La “democrazia” consociativa, per i lavoratori del Sulcis è solo oppressione.
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La “democrazia” consociativa, per i lavoratori del Sulcis è solo oppressione.
Quale sarà il destino dell’interro compatto produttivo del Sulcis?
Le tre vertenze occupazionali Alcoa, Eurallumina e la Carbosulcis, sembrano non avere sbocco, il governo dei banchieri promette soluzioni, ma lascia tutto al caso, afferma, per ora la Carbosulcis non chiuderà, caricandone i costi sull’Enel, (ormai privatizzata) la quale si era detta non in grado di onorare il suo contratto d’acquisto di carbone prodotto dalle miniere del Sulcis, in quando l’Europa del capitalismo ha deciso altrimenti, bisogna rispettare nuove norme ambientali, e per questo si deve utilizzare carbone a basso contenuto di zolfo, per lo più fornito dagli Stati Uniti d’America. Carbone preferito dall’Enel a quello nazionale, che si dice contenga zolfo otto volte superiore a quello di importazione.
Mentre i nostri lavoratori sono destinati alla desolazione, gli Stati Uniti raddoppieranno la loro fornitura di carbone alle centrali Enel della Sardegna, considerato che la centrale di Porto Tolle sarà convertita da olio combustibile a carbone (il via è in attesa dei fondi europei). Sempre gli Stati Uniti risparmieranno milioni di euro, producendo in nazioni esenti da regole e a bassa tassazione, l’alluminio di cui anche il mercato italiano necessità.
Il Sulcis, è divenuto l'emblema del fallimento politico-economico di questa “democrazia”, che lascia solo il suo popolo, tutelando il capitalismo-internazionale. La protesta estrema per il lavoro che in questi giorni in Sardegna ha raggiunto il suo apice, è l’esempio palpabile di quanto ha prodotto il tradimento degli antitaliani negli anni 1943-1945, antitaliani che a oggi continuano ad occupare posti di potere in funzione servile, aprendo le porta girevoli a garanzia dello straniero.
Asservito, il capo di governo, che ha riproposto dopo 67anni la frase pronunciata, dal pari servo, on. De Gasperi: “Uno statista pensa alle generazioni future, un politico alla prossime elezioni”, il futuro che il governo Monti e questa “falsa democrazia” ha riservato alle giovani generazioni è ben percepibile nel polo industriale del Sulcis. I lavoratori della Carbosulcis, per rivendicare il diritto al lavoro negli ultimi giorni del mese di agosto si sono asserragliati a quasi 400 metri di profondità in pozzi bui e maleodoranti, dove per la disperazione un operaio minerario si è tagliato un polso in diretta televisiva, fermato dai tanti amici di sventura, mentre a settembre, gli operai dell’Alcoa, per protestare scalano un silos, permanendovi per giorni ad oltre settanta metri da terra.
I lavoratori dicono: «La nostra battaglia non ha un colore politico ma il colore del pane. Non ci possiamo arrendere».
Quanti di questi lavoratori sanno, che chiedono lo stesso pane che in un epoca molto più difficile il Fascismo seppe garantire ai loro padri. Quanti minatori sanno che negli anni trenta, nel Sulcis, la difficoltosa attività estrattiva forniva il 10% della produzione mondiale di carbone, piombo e zinco, e nonostante gli anni delle sanzioni imposte dalla Società della Nazioni - leggesi Inghilterra - contro l’Italia, garantiva la stessa produzione.
Fatica che, sua eccellenza B. Mussolini, premio nel 1938, inaugurando la città di Carbonia, costruita in appena due anni per i lavoratori delle miniere, sottraendoli alle baracche proletarie, dov’erano costretti a vivere una volta fuori dalle gallerie.
Quelli erano gli anni del Fascismo.
La “democrazia” consociata, per i minatore e gli operai del Sulcis è solo oppressione, lo fu a Buggerru, un paese di 6.000 abitanti fino agli anni 40, ridotto ormai a poco più di mille, dove una piazzetta ricorda, che nel 1904 il Regio esercito, agli ordini del democratico governo Giolitti, sparò su gli operai (rimasero uccisi, Francesco Lettera, 24 anni, Salvatore Montixi, 36, Giustino Pittau, 32), che chiedevano più diritti, dopo che il capo della Società, il greco Achille Georgiades, aveva ridotto di un'ora la pausa fra i due massacranti turni di lavoro che toccava fare anche ai bambini. A distanza di 108 anni la stessa “democrazia” asservita allo straniero stà condannando un interra popolazione al disastro economico. Le proteste di oggi non possono paragonarsi a quelle dell’altro secolo, le forze di polizia al momento si dimostrano meno aggressive, ma non per questo rispettano i manifestanti, ai quali bene che vada di soldi, ne avranno davvero pochi, l’assegno di mobilità staccato dall’Inps è di ottocentosessanta euro il primo anno. Seicento il secondo. E, solo per chi ha più di quarant’anni, cinquecento euro il terzo. Poi, il nulla.
