilismo del parlamento e del governo verso i nostri occupanti, i quali hanno imposto un continuo invio di uomini e mezzi, non elemosinerà il ritiro dei nostri militari, constatato che dall’aggressione dell’Afghanistan, l’Italia è passata da 1.800 a 4.200 uomini nel 2011, con un costo in quest’ultimo anno di 780,40 milioni di euro. Spesa ingiustificata in un momento di grave crisi del nostro paese.
Sdegnati, dalla falsa commozione del compagno Presidente, Giorgio Napolitano, e del tecnico Capo del governo, Mario Monti, richiamiamo la loro diretta responsabilità di queste ulteriori morti, auspicando la fine dell’ingiustificata  aggressione, che ha fatto dell’Afghanistan una delle nazioni più corrotte, senza dare a quel popolo né democrazia, né meno povertà.      

23 settembre 2011
Il Ministero della Guerra per bocca del ministro Ignazio La Russa, ha informato gli italiani che questa mattina nell’ormai  pacificato Afghanistan tre nostri militari si sono consegnati alla morte in un incidente stradale autonomo causato con il Lince blindato su cui viaggiavano. L’incidete è avvenuto  lungo una strada di Herat, non lontano da Camp Arena la base del contingente nazionale.
Quanto accaduto ha dell’incredibile, il soldato in ralla (la torretta del Lince), avrebbe segnalato un ostacolo lungo la strada; l’autista avrebbe sterzato bruscamente e il blindato si è ribaltato, uccidendo tre dei cinque soldati,  facenti parte di un Omlt (Operational mentoring and liaison team), nucleo impegnato a seguire e addestrare i soldati afgani in ogni loro attività, anche quelle più pericolose sul campo.
A perdere la vita, Mario Frasca, un pugliese nato a Foggia,  di stanza al Comando delle Forze operative terrestri di Verona, Massimo Di Legge, originario di Aprilia (LT)  in servizio presso il Raggruppamento Logistico Centrale di Roma e Riccardo Bucci di Milano facente parte del reggimento Lagunari “Serenissima” il quale ha lasciato la moglie ed una bambina di 13 messi, alla quale, probabilmente, verrà detta la verità sull’accaduto quando giungerà alla pensione o ancora oltre.
Noi continuiamo a chiedere il rientro dei nostri migliori giovani. I servi degli anglo-amercicani, per la 45° volta, si limitano ad inviare ai parenti dei caduti messaggi di finto e commosso cordoglio.  

25 luglio 2011
Mentre la maggioranza di governo litiga sul rifinanziamento o meno delle missioni di (guerra)  “pace”, in Afghanistan si continua a morire.    
In questi anni la maggioranza dei nostri soldati ha trovato la morte saltando per aria col mezzo che li trasportava o attraverso la deflagrazione dei combattenti partigiani, trasformatosi in uomini bomba.
Oggi, durante una normale operazione di controllo nella zona a nord ovest della valle di Bala Murghab, un’unità militari italiana e' stata attaccata dai patrioti afgani: nel combattimento è rimasto ferito a morte il primo caporalmaggiore David Tobini, in forza al 183° reggimento paracadutisti "Nembo" di Pistoia, mentre altri due soldati italiani restavano feriti di cui uno in modo grave mentre il secondo non è in pericolo di vita.
David Tobini, nato il 23 luglio 1983, era residente ad Anguillara Sabazia, vicino a Roma, dove abita la madre, è il 41° martire italiano caduto in Afghanistan, cosi come è la 41° volta che assistiamo alla finta commozione dei politicanti, a partire dal presidente della repubblica (il compagno) Napolitano, il quale in rappresentanza degli antitaliani asserviti agli anglo-americani, solo in questo mese di luglio ha incaricato il Capo di Stato Maggiore della Difesa di esprimere  la <> in nome del popolo italiano alle famiglie dei caduti.
Lo stesso popolo che, come noi, da sempre, chiede il ritiro dei nostri militari da quei luoghi di guerra.    

