Testi dei canti fascisti

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Messaggio  Admin Mar 09 Dic 2008, 08:15

INNO DEI GIOVANI FASCISTI
Fuoco di Vesta che fuor dal tempio
irrompe con ali e fiamme la giovinezza va.
Fiaccole ardenti sull'are e sulle tombe
noi siamo le speranze della nuova età.
Duce, Duce chi non saprà morir ?
il giuramento chi mai rinnegherà?
Snuda la spada!
Quando tu lo vuoi, gagliardetti al vento,
tutti verremo a Te!
Armi e bandiere
degli antichi eroi per l'Italia,
o Duce fa balenare al sol!
Va, la vita va
con sè ci porta e ci promette l'avvenir.
Una maschia gioventù con
romana volontà combatterà.
Verrà, quel dì verrà
che la gran madre degli eroi
ci chiamerà.
Per il Duce, come per il Re a noi!
Ti darem gloria
e impero in oltre mar.
Fuoco di Vesta che fuor dal tempio
irrompe con ali e fiamme la giovinezza va.
Fiaccole ardenti sull'are e sulle tombe
noi siamo le speranze della nuova età.
Duce, Duce chi non saprà morir ?
il giuramento chi mai rinnegherà?
Snuda la spada!
Quando tu lo vuoi, gagliardetti al vento,
tutti verremo a Te!
Armi e bandiere
degli antichi eroi per l'Italia,
o Duce fa balenare al sol!
Va, la vita va
con sè ci porta e ci promette l'avvenir.
Una maschia gioventù con
romana volontà combatterà.
Verrà, quel dì verrà
che la gran madre degli eroi
ci chiamerà.
Per il Duce, come per il Re a noi!
Ti darem gloria
e impero in oltre mar.
Verrà, quel dì verrà
che la gran madre degli eroi
ci chiamerà.
Per il Duce, come per il Re a noi!
Ti darem gloria
e impero in oltre mar.

ADDIO MIA PICCOLA
Ci bacia la rugiada mattutina...
addio biondina... addio biondina!
L’armata degli eroi già s'incammina
verso la gloria si va... si va...!
Non c'è barriera al mondo che resistere
potrà.
Addio mia piccola,
partiamo intrepidi
contro il nemico che piegare si dovrà,
gli antichi barbari
dovranno cedere
per il trionfo di una nuova civiltà.
Addio mia piccola,
nei sogni baciami
io spero un giorno di tornar vicino a te
dobbiamo vincere
e vinceremo

ADESSO VIENE IL BELLO
Si scioglie la neve, la nebbia, la brina
quei turpi inglesi
che pernottano in cantina
tracannando bottiglie,
succhiando pastiglie
domandano ai topi
quando il tempo cambierà.
April non giunge col vol di colombe
lancia dai cieli pioggia di bombe,
lancia siluri a colpi sicuri
è l'Aprile d'Italia che gloria ci dà.
percossa e sconvolta
dal basso e dall'alto,
tu non resisti non resisti
al nostro assalto.
Malvagia Inghilterra tu perdi la guerra
la nostra vittoria sul tuo capo fiera sta.
Adesso viene il bello,
adesso viene il bello,
isoletta di pescator
a nord ritornerai.
Adesso viene il bello,
adesso viene il bello,
Inghilterra, Inghilterra
la tua fin segnata è già.
Adesso viene il bello,
adesso viene il bello,
isoletta di pescator
a nord ritornerai.
Adesso viene il bello,
adesso viene il bello,
Inghilterra, Inghilterra
la tua fin segnata è già.
La flotta che muove
da Capoteulada
dando prova nell'Atlantico la strada
su navi guerriere
le nostre bandiere
si schierano al vento della
santa libertà.
Falsa Inghilterra per ogni naviglio
perdi una zanna, perdi un artiglio,
non c'è rimedio sei stretta d'assedio
è l'Aprile d'Italia che morte ti dà.
Dovrai per giustizia,
malvagia Inghilterra lasciare Malta,
abbandonare Gibilterra.
Dal cuor delle genti,
i tre continenti il nome d'Italia
benedetto salirà.
Adesso viene il bello,
adesso viene il bello,
isoletta di pescator
a nord ritornerai.
Adesso viene il bello,
adesso viene il bello,
Inghilterra, Inghilterra
la tua fin segnata è già.
Adesso viene il bello,
adesso viene il bello,
isoletta di pescator
a nord ritornerai.
Adesso viene il bello,
adesso viene il bello,
Inghilterra, Inghilterra
la tua fin segnata è già.