Questa è la “falsa democrazia” che oggi si gongola nell’ammucchiata parlamentare e di governo, lasciando al popolo solo disperazione e il suicidio.
Le tre vertenze occupazionali Alcoa, Eurallumina e la Carbosulcis, sembrano non avere sbocco, il governo dei banchieri promette soluzioni, ma lascia tutto al caso, afferma, per ora la Carbosulcis non chiuderà, caricandone i costi sull’Enel, (ormai privatizzata) la quale si era detta non in grado di onorare il suo contratto d’acquisto di carbone prodotto dalle miniere del Sulcis, in quando l’Europa del capitalismo ha deciso altrimenti, bisogna rispettare nuove norme ambientali, e per questo si deve utilizzare carbone a basso contenuto di zolfo, per lo più fornito dagli Stati Uniti d’America. Carbone preferito dall’Enel a quello nazionale, che si dice contenga zolfo otto volte superiore a quello di importazione.
Mentre i nostri lavoratori sono destinati alla desolazione, gli Stati Uniti raddoppieranno la loro fornitura di carbone alle centrali Enel della Sardegna, considerato che la centrale di Porto Tolle sarà convertita da olio combustibile a carbone (il via è in attesa dei fondi europei). Sempre gli Stati Uniti risparmieranno milioni di euro, producendo in nazioni esenti da regole e a bassa tassazione, l’alluminio di cui anche il mercato italiano necessità.
Il Sulcis, è divenuto l'emblema del fallimento politico-economico di questa “democrazia”, che lascia solo il suo popolo, tutelando il capitalismo-internazionale. La protesta estrema per il lavoro che in questi giorni in Sardegna ha raggiunto il suo apice, è l’esempio palpabile di quanto ha prodotto il tradimento degli antitaliani negli anni 1943-1945, antitaliani che a oggi continuano ad occupare posti di potere in funzione servile, aprendo le porta girevoli a garanzia dello straniero.
Asservito, il capo di governo, che ha riproposto dopo 67anni la frase pronunciata, dal pari servo, on. De Gasperi: “Uno statista pensa alle generazioni future, un politico alla prossime elezioni”, il futuro che il governo Monti e questa “falsa democrazia” ha riservato alle giovani generazioni è ben percepibile nel polo industriale del Sulcis. I lavoratori della Carbosulcis, per rivendicare il diritto al lavoro negli ultimi giorni del mese di agosto si sono asserragliati a quasi 400 metri di profondità in pozzi bui e maleodoranti, dove per la disperazione un operaio minerario si è tagliato un polso in diretta televisiva, fermato dai tanti amici di sventura, mentre a settembre, gli operai dell’Alcoa, per protestare scalano un silos, permanendovi per giorni ad oltre settanta metri da terra.
I lavoratori dicono: «La nostra battaglia non ha un colore politico ma il colore del pane. Non ci possiamo arrendere».
Quanti di questi lavoratori sanno, che chiedono lo stesso pane che in un epoca molto più difficile il Fascismo seppe garantire ai loro padri. Quanti minatori sanno che negli anni trenta, nel Sulcis, la difficoltosa attività estrattiva forniva il 10% della produzione mondiale di carbone, piombo e zinco, e nonostante gli anni delle sanzioni imposte dalla Società della Nazioni - leggesi Inghilterra - contro l’Italia, garantiva la stessa produzione.
Fatica che, sua eccellenza B. Mussolini, premio nel 1938, inaugurando la città di Carbonia, costruita in appena due anni per i lavoratori delle miniere, sottraendoli alle baracche proletarie, dov’erano costretti a vivere una volta fuori dalle gallerie.
Quelli erano gli anni del Fascismo.
La “democrazia” consociata, per i minatore e gli operai del Sulcis è solo oppressione, lo fu a Buggerru, un paese di 6.000 abitanti fino agli anni 40, ridotto ormai a poco più di mille, dove una piazzetta ricorda, che nel 1904 il Regio esercito, agli ordini del democratico governo Giolitti, sparò su gli operai (rimasero uccisi, Francesco Lettera, 24 anni, Salvatore Montixi, 36, Giustino Pittau, 32), che chiedevano più diritti, dopo che il capo della Società, il greco Achille Georgiades, aveva ridotto di un'ora la pausa fra i due massacranti turni di lavoro che toccava fare anche ai bambini. A distanza di 108 anni la stessa “democrazia” asservita allo straniero stà condannando un interra popolazione al disastro economico. Le proteste di oggi non possono paragonarsi a quelle dell’altro secolo, le forze di polizia al momento si dimostrano meno aggressive, ma non per questo rispettano i manifestanti, ai quali bene che vada di soldi, ne avranno davvero pochi, l’assegno di mobilità staccato dall’Inps è di ottocentosessanta euro il primo anno. Seicento il secondo. E, solo per chi ha più di quarant’anni, cinquecento euro il terzo. Poi, il nulla.
Questa è la “falsa democrazia” che oggi si gongola nell’ammucchiata parlamentare e di governo, lasciando al popolo solo disperazione e il suicidio.
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