12 luglio 2011
Nemmeno il tempo di asciugare le lacrime per la morte di Gaetano che, i partigiani afgani ripetono quell’atto di guerra che le dette la morte.
Questa volta ha perso la vita il primo caporalmaggiore Roberto Marchini, originario della provincia di Viterbo, un militare dell’ottavo reggimento Genio Folgore  di stanza a Legnano fin dal 2 agosto del 2005, ad ucciderlo mentre svolgeva un’attività di ricognizione congiunta con personale afgano, nella parte meridionale del settore ovest della Forward Operating Base "Lavaredo" nel distretto di Bakwa, nella provincia di Farah nel Afghanistan che si trova sotto il comando italiano, un
un ordigno  rudimentale  esploso durante il tentativo di disinnesco.  
Marchini, è il 40° martire in una guerra non nostra.
Il dramma della morte non è mai entrato nelle famiglie dei nostri governanti i quali si guardano bene di restare in quei luoghi,  ma solo nelle famiglie che in molti casi vedono i propri giovani indossare la divisa con il solo intento di ottenere uno stipendio che altrove non trovano.

2 luglio 2011
Un altro liberatore è morto, a darle la morte un governo che dopo 66 anni dall’occupazione del territorio italiano continua a rendere sevo il popolo agli interessi anglo-americani.
I combattenti afgani hanno posto l’ennesimo ordigno sul ciglio della strada facendolo esplodere questa mattina nei pressi del villaggio di Caghaz, 16 chilometri ad Ovest di Bakwa, nel distretto di Farah, nella deflagrazione è rimasto coinvolto un nostro veicolo (Isaf) che stava rientrando da un'attività di ricognizione congiunta con  gli uomini, asserviti agli occupanti, del nuovo esercito afgano. Il mezzo su cui viaggiavano i militari italiani era un autocarro pesante (Aps), squarciatosi come quasi fosse una scatola di sardine dando la morte immediata al caporalmaggiore scelto Gaetano Tuccillo, 29 anni, originario di Palma Campania (Napoli).
Tuccillo apparteneva al battaglione logistico della Brigata Ariete a Maniago (Pordenone), era sposato da circa un anno con una venticinquenne di nazionalità olandese e abitava a Revine Lago, nel Trevigiano  
Anche questa volta il comunista,  presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso  l’ipocrita vicinanza del Paese ai familiari di Gaetano, insistendo nel richiamare l’utilità della missione, che senza alcuna vergogna definisce di pace.
Ad oggi sono 4.200 gli italiani mandati ad occupare porzioni del territorio afgano, noi di Liberapresenza, per l’ennesima volta Diciamo BASTA!  a Napolitano, La Russa e Berlusconi. Riportiamo a casa i nostri giovani, la guerra in Afghanistan è anglo-americanana, se morti vi debbono esserci che siano i loro.    

3 giugno 2011
Afghanistan: pur non morendo in guerra, è morto d’eroe.
Venerdì pomeriggio, nella valle del Panjshir dell'Afghanistan nord orientale, è morto un altro militare italiano. Questa volta a cadere non è un militare in guerra, ma un esperto antidroga d’istanza presso l’ambasciata a kabul.
A cadere è stato un  tenente colonnello dei carabinieri, il 50enne Cristiano Congiu,  era in giro insieme a due conoscenti, un uomo afgano (interprete) che sembra lavorasse da anni per l'ambasciata italiana, e una donna di nazionalità americana, vestita sconciamente e per questo presa in attenzione da un gruppo di giovani afgani, i quali pretendevano che quella donna rispettasse le loro tradizioni.
Quella carogna, ostentando la stessa prepotenza che appartiene da sempre al governo americano ha esposto il nostro militare alla rabbia di quei giovani, i quali aiutati da gente del posto  armati di kalashnikov hanno esploso un colpo alla testa di Congiu, uccidendolo sul colpo.
Eppure, Cristiano Congiu, a Kabul dal 2007, per conto della Dcsa, la direzione centrale servizi antidroga del dipartimento di pubblica sicurezza,  non è l'ennesima vittima dei combattenti che lottano per liberare l’Afghanistan dalla presenza delle truppe invasori. No, il Tenente colonnello romano è stato ucciso per aver difeso una provocatrice, in uno scontro che non ha alcuna relazione con l'attività di guerra, ma per un semplice atto di generosa difesa, d’una donna americana, che ha inteso mostrare tutta la sua avvenenza al popolo al quale ha mosso una feroce aggressione col pretesto di esportare nel loro paese la falsa “democrazia” occidentale.  
Mentre le istituzioni, come al solito, esprimo il loro formale cordoglio ai famigliari della 38esima vittima, e la Farnesina  annuncia l’apertura dell’ennesima inchiesta che come al solito non porterà a nulla, Liberapresenza rinnova il suo grido, chiedendo il ritiro di tutti i  militari presenti in quei luoghi di guerra.  