ADUA
Passa la vittoria
Sfavillante in un bagliore
Nel cielo d'oro.
Mille artigli adunchi
Si protendono ad ghermire...
Non può sfuggire.
Ecco: gli italiani già
Hanno preso la città...
... belli, nel maschio viso,
in un sorriso
vogliono cantare.
Adua è liberata:
E' ritornata a noi;
Adua è conquistata
risorgono gli eroi.
Va' vittoria va' ...
tutto il mondo sa:
Adua è vendicata
gridiamo ALALA'!
Rullano i tamburi;
Cessa il fuoco del cannone;
Quanta emozione!
S'alza tra le lacrime
Di gioia e di passione
Una visione:
Sono i martiri che un dì
Questa terra ricoprì
Ombre color di sangue
Nel sol che langue
Cantano così:
Adua è liberata:
E' ritornata a noi;
Adua è conquistata
risorgono gli eroi.
Va' vittoria va' ...
tutto il mondo sa:
Adua è vendicata
gridiamo ALALA'!

AFRICANINA
Tre conti son già stati regolati
Con Adua, Macallè ed Amba Alagi
Tra poco chiuderemo la partita
Vincendo la gloriosa impresa ardita.
Pupetta mora, africanina
Tu della libertà sarai regina
Col legionario liberatore
Imparerai ad amare il tricolore
Due ottobre ricordatelo a memoria
Nell'Africa Orientale avrà una storia
Romana civiltà questa missione
Ed ha fiorito cento e una canzone
Pupetta mora, africanina
Saprai baciare alla garibaldina
Col bel saluto alla romana
Sarai così una giovane Italiana
Avanti Italia nuova che sia gloria
All'armi tu e volontà vittoria
Vittoria contro i barbari abissini
E contro i sanzionisti ginevrini
Pupetta mora, africanina
Piccolo fiore di orientalina
Labbra carnose dolce pupilla
Tutti i tuoi figli si chiameran Balilla
Labbra carnose dolce pupilla
Tutti i tuoi figli si chiameran Balilla .

AFRICA NOSTRA
Son raccolte da cento contrade
le più belle legioni del mondo
riprendendo di Roma le strade
oltrepassano il mare profondo!
esse avanzano in terra africana
sfavillanti di gioia pugnace
per donare alla Patria lontana
un diadema di terre e di mar!
Siamo le Camicie Nere
siamo fanti, siamo alpini
siamo mille ardite schiere nere
siam gli eroi di Mussolini!
Artiglieri e bersaglieri
noi farem la nostra storia
coi cannoni e con gli avieri
con le bombe e coi pugnal!
Annientato sarà dalla scure
che brandisce la mano littoria
chi si oppone alle mete sicure
che il Fascismo ha segnato alla gloria!
nel fiorire d'acciaio e di carni
splenderà la radiosa vittoria
nella luce fulgente dell'armi
l'Abissinia redenta sarà!
Siamo le Camicie Nere
siamo fanti, siamo alpini
siamo mille ardite schiere nere
siam gli eroi di Mussolini!
Artiglieri e bersaglieri
noi farem la nostra storia
coi cannoni e con gli avieri
con le bombe e coi pugnal!
siam gli eroi di Mussolini!
Artiglieri e bersaglieri
noi farem la nostra storia
coi cannoni e con gli avieri
con le bombe e coi pugnal!

A NOI LA MORTE NON FA PAURA (battaglion toscano)
O battaglion toscano
il bello tu... sei tu
di tutta la Repubblica
la meglio gioventù.
Qualcuno arriccia il naso
vorrebbe biasimar
ma noi non si fa caso
si tira a camminar.
E con in testa il nostro comandante
lo seguiremo lungo il suo cammin,
canta mitraglia la rumba fulminante
chè legionari siam di Mussolin.
A noi la morte non ci fa paura:
NO!
ci si fidanza e ci si fa l'amor,
se poi ci avvince e ci porta al cimitero
s'accende un cero e non se ne parla più.
Vogliam morire tutti crocefissi,
per riscattare un'ora di viltà,
se ci restasse di vita un sol minuto
noi lo vivremo per un'eternità.
A noi la morte non ci fa paura:
NO!
ci si fidanza e ci si fa l'amor,
se poi ci avvince e ci porta al cimitero
s'accende un cero e non se ne parla più.
Vogliam morire tutti crocefissi,
per riscattare un'ora di viltà,
se ci restasse di vita un sol minuto
noi lo vivremo per un'eternità.

