Caso Berlusconi, Flavia Perina scrive: E allora, forse avevano ragione Fini e i finiani.
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Caso Berlusconi, Flavia Perina scrive: E allora, forse avevano ragione Fini e i finiani.
Ancora una volta la finiana Perina, cerca di giustificare i tanti tradimenti che Fini e i suoi seguaci hanno mosso nei confronti della comunità missina. Nel meschino tentativo di giustificare il vile comportamento avuto nei confronti degli elettori, scrive su un’insignificante quotidiano della sinistra: “ il tempo è galantuomo. A tre anni dallo strappo che sancì la fine del berlusconismo di governo, la sentenza Mediaset obbliga a riconsiderare l’ultimo atto di dignità della destra italiana: l’addio al Pdl di Gianfranco Fini, che proprio sul tema della legalità e del rispetto della magistratura, nel luglio del 2010, pose fine al sodalizio con il Cavaliere”. Una affermazione questa di pura “demenza”, questo essere viscido, si è scordato a quanti decreti e leggi ad personam ha dovuto dare il proprio voto favorevole, per ordine dell’ex presidente della Camera, il quale, dice, si è ritirato dalla scena, (al pari delle merde scissioniste di Democrazia nazionale, che come Fini sono stati abbattuti senza appello dagli elettori. La traditrice da in gran parte la colpa dell’insuccesso del Fini-to al terzo polo montiano, a cui, come sempre Fini ha fatto, pensava d’essersi attaccato per trarre il massimo vantaggio.
Questa traditrice sia certa che nessuna voce fra i militanti di destra pensa che il Fini-to potessero mai, avere ragione. Se lo pensa Alemanno, (come scrive) cancellato da Roma, noi c’è ne freghiamo, cosi pure, se a dirlo sono quelli di Fratelli d’Italia. La Perina ricorderà, o no! Quello che oggi chiama il caimano già nel 1994 era carico di problemi giudiziari, ma questo all’epoca non impedì a Fini di asservigli l’intera comunità missina, una comunità antisistema che seppe resistere al tentativo di distruzione messo in atto proprio da Berlusconi, il quale nel 1977 consegno 100.000.000 di lire agli scissionisti di Democrazia nazionale. Allora gli andò male, molti italiani hanno preferito continuare a votare il M.S.I., sepur fuori dell’arco costituzionale.
Scrivere che Fini ci avesse visto lungo, e che l’imputato Berlusconi è arrivato al capolinea della sentenza senza beneficiare degli scudi elaborati a dozzine nell’ultima fase della sua permanenza a Palazzo Chigi, per merito innanzitutto della barriera interposta dai finiani, e in particolare da Giulia Buongiorno, nell’ultima e tumultuosa fase del suo premierato, oltre che falso è irrispettoso, visto che i Finiani staccandosi da Berlusconi si sono da subito asserviti alla sinistra comunista, quella stessa sinistra che aveva dato del boia assassino a Giorgio Almirante.
Prendersi meriti indicibili dopo anni di sudditanza, non può che disgustare ancor più.
Vantarsi, di non aver permesso la riforma della giustizia portata in Parlamento nell’ottobre del 2010, o dell’opera di contenimento che i “finiani” hanno posto sul Lodo Alfano, cambiando, forse, anche la storia del processo Mediaset, è come dire che una sequenza di quaquaraqua, potessero veramente essere determinanti nella vita politica di questo sfortunato paese.
La vile traditrice, modificando le parole espresse, da quello che fu il suo padrone scorda che, la riforma della giustizia per la Destra antisistema era una priorità, priorità alla quale si vanta non ha inteso dare seguito mettendosi di traverso, (ricordiamo i milioni di manifesti affissi in tutta Italia, a firma M.S.I., nei quale vi era una sagoma umana incatenata, con sotto la seguente didascalia “Può accadere anche a TÈ ”).
I finiani del Fli, furono solo dei traditori, altro che coerenti, con la loro storia.
La smetta la Perina, col sempre più inutile tentativo di giustificare i TRADIMENTI del Fini-to e dei suoi asserviti ed incoscienti seguaci. Ricordiamo che, Mario Tedeschi (prima di lasciare il M.S.I. per fondare D.N.) scriveva a proposito della magistratura italiana: … A patto, però che non esistono discriminazioni, che la legge sia eguale per tutti e che lo Stato sia in grado di farla rispettare.
Nella presente situazione italiana, tutto questo non esiste.
In primo luogo, perché nel nostro Paese è tuttora in vigore una legislazione eccezionale che, con il pretesto della <<lotta al fascismo>>, in realtà consente ogni forma di abuso e di persecuzione <<legale>> contro milioni di cittadini.
In secondo luogo, perché i partiti politici al potere hanno dilatato illecitamente i confini della cosi detta <<impunità parlamentare>>, creando nei politici di professione una casta di privilegiati ai quali tutto è lecito, come hanno dimostrato i <<casi>> del pluriomicida Modanino, che ha chiuso la sua vita come senatore in carica, e del socialista Mancini, vistosi assolvere da accuse di interresse privato in atti di ufficio con una sentenza parlamentare che ha destato polemiche persino fra i suoi <<compagni>>
In terzo luogo, perché le infiltrazioni politiche nella Magistratura, tollerate e addirittura favorite dal regime negli anni del centrosinistra, hanno creato una situazione di totale incertezza del diritto: al punto che lo stesso onorevole Scelba democristiano, autore della legge contro la ricostituzione del PNF, oggi dichiara pubblicamente che non è possibile abolire l’immunità parlamentare perché vi sono troppi giudici comunisti pronti a servirsi della legge per colpire gli avversari della loro parte politica.