28 febbraio 2011
Afghanistan: gli americani ordino, il Governo italiano obbedisce.
Non è bastato l’aumento della presenza militare a fermare l’eccidio dei nostri militari. I turpi uomini che ci governano continuano a servire i nostri invasori americani, ma a pagare con le loro vite sono i figli del nostro popolo.  Siamo al 37° caduto.  Questa volta, nell'ovest dell'Afghanistan a seguito dell'esplosione di una bomba, è stato ammazzato il tenente  Massimo Ranzani, nato a Ferrara  il 24 marzo 1974, era entrato nell’ esercito nel 1999, apparteneva al quinto reggimento alpini di stanza a Vipiteno. Massimo era residente a Santa Maria Maddalena, nel comune di Occhiobello in provincia di Rovigo, dove viveva con i genitori, il papa Mario di 62 e la mamma Ione di 58.

18 gennaio 2011
Ancora un morto, il primo del 2011, il 36° dall’invasione dell’Afghanistan. Erano le 12.05 (ora italiana) quando il caporalmaggiore Luca Sanna, nato a Oristano il 4 novembre del 1978  cadeva sotto il fuoco nemico, gli invasori americani e il governo italiano hanno spinto un altro Alpino dell’ottavo reggimento della Brigata Julia (Cividale del Friuli) verso la morte. Sanna era  impegnato nel avamposto italiano di 'Higlander'  a circa 10 km di distanza da Bala Murghab, dove vi è una base italiana, e nella quale, come si è constatato,  non si svolge nessuna missione di Pace.
I combattenti Afgani continuano a morire, e ad uccidere, lottano per liberare la loro patria dagli invasori americani, americani che come accade durante la seconda guerra mondiale, massacrano e allo stesso tempo corrompono gli uomini afgani disposti a vendersi come accade in Italia dal 1943, il comportamento di quei venduti d’allora si riflette negativamente anche oggi, rendendoci servi del governo occupante, che continua ad essere strumento di morte per i nostri giovani.  