BANDIERA TRICOLORE
E la bandiera dei tre colori
sempre è stata la più bella,
noi vogliamo sempre quella,
noi vogliam la libertà,
noi vogliamo sempre quella,
noi vogliam la libertà,
la libertà, la libertà!
Tutti uniti in un sol fato
stretti intorno alla bandiera
griderem mattina e sera
viva viva il tricolor,
griderem mattina e sera
viva viva il tricolor,
il tricolor, il tricolor!

BATTAGLIONE M
Battaglioni del Duce battaglioni,
della morte creati per la vita,
a primavera sa che la partita,
i continenti fanno fiamme e fior,
per vincere ci vogliono i leoni
di Mussolini armati di valor,
battaglioni della morte,
battaglioni della vita,
ricomincia la partita,
senza l'odio non c'è amor,
pelle rossa uguale sorte,
fiocco nero alla squadrista,
noi la morte l'abbiam vista
con due bombe e in bocca un fior,
Contro l'odio c'è il sangue a far la storia,
contro i ghetti profumano i giardini,
sul mondo batte il cuor di Mussolini,
a manizzare tutto un semplice valor
che privo di battaglia e di vittoria,
la fiamma nera a ottobre divampò,
Contro giunta contro l'oro,
sarà il sangue a far la storia,
ti daremo la vittoria,
dolce l'ultimo respir,
battaglioni del lavoro,
battaglioni della fede,
vince sempre chi più crede,
chi più a lungo sa patir,
pelle rossa uguale sorte
fiocco nero alla squadrista,
noi la morte l'abbiam vista
con due bombe e un bocca un fior.

ALLARMI SIAM FASCISTI
All'armi! All'armi! All'armi o Fascisti,
Noi del Fascismo siamo i componenti,
la causa sosterrem fino alla morte,
e lotteremo sempre forte,
forte finchè terremo il nostro sangue in core.
Sempre inneggiando alla Patria nostra,
che tutti uniti difenderemo,
contro avversari e traditori
che ad uno ad uno sterminerem.
All'armi! All'armi! All'armi o Fascisti,
Lo scopo tutti noi sappiamo
combatter con certezza di vittoria
e questo non sia mai sol per la gloria,
ma per giusta ragion di libertà.
I bolscevichi che combattiamo
noi saprem bene far dileguar
e al grido nostro quella canaglia
dovrà tremare, dovrà tremar.
All'armi! All'armi! All'armi o Fascisti,
Vittoria in ogni parte porteremo
perchè il coraggio a noi non mancherà
e grideremo sempre forte, forte
e sosterrem la nostra causa santa.
In guardia amici, che in ogni evento
noi sempre pronti tutti saremo,
finchè la gloria di noi Fascisti
in tutta Italia trionferà.
finchè la gloria di noi Fascisti
in tutta Italia trionferà.
finchè la gloria di noi Fascisti
in tutta Italia trionferà.

CAMERATA RICHARD
Camerata Richard, benvenuto.
Posa il pacco si scivola, bada
il nemico è al di là della strada...
...parla piano già t'hanno veduto.
Ventun anni, la stessa mia classe...
...questo vedi è il mio primo bambino...
e tu sei fidanzato a Berlino
e abitate alla Krausenstrasse?
Se mia madre a quest'ora pensasse
che ho trovato un amico vicino...!
Camerati d'una guerra,
camerati d'una sorte,
che divide pane e morte,
non si scioglie sulla terra!
Camerati d'una guerra,
camerati d'una sorte,
che divide pane e morte,
più nessuno scioglierà,
Camerata Richard, tre minuti...
...due minuti...un minuto...
si attacca!
...c'è il mio nome cucito alla giacca.
pronti? fuori!
che il cielo ci aiuti!
Camerata Richard
come canta
la mitraglia di quella piazzola...
Tieni a mente Salvetti Nicola,
Vico Mezzocannone, cinquanta.
Oggi tutta la terra si schianta,
ma noi due siamo un anima sola.
Camerati d'una guerra,
camerati d'una sorte,
che divide pane e morte,
non si scioglie sulla Terra!
Camerati d'una guerra,
camerati d'una sorte,
che divide pane e morte,
più nessuno scioglierà,
Camerati d'una guerra,
camerati d'una sorte,
che divide pane e morte,
più nessuno scioglierà.