Il dovere del Fini-to e dei suoi seguaci era quello di combattere contro tutto questo, chiedendo l’abolizione delle leggi eccezionali, e che la Magistratura venisse sottratta ad ogni influenza politica, impegnandosi in una battaglia di libertà.
Cosa potevamo aspettarci da una finiana che presta la sua penna al “Fatto quotidiano”, come detto un’insignificante quotidiano della sinistra
Questa traditrice sia certa che nessuna voce fra i militanti di destra pensa che il Fini-to potessero mai, avere ragione. Se lo pensa Alemanno, (come scrive) cancellato da Roma, noi c’è ne freghiamo, cosi pure, se a dirlo sono quelli di Fratelli d’Italia. La Perina ricorderà, o no! Quello che oggi chiama il caimano già nel 1994 era carico di problemi giudiziari, ma questo all’epoca non impedì a Fini di asservigli l’intera comunità missina, una comunità antisistema che seppe resistere al tentativo di distruzione messo in atto proprio da Berlusconi, il quale nel 1977 consegno 100.000.000 di lire agli scissionisti di Democrazia nazionale. Allora gli andò male, molti italiani hanno preferito continuare a votare il M.S.I., sepur fuori dell’arco costituzionale.
Scrivere che Fini ci avesse visto lungo, e che l’imputato Berlusconi è arrivato al capolinea della sentenza senza beneficiare degli scudi elaborati a dozzine nell’ultima fase della sua permanenza a Palazzo Chigi, per merito innanzitutto della barriera interposta dai finiani, e in particolare da Giulia Buongiorno, nell’ultima e tumultuosa fase del suo premierato, oltre che falso è irrispettoso, visto che i Finiani staccandosi da Berlusconi si sono da subito asserviti alla sinistra comunista, quella stessa sinistra che aveva dato del boia assassino a Giorgio Almirante.
Prendersi meriti indicibili dopo anni di sudditanza, non può che disgustare ancor più.
Vantarsi, di non aver permesso la riforma della giustizia portata in Parlamento nell’ottobre del 2010, o dell’opera di contenimento che i “finiani” hanno posto sul Lodo Alfano, cambiando, forse, anche la storia del processo Mediaset, è come dire che una sequenza di quaquaraqua, potessero veramente essere determinanti nella vita politica di questo sfortunato paese.
La vile traditrice, modificando le parole espresse, da quello che fu il suo padrone scorda che, la riforma della giustizia per la Destra antisistema era una priorità, priorità alla quale si vanta non ha inteso dare seguito mettendosi di traverso, (ricordiamo i milioni di manifesti affissi in tutta Italia, a firma M.S.I., nei quale vi era una sagoma umana incatenata, con sotto la seguente didascalia “Può accadere anche a TÈ ”).
I finiani del Fli, furono solo dei traditori, altro che coerenti, con la loro storia.
La smetta la Perina, col sempre più inutile tentativo di giustificare i TRADIMENTI del Fini-to e dei suoi asserviti ed incoscienti seguaci. Ricordiamo che, Mario Tedeschi (prima di lasciare il M.S.I. per fondare D.N.) scriveva a proposito della magistratura italiana: … A patto, però che non esistono discriminazioni, che la legge sia eguale per tutti e che lo Stato sia in grado di farla rispettare.
Nella presente situazione italiana, tutto questo non esiste.
In primo luogo, perché nel nostro Paese è tuttora in vigore una legislazione eccezionale che, con il pretesto della <<lotta al fascismo>>, in realtà consente ogni forma di abuso e di persecuzione <<legale>> contro milioni di cittadini.
In secondo luogo, perché i partiti politici al potere hanno dilatato illecitamente i confini della cosi detta <<impunità parlamentare>>, creando nei politici di professione una casta di privilegiati ai quali tutto è lecito, come hanno dimostrato i <<casi>> del pluriomicida Modanino, che ha chiuso la sua vita come senatore in carica, e del socialista Mancini, vistosi assolvere da accuse di interresse privato in atti di ufficio con una sentenza parlamentare che ha destato polemiche persino fra i suoi <<compagni>>
In terzo luogo, perché le infiltrazioni politiche nella Magistratura, tollerate e addirittura favorite dal regime negli anni del centrosinistra, hanno creato una situazione di totale incertezza del diritto: al punto che lo stesso onorevole Scelba democristiano, autore della legge contro la ricostituzione del PNF, oggi dichiara pubblicamente che non è possibile abolire l’immunità parlamentare perché vi sono troppi giudici comunisti pronti a servirsi della legge per colpire gli avversari della loro parte politica.
Il dovere del Fini-to e dei suoi seguaci era quello di combattere contro tutto questo, chiedendo l’abolizione delle leggi eccezionali, e che la Magistratura venisse sottratta ad ogni influenza politica, impegnandosi in una battaglia di libertà.
Cosa potevamo aspettarci da una finiana che presta la sua penna al “Fatto quotidiano”, come detto un’insignificante quotidiano della sinistra
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