31 dicembre 2010
Il 2010 si chiude con un’altra vittima, la 35, dal giorno dell’aggressione militate pretesa dal governo americano contro il popolo afgano, un governo vile che ha trascinato il popolo italiano in una guerra non sua.
E’ il governo italiano, asservito agli Usa, che ha dato la morte ad un altro figlio del popolo. Questa volta a cadere è stato  il caporalmaggiore degli Alpini Matteo MIOTTO colpito a morte da partigiani (terroristi) afgani  nel distretto del Gulistan (provincia di Farah).
Partigiani che continuano a scontrarsi con gli eserciti (occupanti) dei liberatori.
MIOTTO originario di Tiene, in provincia di Vicenza ha perso la vita intorno alle 15:00 locali, (le 12:30 in Italia), è il 13° militare italiano sacrificato nel 2010.
09 ottobre 2010
Lo Stato italiano, occupato dai “democratici” ango-americani, grazie ai traditori della Patria, paga con altre quattro vite umane la loro prepotenza.
L'Italia deve mettere a disposizione dei guerrafondai i migliori giovani; il bisogno fa il resto.
I liberatori dell'Afghanistan, hanno perso altre quattro vite, sono quelle di quattro alpini italiani che non avevano, come del resto l'Italia, nessun interrese nazionale da difendere.
I “terroristi” afgani, che lottano (al contrario dei partigiani italiani) per cacciare l'esercito alleato che ha occupato l'Afghanistan con l'impegno di liberarlo dagli Afgani, hanno colpito ancora una volta l'Italia. Sanno che in Italia c'è un governo corrotto e barzellettiero, incapace di ribellarsi, incapace, di combattere per ottenere la vera libertà.
Tutto è avvenuto nel distretto di Gulistan, a circa 200 km a est di Farah, al confine con Helmand, come al solito un ordigno è esploso al passaggio di un convoglio, seguito da uno scontro a fuoco.
I quattro caduti si trovavano a bordo di un veicolo blindato Lince che faceva parte del dispositivo di scorta a un convoglio di 70 camion civili che rientravano verso ovest dopo aver trasportato materiali per l'allestimento di una nuova base operativa avanzata a Gulistan, denominata 'Ice'.
Liberapresenza esprime solidarietà, vicinanza e cordoglio alle famiglie delle vittime. CHIEDENDO, ANCORA UNA VOLTA IL RITIRO DELL'ITTALIA DALLE MISSIONI. Missioni che ingrassano solo i nostri occupanti.
E' tempo che Berlusconi e i suoi ministri tacciano, il Popolo italiano che non ha tradito è stanco di ascoltare la barzelletta dei ragazzi impegnati a riportare la pace in Afghanistan.
Gli uccisi sono: il maresciallo, siciliano, Sebastiano Ville, di 27 anni, originario di Francofonte (Siracusa) faceva parte degli alpini e la sua base era in Veneto, a Belluno; Gianmarco Manca, di Alghero, 32 anni, e Marco Pedone, di Patu' (Lecce), di 23 anni. Entrambi erano caporali maggiori e celibi; Francesco Vannozzi, caporalmaggiore, nato a Pisa nel marzo del 1984, celibe.

17 settembre 2010
Un altro liberatore ucciso. Il servile governo Berlusconi ha sulla propria coscienza la morte di un altro italiano.
A cadere nella provincia di Farah, nel distretto di Bakwa è stato un ufficiale romano del nono reggimento d’assalto paracadutisti  Col Moschin della Folgore, Alessandro Romani, 36 anni, un soldato mandato in Afghanistan a servire gli interessi dei nostri occupanti americani.  

28 luglio 2010
Altro sangue italiano versato per servire la nazione che da 65 anni occupa il nostro sacro suolo.
La loro guerra provoca il nostro dolore. Questa volta è accaduto nel villaggio di Injil,  a pochi Km della base italiana di Herat, un ordigno rudimentale è esploso causando la morte di due nostri soldati ( il premier Berlusconi, appresa la notizia – senza vergogna - ha affermato:  "La carriera di un soldato espone a certi rischi. Chi è andato in Afghanistan lo ha fatto per scelta personale"), il primo maresciallo Mauro Gigli nato il 3 aprile 1969 (41 anni) a Sassari ed effettivo al 32esimo del Reggimento Genio di Torino della Brigata Alpina Taurinense, e il Caporal Maggiore Capo Pierdavide De Cillis, nato il 25 febbraio 1977 (33 anni) a Bisceglie (Bari) appartenente al 21esimo Reggimento Genio di stanza a Caserta, entrambi facevano parte del “Improvised Explosive Device Disposal” (Iedd), un  team  specializzato nella rimozione di ordigni esplosivi improvvisati,