CANTATE DEI LEGIONARI
Ce ne fregammo un dì della galera
ce ne fregammo della triste sorte
per preparare questa gente forte
che se ne frega adesso di morir.
Il mondo sa che la camicia nera
s'indossa per combattere e morir.
Duce!
eja eja eja eja eja eja alalà!
alalà! Alalà!
I morti che lasciammo a passo Uarieu
sono i pilastri del romano Impero.
Gronda di sangue il gagliardetto nero
che contro l'Amba il barbaro inchiodò.
Sui morti che lasciammo a passo Uarieu
la Croce di Giuliani sfolgorò.
Duce!
eja eja eja eja eja eja alalà!
alalà! Alalà!
"Ma la mitragliatrice non la lascio!"
gridò ferito il legionario al passo.
Colava sangue sul conteso sasso
il costato che a Cristo somigliò.
"Ma la mitragliatrice non la lascio!"
e l'arma bella a un tratto lo lasciò!
Duce!
eja eja eja eja eja eja alalà!
alalà! Alalà!
O Duce hai dato al popolo l'Impero
noi col lavoro lo feconderemo,
col vecchio mondo diventato scemo
ci sono sempre conti da saldar.
O Duce hai dato al popolo l'Impero
siamo pronti per te a ricominciar.
Duce!
eja eja eja eja eja eja alalà!
alalà! Alalà!
alalà! Alalà!

CAROVANA DEL TIGRAI
Mentre in ciel lassù nella notte blu
Tremano le stelle tutte d’or
Sale da lontan lieve un canto stran
Pieno di nostalgico dolor
E cantando va nell’oscurità
Chi giammai conobbe libertà
Vanno le carovane del Tigrai
Verso una stella che oramai brillerà
E più splenderà d’amor
Mentre nell’ombra triste della sera
S’innalza un’umile preghiera
Che da un brivido in ogni cuor
Signore Tu che vedi tutto di lassù
Fa che doman finisca questa schiavitù
Vanno le carovane del Tigrai
Verso una stella che oramai brillerà
E più splenderà d’amor
Quando giunse il dì che lontan si udì
Eccheggiar il rombo del cannon
Ogni schiavo allor ascoltò il calor
Con il cuore pieno di emozion
Ora incontro va alla civiltà
E le sue catene spezzerà
Vanno le carovane del Tigrai
Verso una stella che oramai brillerà
E più splenderà d’amor

CANTO DEI VOLONTARI
Mamma ritorna ancora alla casetta
sulla montagna che mi fu Natale
son pien di gloria amata mia vecchietta
ho combattuto in Africa Orientale.
Asciuga il dolce pianto
ripeti al mondo intero
che il figlio tuo sincero
ha vinto e lotta ancor.
Italia va, con la tua giovinezza
per la maggior grandezza
il Duce sempre a vegliar sarà...
Veglierà il re, gloriosa Patria bella
tu sei la viva stella
che il Duce al Mondo ridonerà
Nella valigia t'ho portato un fiore
io lo raccolsi in mezzo alla battaglia
il suo profumo aspira con amore
se crepitasse ancora la mitraglia.
Bagnato è tutto intorno
del sangue d'un guerriero
che per crear l'Impero
vince e lotta ancor.
Italia va, con la tua giovinezza
per la maggior grandezza
il Duce sempre a vegliar sarà...
Veglierà il re, gloriosa Patria bella
tu sei la viva stella
che il Duce al Mondo ridonerà

CANTERA’ FACCETTA NERA
La giù tra lande ardenti e l’altipiano
Di nuova gloria il cielo si è adornato
Più in alto il nostro intrepido soldato
Ha fatto il tricolore sventolar
Canterà faccetta nera
Sempre unito il nostro impero
Marcerà sullo straniero
la romana civiltà
E’ sempre intrepido più avanti andrà
Con la bandiera della santa libertà
Con loro e non col petto ha combattuto
Insigni con il levriero si è alleato
Ma il gesto di un Savoia la stroncato
E il mare nostro lo sommergerà
Canterà faccetta nera
Per le strade dell'impero
Marcerà sul bel levriero
Per la nostra civiltà
E’ sempre intrepido più avanti andrà
Con la bandiera della santa libertà
Il sol di Roma già sui colli appare
E avanza il condottiero in nuova gloria
Sul suo vessillo sprizza la vittoria
Perché l’Italia la conquisterò
Canterà faccetta nera
Nel più grande nostro impero
Baderà la sua bandiera
Che più bella splenderà
E’ sempre intrepido
Più avanti andrà
Con la bandiera della santa libertà
E’ sempre intrepido
Più avanti andrà
Con la bandiera della santa libertà

