G.FINI: PROFESSIONE LADRO?

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Messaggio  Admin Gio 07 Ott 2010, 23:07

G.FINI: PROFESSIONE LADRO? G_fini11
I militanti di destra sono già stati derubati da onorevoli e senatori, ex camerati, corrotti e a volte delinquenti.
A quanti minimizzano la decisione del “traditore” G. Fini, di svendere l’appartamento monegasco, risultato, occupato dal fratello della sua femmina, diciamo che sconoscono gli innumerevoli sacrifici sopportati dalla base militante del M.S.I. per costituire il capitale immobiliare che attualmente i traditori si contendono. Nel tempo innumerevoli sono stati gli acquisti e le donazioni di immobili, ma fu nel 1977, che la base militante fece un grande sforzo finanziario, teso ad escludere dalla vita politica nazionale gli scissionisti di “Democrazia Nazionale”.
La nostra risposta alla ferita di quella scissione fu il lancio di un autofinanziamento, che non venne fatto, come in tanti altri casi, quasi fosse uno stanco rituale dallo scarso significato. Fu un appello ampiamente motivato dallo strangolamento dei fondi attuato, con la complicità dei vertici parlamentari, dai secessionisti ormai filo D.C..
La risposta all’appello fu subito forte. Arrivarono al M.S.I. contributi da tutta Italia, indistintamente dal Nord come dal Sud, dalle grandi città come dalle piccole e dalle campagne, (con quei soldi si comprarono le sedi federali in tantissime città).
Perfino un osservatore insospettabile come Giorgio Bocca lo rileva dando, a questo fenomeno, un preciso significato di costume da non sottovalutare.

All’epoca i camerati seppero cacciare nelle fogne gli scissionisti di D.N..
Oggi, saranno gli elettori a cacciare dal gioco politico questi traditori di Fli.