25 luglio 2010
Nonostante la supremazia di mezzi e la crudeltà di chi li ha in uso la situazione militare nel povero territorio afgano si aggrava. Tanti sono i militari invasori che si suicidano.
Un primo suicidio, per motivi sconosciuti, si è verificato anche fra i nostri soldati, a togliersi la vita un ufficiale del 121° reggimento di artiglieria contraerei “Ravenna”, che ha sede a Bologna, in via Due Madonne.
A darsi la morte è stato il capitano Marco Callegaro, nato 37 anni fa a Gavello in provincia di Rovigo. Quell’istante ha oscurato il ricordo dei figli e della moglie, ad essi, e a papà Marino e mamma Rina, vanno le nostre condoglianze.
Nel suo ricordo, ancora una volta, chiediamo il ritiro dei nostri militari da una guerra che non possiamo sentire nostra.

22 giugno 2010
Nei pressi di shindand, in Afghanistan, è morto il caporale scelto Francesco Saverio Postano di 29 anni. La morte di un  altro italiano, non importa se  causata da un incidente, che dobbiamo piangere per colpa di una guerra non nostra che,  il nostro governo servo e codardo, continua a chiamare missione umanitaria.

17 maggio 2010
Altri due soldati hanno  bagnano con il proprio sangue la terra Afgana. Colpa del governo italiano che, da servo, manda a morire la nostra gioventù migliore a difende interresi che non sono nostri.

17 settembre 2009
Appena due mesi orsono piaggiavamo la morte del Caporalmaggiore Alessandro Di Lisio, in quella occasione chiedevamo l’immediato rientro del nostro contingente dal Afghanistan, rientro che, un  Governo asservito, alla democrazia – capitalista”, restauratosi con l’aiuto di una piccolissima fazione del popolo italiano “detti resistenti”, non può decidere. A differenza della resistenza afgana che sta combattendo per liberarsi dall’occupazione del  capitalismo Americano -  come fece con il comunismo russo -,  i resistenti nostrani ci hanno posto al servizio dell’America, un servizio senza alcun limite.
Dall’occupazione forzata di nuove porzioni di territorio per ingrandire  le loro  già impotenti basi militari, alla pressante richiesta di uomini di mandare a morire in paesi lontani, dove l’Italia non ha alcun interesse da difendere.
Il popolo italiano a sessantaquattro anni dalla fine della 2° Guerra mondiale continua a morire. La responsabilità? Il tradimento di quella fazione di popolo.

14 luglio 2009.
Per colpa del servile Governo italiano un altro italiano bagna con il proprio sangue il lontano suolo afgano, l’Italia non ha, propri, interessi da difendere, solo i governi asserviti alla democrazia capitalista sono i responsabili del dolore provocato al nostro popolo.
Sono ormai troppi gli italiani morti in Afghanistan, per fermarci ad esprimere solo il nostro più profondo cordoglio alla Famiglia Di Lisio, pratica questa di circostanza per gli uomini di governo, i quali si guardano bene di mandare, quali portatori di pace, loro parenti, questo NO, a morire sono sempre i figli del popolo, del popolo italiano, che in nome della democrazia capitalista è divenuto carne da macello a servizio dell’usurpatore americano.