IL CANTO DEL LEGIONARIO
Partì cantando il canto il legionario
Allorché il Duce l’ordine lanciò
E nei suoi occhi un raggio d’infinito
S’accese pien d’audacia e balenò
La fede in cuore il riso sulla bocca
Come nel tempo in cui si vinse al Piave
Egli esclamò rivendico l’impero
Che di Roma un tempo gia fu
Marcia la giovinezza
Incontro all’avvenire
Per vincere o morire
Marcia col cuor sincero
Mentre radioso il sole lassù
Illumina l’Italia vegliata ancor di più
dal Duce fondatore dell’impero
li riportò nel segno del Littorio
il giusto premio che il destin segnò
aveva scritto pagine di storia
col tricolore al vento egli avanzò
e la vittoria emerse luminosa
da quel valore italico grandioso
che sempre fu l’onore della stirpe
destinata sul mondo a imperar
Marcia la giovinezza
Incontro all’avvenire
Per vincere o morire
Marcia col cuor sincero
Mentre radioso il sole lassù
Illumina l’Italia vegliata ancor di più
dal Duce fondatore dell’impero.
Marcia la giovinezza
Incontro all’avvenire
Per vincere o morire
Marcia col cuor sincero
Mentre radioso il sole lassù
Illumina l’Italia vegliata ancor di più
dal Duce fondatore dell’impero

IL CANTO DEGLI ARDITI
Mamma non piangere se c'è l'avanzata,
tuo figlio è forte dall'assallto dei cuor
asciuga il pianto della fidanzata,
chè nell'assalto si vince o si muor.
Avanti Ardito, le Fiamme Nere
son come simbolo delle tue schiere
scavalca i monti, divora il piano
pugnal fra i denti, le bombe a mano.
Fiamme Nere avanguardia di morte,
siam vessillo di lotta e di orror,
siamo l'orgoglio trasformato in coorte,
per difender d'Italia l'onor.
Avanti Ardito, le Fiamme Nere
son come simbolo delle tue schiere
scavalca i monti, divora il piano
pugnal fra i denti, le bombe a mano.
Una stella ci guida, la sorte,
e ci avvincon tre fiamme d'amor,
tre parole di fede e di morte:
il pugnale, la bomba ed il cuor.
Avanti Ardito, le Fiamme Nere
son come simbolo delle tue schiere
scavalca i monti, divora il piano
pugnal fra i denti, le bombe a mano

CARA MAMMA
Cara mamma tu pensi a me,
notte e giorno ma adesso riposa,
lontano son da te dalla mia casa,
ma il cuore mio ti è sempre vicino,
canta ancora a me come allora,
fai la nanna mio dolce tesor,
ed il tuo fiero è il dì come un piccin,
la sua mamma allor sognerà,
Quasi ogni dì mi giunge qui la bianca letterina,
c’è dentro il cuor l’immenso amor tutto di te mammina,
mentre leggo il mio pensier vola al casolare,
e mi sembra di seder con te al casolare,
echi di rancor sul tuo lavor canta per tante notte,
mamma cambiam ti ricopiam è tardi buona notte,
Canta ancora a me come allora, fai la nanna mio dolce tesor,
ed il tuo fiero è il dì come un piccin,
la sua mamma allor sognerà!

CARO PAPA’
Caro papà chi scrive è la mia mano,
quasi mi trema lo comprendi tu,
son tanti giorni che mi sei lontano
e dove vivi non lo dici più,
le lacrime che bagnano il mio viso
son lacrime di orgoglio credi a me
ti vedo che dischiudi un bel sorriso
e il tuo balilla stringi in braccio a te.
Anche io combatto,
anche io con la mia guerra
con fede, con onore e disciplina
desidero che frutti la mia terra
e curo l'orticello ogni mattina,
l'orticello di guerra e prego Iddio
che vegli su di te babbuccio mio.
Caro papà da ogni tua parola
sprigioni un credo che non si scorda più,
fiamma d'amore di patria che consola
come ad amarla mi insegnasti tu
così da te le cose che ho imparato le tengo chiuse
e strette nel mio cuor
ed oggi come te sono un soldato
credo il tuo credo con lo stesso amor.
Anche io combatto,
anche io con la mia guerra
con fede, con onore e disciplina
desidero che frutti la mia terra
curando l'orticello ogni mattina,
l'orticello di guerra e prego Iddio
che vegli su di te babbuccio mio,
l'orticello di guerra e prego Iddio
che vegli su di te babbuccio mio.
e prego Iddio che vegli su di te babbuccio mio.