Un tesoro di destra, tutte le proprietà di Alleanza nazionale
07 Ottobre 2010
La giornata di ieri, 6 ottobre 2010, passerà alla storia, e come momento del definitivo travaso in una fondazione dei beni mobili ed immobili della defunta Alleanza Nazionale. Egidio Digilio, Enzo Raisi e Donato La Morte hanno agito su mandato di Gianfranco Fini. Quest’ultimo oggi può fare e disfare liberamente di oltre un miliardo di euro in beni immobili rivenienti dal vecchio Msi. Un agio costruito con lucidità. Il presidente della Camera ha atteso con calma che i colonnelli perfezionassero la loro adesione al partito del Cavaliere, mentre di Storace s’era già sbarazzato tempo prima (quando Terminator fondava La Destra).
Digilio, Raisi e La Morte sono oggi gli unici garanti del patrimonio ex An. Sono rimasti con Fini, e dopo che gli altri sei (Antonino Caruso, Pierfrancesco Gamba, Maurizio Leo, Francesco Biava, Roberto Petri e Giuseppe Valentino) hanno giurato fedeltà a Silvio Berlusconi, ed in buona compagnia degli ex colonnelli (Gianni Alemanno, Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa). Questi ultimi vorrebbero recuperare gran parte dell’ex patrimonio di An, anche perché tra le alchimie contabili dei finiani c’è proprio la ricapitalizzazione de Il Secolo di Italia (giornale dell’ex Msi oggi organo di stampa dei finiani).
E l’uomo di Futuro e Libertà che amministra Il Secolo è il finiano di ferro Raisi. L’organo degli ex missini riceve ogni anno un contributo pubblico di 2,7 milioni di euro, ma quest’anno la ricapitalizzazione potrebbe agilmente superare gli 800 mila euro. Secondo Gasparri e La Russa la ricapitalizzazione è un atto arbitrario (forse illegale) e perché intaccherebbe il patrimonio dell’ex An-Msi, nonché i rimborsi elettorali incassati da An (quindi dai finiani) per le politiche 2008. Questi ultimi sarebbero finiti nelle tasche di Futuro e Libertà, escludendo gli eletti in An che hanno aderito al Pdl. Queste “sfumature” ed altro ancora non convincono né La Russa né Gasparri. Gli ex colonnelli si trovano poi in sintonia con La Destra di Storace sulla questione d’un inventario (con relativa perizia del tribunale) su oltre un miliardo di euro di beni immobili dell’ex Msi. “Il Secolo dovrebbe rappresentare tutti noi – spiega La Russa - e invece è fatto solo per una piccola parte con i soldi di tutti”. A ciò s’aggiunge che per non chiare alchimie contabili i finiani non si fanno bastare i contributi per l’editoria di partito.
Secondo gli ex An nel Pdl “non esiste un organo giuridico che oggi abbia il potere di decidere se dividere o meno il patrimonio del vecchio partito”. Nel frattempo sembra che alcuni garanti abbiano appaltato a professionisti esterni una consulenza (pagata da chi?) sulle partecipazioni immobiliari e mobiliari dell’ex Msi, nonché sui conti reali della defunta Alleanza Nazionale. E dopo le dimissioni del tesoriere Francesco Pontone, sembra difficile che un finiano s’assuma la responsabilità legale del patrimonio senza evitare d’essere tirato in tribunale dagli ex colonnelli. “Più che Pontone qui ci vuole una testa di ponte”, pare abbia scherzato uno scaltro finiano.
Ed intanto La Russa, Gasparri, Alemanno e Storace hanno dato mandato ad un pool di legali perché venga appurato l’effettivo ammontare degli investimenti: pronti contro termine e beni mobili rastrellati nell’ultima gestione finiana. A parte il miliardo di beni immobili, ci sarebbe anche una inaspettata torta, stimata ad inizio 2010 in circa 120 milioni di euro (infarcita con 68 milioni tra depositi bancari e postali). A conti fatti, Fini oggi potrebbe tentare d’impossessarsi di tutto in vista della campagna elettorale.
Le fonti storiche avvalorano quanto fosse ricca An, ed alla pari dei vecchi Pci e Dc. Dal dicembre del 1946, data della fondazione, il Movimento sociale italiano ha ininterrottamente introitato donazioni, lasciti, eredità. Il primo ad intercedere a favore del Msi è stato indubbiamente Rodolfo Graziani: vero padre dei missini, che riversò nel partito erede del Pnf le donazioni dei primi finanziatori. Da quel ’46 fino al 1995 (anno della svolta di Fiuggi che tramutava il Msi in An) una media di tre o quattro immobili l’anno venivano donati alla formazione di destra, per finanziare le battaglie politiche, quindi scongiurare una deriva sinistra nel paese. L’abitudine di intestare queste case al partito ha attraversato le segreterie di Giorgio Almirante, Augusto De Marsanich, Arturo Michelini, Gianfranco Fini, Pino Rauti... e con l’incontrastato dominio di Fini dall’88 ad oggi su quei beni, nessun ex colonnello ha potuto mai metterci il naso. E non dimentichiamo che la gestione Almirante perfezionò l’acquisto d’una sede di federazione missina in ogni capoluogo di provincia, ed in tutta Italia. “Mio marito ha ricevuto 22 appartamenti in donazione - spiegava Donna Assunta Almirante - ma li ha girati tutti al Msi”.
Da tutte le provincie d’Italia, in special modo da Bari, Bologna, Reggio Calabria, Milano, iniziano a spuntare appartamenti volturati dal Msi ad An. E se a Bari gli ex colonnelli indagano sugli intestatari dei beni lasciati da Araldo di Crollalanza, a Trento spuntato ben cinque immobili in transito dall’ex An all’associazione Alleanza nazionale. Il missimo Claudio Taverna aveva pubblicamente chiesto che fine avesse fatto la sede della federazione trentina del Msi. Taverna aveva contributo all’acquisto dell’immobile con altri dirigenti del partito: la lamentela dell’ex missino è stata subito raccolta del senatore del PdL Cristano de Eccher. Oggi quell’immobile trentino risulterebbe in transito dall’Immobiliare Nuova Mancino di Roma (immobiliare del MSI-DN) all’Associazione “Alleanza Nazionale”: e sembra che nessun tribunale abbia ancora fermato questi travasi di mattoni.
“Mio tramite il Msi ricevette in donazione una casa a Ostia – racconta Teodoro Buontempo (oggi presidente de La Destra e per tante legislature prima Msi e poi An) - mi venne offerta da una fedele anziana militante, e io la feci intestare al partito attraverso il senatore Pontone. La stessa direzione nazionale in via della Scrofa non fu acquistata con i rimborsi elettorali di An, ma con il ricavato della vendita della sede della Federazione di Roma di via Alessandria e della buonuscita della proprietà del Palazzo del Drago, in via Quattro Fontane, affittata al Msi da moltissimi anni”. “A Gianfranco vorrei chiedere solo una cosa – precisa Francesco Storace (leader de La Destra) -: dove sono i beni del Msi? Che uso ne è stato fatto? E il fiume di denaro che si è riversato nelle casse di An che fine ha fatto?”
Non dimentichiamo che Teodoro Buontempo ha denunciato i rapporti tra Fini con il gruppo Atlantis, proprietario di vari casinò nei Caraibi e titolare di una concessione dei Monopoli di Stato italiani per la gestione telematica delle slot machine. Secondo Buontempo i tesorieri di An non si sarebbero opposti all’investimento dei rimborsi elettorali nel moltiplicatore finanziario di slot machine e casinò. “Il patrimonio immobiliare del Msi a Roma era immenso - rammentano Buontempo e Storace - oltre alla sede c’erano immobili a via Livorno, piazza Tuscolo, la tipografia di via del Boschetto. Tramite la Italimmobili, società del Movimento sociale disponeva delle proprietà di tutte le federazioni, perché nessuno voleva dare un immobile in affitto. Adesso tutti gli immobili passano alla Fondazione Alleanza nazionale”. Ma le fortune finanziarie di Fini sono infinite. Infatti il 27 febbraio 2008 An e Forza Italia (i loro legali rappresentanti) firmavano davanti al notaio una scrittura privata in merito alla divisione dei rimborsi elettorali (nel 2008 sarebbero spettati al PdL): il 75 per cento sarebbe andato a Forza Italia, il 25 per cento ad Alleanza Nazionale. Ma Fini non accettava versamenti annuali e passava subito all’incasso. L’attuale leader di Fli si recava nel 2008 presso la Banca Infrastrutture e sviluppo e firmava una “cessione pro soluto” di tutti i 41.303.789 euro di crediti vantati dal PdL dopo il successo elettorale: così la banca erogava in unica soluzione 38.762.243 euro a Fini, trattenendosi la differenza fra le due somme (2,5 milioni di euro) per la commissione. Fini ha intascato tutto e subito, senza voler fare cassa comune con Berlusconi. Evidentemente la fuga dell’ex leader di An era stata organizzata da minimo un paio d’anni. Per non dividere con altri Fini ha, con buon sangue freddo, atteso che i suoi colonnelli perfezionassero l’adesione al Pdl e la costituzione de La Destra. Fini non è affatto un drago, piuttosto gode di potenti protezioni, forse in quello stesso salotto che ieri appoggiava Antonio Di Pietro.
Ruggiero Capone
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