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Questo lungo elenco di caduti, fa gridare: ORA BASTA! riportiamo in patria i nostri soldati, nessun altro uomo deve morire per garantire interessi che non siano quelli del nostro popolo.
- 08 giugno    2013, Capitano Giuseppe LA ROSA, anni 31
- 25 ottobre   2012, Caporale Tiziano CHEIROTTI, anni 24
- 25 luglio      2012, Carabiniere scelto Manuele BRAJ, anni 30
- 24 marzo     2012, sergente Michele SILVESTRI , anni 33
- 20 febbraio   2012, Caporal maggiore capo Francesco CURRO', anni 33
- 20 febbraio   2012, Primo caporal maggiore Francesco Paolo MESSINEO, anni 29  
- 20 febbraio   2012, Primo caporal maggiore Luca VALENTE, 29 anni
- 23 settembre 2011, Tenente Ricardo BUCCI, 34 anni
- 23 settembre 2011, Caporalmaggiore scelto Mario FRASCA, 32 anni
- 23 settembre 2011, Caporalmaggiore Massimo DI LEGGE, 28 anni
- 25 luglio 2011, Primo Caporalmaggiore David TOBINI, 28 anni
- 12 luglio 2011, Primo Caporalmaggiore Roberto MARCHINI, 28 anni
- 02 luglio 2011, Caporalmaggiore scelto Gaetano TUCCILLO, 29 anni
- 03 giugno 2011, Tenente colonello Cristiano CONGIU - 50 anni
- 28 febbraio 2011, Tenente Massimo RANZANI - 37 anni
- 18 gennaio 2011, Caporalmaggiore Luca SANNA - 33 anni
- 31 dicembre 2010, Caporalmaggiore Matteo MIOTTO - 24 anni
- 09 ottobre 2010, Maresciallo Sebastiano VILLE - 27 anni
- 09 ottobre 2010, Caporalmaggiore Francesco VANNOZZI - 26 anni
- 09 ottobre 2010, Caporalmaggiore Gianmarco MANCA - 32 anni
- 09 ottobre 2010, Caporalmaggiore Marco PEDONE - 23 anni
- 17 settembre 2010, Tentente Alessandro ROMANI - anni 36
- 28 luglio 2010, Caporalmaggiore Pierdavide DE CILLIS - anni 33
- 28 luglio 2010, Primo maresciallo Mauro GIGLI - anni 41
- 25 luglio 2010, Capitano Marco CALLEGARO - anni 37;
- 22 giugno 2010, Caporalemaggiore scelto Francesco Saverio POSTANO - anni 29;
- 17 maggio 2010, Caporalmaggiore Luigi PASCAZIO – anni 22;
- 17 maggio 2010, Sergente  Massimo RAMADU’DI - anni 33;
- 26 febbraio 2010, Agente dell’Aise Pietro Antonio COLAZZO – anni 47;
- 15 ottobre 2009,   Caporalmaggiore Rosario PONZIANO -  anni 25;
- 17 settembre 2009, Tenente Antonio FORTUNATO – anni 35;
- 17 settembre 2009, Sergente Maggiore Roberto VALENTE – anni 37;
- 17 settembre 2009, Caporalmaggiore Matteo MUREDDU – anni 26;
- 17 settembre 2009, Caporalmaggiore Giandomenico PISTONAMI – anni 26;
- 17 settembre 2009, Caporalmaggiore Massimiliano RANDINO - anni 32;
- 17 settembre 2009, Caporalmaggiore Davide RICCHIUTO - anni 26;
- 14 luglio 2009, Caporalmaggiore Alessandro DI LISIO - 25 anni;
- 15 gennaio 2009, Maresciallo Armando FORCUCCI – anni 41 ;
- 21 settembre 2008, Caporalmaggiore Alessandro CAROPPO - 23 anni;
- 13 febbraio 2008, Maresciallo Giovanni PEZZULLO - 44 anni;
- 24 novembre 2007, Maresciallo Capo Daniele PALADINI - 35 anni;
- 04 ottobre 2007, Maresciallo Capo Lorenzo D'AURIA - 33 anni,
- 26 settembre 2006, Caporalmaggiore Giorgio LANGELLA - 31 anni;
- 26 settembre 2006, Caporalmaggiore Vincenzo CARDELLA – 24 anni;
- 20 settembre 2006, Caporalmaggiore Giuseppe ORLANDO - 28 anni;
- 02 luglio 2006, Tenente Colonnello Carlo LIGUORI - 41 anni;
- 05 maggio 2006, Tenente Manuel FIORITO - 27 anni;
- 05 maggio 2006, Maresciallo Luca POLSINELLI - 29 anni;
- 11 ottobre 2005, Caporalmaggiore capo Michele SANFILIPPO - 34 anni;
- 03 febbraio 2005, Capitano di fregata Bruno VIANINI - 42 anni;
- 03 ottobre 2004, Caporalmaggiore Giovanni BRUNO - 23 anni;

Le Nazioni Unite, strumento di guerra e di sprechi, cessino d’esistere. BASTA! con sanzioni e guerre, dell’Oro contro il Sangue.

