“hasta la victoria siempre": Abbattere l’arroganza dei forti è possibile, basta volerlo.
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“hasta la victoria siempre": Abbattere l’arroganza dei forti è possibile, basta volerlo.
In Venezuela le elezioni del 7 ottobre 2012, hanno confermato ancora una volta il 58enne Hugo Chavez alla presidenza della nazione, non importa che si dica socialista, importa quello che è divenuto in questi anni il Venezuela. Che vale dirsi socialista, se come i Fascisti, è un antiliberale impegnato a costruire un grande Venezuela, un Venezuela potente, ogni giorno più libero e più giusto nell’interesse esclusivo del suo popolo, contro il capitalismo internazionale rappresentato in questa competizione da Henrique Capriles, un discendente di stirpe ebraica, spudoratamente sostenuto dal Fondo Monetario Internazionale.
Chavez, è soprattutto uno dei pochi amici rimasti all’IRAN, e pertanto un nemico degli Stati Uniti d’America, i quali hanno adoperato ogni mezzo per cacciarlo dal potere ma, non è bastato spingere al voto 81% dei 19 milioni di elettori aventi diritto, il 6% in più rispetto al 2006, quando Chavez sfiorò il 63 per cento dei suffragi, mentre con l’altissima affluenza del 2012, i suffragi in suo favore risultano superiori al 54%.
Il voto venezuelano ha dimostrato due importanti cose, la prima che, chi ha in mano gli strumenti di informazione conserva il potere, la seconda che il liberismo i con esso la globalizzazione capitalista si può sconfiggere, è possibile farlo negli Stati Uniti e in Europa, in questa Europa, asservita a tanti piccoli burocrati, i quali, in nome dell'austerity, non fanno altro che parlare di "andamento dei mercati", "fiducia dei mercati" e "condizioni dei mercati", senza mai nominare il popolo, senza mai pensare a quella che, tradizionalmente, si definisce "economia reale".
Il motto del Presidente Chavez in queste elezioni era “sempre più Stato e sempre meno mercato”, al pari del Governo Fascista che negli anni 30 enunciava il motto “Tutto nello Stato, nulla al di fuori dallo Stato”. Chavez in questi anni ha fatto (quello che i liberali chiamano “populismo”), del sociale un cavallo di battaglia, alzando le pensioni, allungando le ferie, aumentando i salari minimi e mettendo sotto controllo statale la PDVSA, (ossia la principale holding petrolifera del paese), per questo il popolo venezuelano ha scelto di seguirlo, di credere alla sua concezione statualistica, non mercatistica, della politica; inabissando il capitalismo moderno, rappresentato in toto dalla crisi mondiale.
È compito dei Fascisti europei proporre un progetto di cambiamento, un leader capace, e idee rinnovatrici tanto in politica interna quanto in politica estera, imbevute di patriottismo e giustizia sociale, ad un popolo, disposto a credere e ribellarsi alle prepotenti looby finanziarie internazionali.
Chavez, è soprattutto uno dei pochi amici rimasti all’IRAN, e pertanto un nemico degli Stati Uniti d’America, i quali hanno adoperato ogni mezzo per cacciarlo dal potere ma, non è bastato spingere al voto 81% dei 19 milioni di elettori aventi diritto, il 6% in più rispetto al 2006, quando Chavez sfiorò il 63 per cento dei suffragi, mentre con l’altissima affluenza del 2012, i suffragi in suo favore risultano superiori al 54%.
Il voto venezuelano ha dimostrato due importanti cose, la prima che, chi ha in mano gli strumenti di informazione conserva il potere, la seconda che il liberismo i con esso la globalizzazione capitalista si può sconfiggere, è possibile farlo negli Stati Uniti e in Europa, in questa Europa, asservita a tanti piccoli burocrati, i quali, in nome dell'austerity, non fanno altro che parlare di "andamento dei mercati", "fiducia dei mercati" e "condizioni dei mercati", senza mai nominare il popolo, senza mai pensare a quella che, tradizionalmente, si definisce "economia reale".
Il motto del Presidente Chavez in queste elezioni era “sempre più Stato e sempre meno mercato”, al pari del Governo Fascista che negli anni 30 enunciava il motto “Tutto nello Stato, nulla al di fuori dallo Stato”. Chavez in questi anni ha fatto (quello che i liberali chiamano “populismo”), del sociale un cavallo di battaglia, alzando le pensioni, allungando le ferie, aumentando i salari minimi e mettendo sotto controllo statale la PDVSA, (ossia la principale holding petrolifera del paese), per questo il popolo venezuelano ha scelto di seguirlo, di credere alla sua concezione statualistica, non mercatistica, della politica; inabissando il capitalismo moderno, rappresentato in toto dalla crisi mondiale.
È compito dei Fascisti europei proporre un progetto di cambiamento, un leader capace, e idee rinnovatrici tanto in politica interna quanto in politica estera, imbevute di patriottismo e giustizia sociale, ad un popolo, disposto a credere e ribellarsi alle prepotenti looby finanziarie internazionali.
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