E se il sacrificio dei nostri soldati servisse un’altro fine?  
SECONDO PROTOCOLLO DEI SAVI DI SION
Il Giudaismo e la guerra economica. La funzione dissolvente della scienza moderna e della stampa.
Al nostro obbiettivo è indispensabile che le guerre non producano modificazioni territoriali. In tal modo, senza alterazioni di carattere territoriale, la guerra verrebbe ad essere trasferita su di un piano esclusivamente economico. Le nazioni dovranno allora ammettere la nostra superiorità per l’assistenza che sapremo dare loro, e questo stato di cose metterà entrambi le parti alla mercé dei nostri intermediari internazionali, i quali, oltre a uno sguardo acutissimo, hanno a disposizione mezzi assolutamente illimitati. Il nostro diritto internazionale cancellerà allora le leggi del mondo, e noi governeremo i paesi con lo stesso potere con cui i singoli governi governano i loro sudditi.
Sceglieremo tra il popolo amministratori che posseggano vocazioni servili. Essi non avranno esperienza dell’arte di governare, e perciò saranno agevolmente trasformati in altrettante pedine del nostro gioco: pedine che saranno mosse dai nostri astuti e qualificati consiglieri, educati specificamente sin dall’infanzia nell’arte di governare il mondo. Come già sapete, questi uomini hanno appreso la scienza del governo dai nostri progetti politici, dalla esperienza fornitaci dalla storia e dalla osservazione degli avvenimenti che si succedono. I Gentili non traggono profitto da costanti osservazioni storiche, ma seguono una routine teorica senza considerare quali possono essere le conseguenze: non occorre quindi prenderli in considerazione. Lasciamoli divertire finché  l’ora suonerà, oppure lasciamoli vivere nella speranza di nuovi divertimenti, o nel ricordo dei godimenti trascorsi. Teniamoli pure nella condizione che le leggi teoriche, che abbiamo ispirato loro, siano per essi di suprema importanza. Facendo balenare questa meta e con l’aiuto della nostra stampa noi gonfiamo continuamente la loro cieca fiducia in queste leggi. Le classi istruite dei Gentilizi vanteranno della propria cultura e porranno in pratica, senza sottoporle a verifica, le cognizioni ottenute dalla scienza che i nostri agenti propineranno loro con l’obbiettivo predeterminato di educare le menti secondo le nostre direttive. Non crediate che le nostre affermazioni siano parole vane: guardate come il successo di Darwin,  di Marx e di Nietzsche sia stato interamente preparato da noi.
La influenza corrosiva di queste scienze sulle menti dei Gentili dovrebbe risultarci certamente evidente. Per evitare di commettere errori nella nostra politica e nella nostra attività amministrativa, è per noi essenziale di studiare e di tener presente le attuali linee di orientamento della cultura, le caratteristiche e le tendenze delle nazioni.
Il successo del nostro piano consiste nella sua adattabilità al temperamento delle nazioni con cui veniamo a contatto. Esso non può riuscire se la sua applicazione operativa non è fondata sull’esperienza del passato e integra con le osservazioni del presente. La stampa rappresenta una enorme forza nelle mani degli attuali Governi, i quali per suo tramite controllano le menti del popolo la stampa registra e indirizza le pretese esigenze vitali della popolazione, ne rende note le lagnanze e talvolta determina lo scontento nella plebe. L’attuazione della libertà di parola nacque nella stampa, ma i governi non seppero sfruttare questa forza ed essa cadde nelle nostre mani. Grazie alla stampa noi acquistammo influenza pur rimanendo dietro le quinte.
Il virtù della stampa accumulammo l’oro: questo ci costò fiumi di sangue ed il sacrificio di molti della nostra gente, ma ogni sacrificio dal lato nostro vale quello di migliaia di Gentili al cospetto di Dio.
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