CIAO BIONDINA
L'alba spunta già
e se devi andar
per le vie del mondo
non tardar.
Ogni studentin
gaio soldatin
lascia i libri
e l'università.
Ciao biondina
ci rivedremo
un bel giorno
ci incontreremo
da lontan
quando resterò
solo col mio cuor
ti penserò sognerò
di baciar ancor
la tua treccia d'or.
Addio biondona.
Ciao biondina
è giunta l'ora.
Ciao biondina
un bacio ancora
con ardor
il goliarda va
senza mai esitar
combatterà
ciao mio caro amor
presto torno vincitor.
Sfila il battaglion
rombano i motor
sempre in alto
i cuori e il tricolor.
Vincere o morir
questo è l'avvenir
della più gagliarda gioventù
Ciao biondina
ci rivedremo
un bel giorno
ci incontreremo
da lontan
quando resterò
solo col mio cuor
ti penserò sognerò
di baciar ancor
la tua treccia d'or.
Addio biondona.
Ciao biondina
è giunta l'ora.
Ciao biondina
un bacio ancora
con ardor......

IL SALUTO DEL MARINAIO
Forza l'Italia in marcia le sue schiere
e lo straniero scaccia dal suo mar
Con i gagliardetti al vento le bandiere
tutto il suo popolo esultando va
A fronte alta porgimi la mano
Sorridi e canta se ti dico addio
Poi con la flotta nera andrò lontano
e la vittoria batterà il mio ardore
Prenditi questo mio fiore
Appuntalo sul petto e non tremare
Prendilo è un ciclamino
L'ho colto tra i più belli del giardino
Se tornerò col segno del valore
Lo porteremo insieme sull'altare
Prenditi questo mio fiore
Appuntalo sul petto e non tremar
Quando sulla mia nave di vedetta
il nostro mare attento scruterò
Anche al tuo cuor che trepida e mi aspetta
con tenerezza mi rivolgerò
Se un giorno ti dirann che questo cuore
Riposa addormentato in fondo al mare
Non piangere per il perduto amore
Vissuto assai chi per la patria muor
Prenditi questo mio fiore
Appuntalo sul petto e non tremare
Prendilo è un ciclamino
L'ho colto tra i più belli del giardino
Se tornerò col segno del valore
Lo porteremo insieme sull'altare
Prenditi questo mio fiore
Appuntalo sul petto e non tremar

IN AFRICA SI VA
La tromba del quartiere è già suonata
È l’adunata del battaglion
Un rigo in fretta per l’innamorata
Poi la sfilata lungo i bastion
E per le strade ancora tormentate
Risuona dei soldati la canzon
Si va per Mussolini nell’Africa oriental
Abbiam con gli abissini molti conti da saldar
Per chiuder la partita portiam nella giberna
L’elisir di lunga vita per il Negus Selassiè
Si va per Mussolini per l’Italia e per il re
Tremante d’emozione una vecchietta
Si reca in fretta alla stazion
Per dire al figlio suo con amore
Và, fatti onore, io pregherò
Ritornerò col segno del valore
Le grida il figlio mentre il treno va
Si va per Mussolini nell’Africa oriental
Abbiam con gli abissini molti conti da saldar
Per chiuder la partita portiam nella giberna
L’elisir di lunga vita per il Negus e Selassiè
Si va per Mussolini per l’Italia e per il re
E un giorno non lontano laggiù sull’altipiano
Vedremo sventolare più superbo il tricolor
Si va per Mussolini per l’Italia e per il re

INNO DEI CARRISTI
Col carrarmato noi facciam la guerra
strumento che conosce sol vittoria
che perder fa al nemico la sua boria
che appena appena lo sente avanzar
Col carrarmato noi facciam la guerra
compagine noi siamo d’ardimento
che sorridendo affronta ogni cimento
che se ne frega se poi dovrà morir.
Baldo carrista
lancia al vento del tuo cuore la canzone
nell’impeto di fede e di passione
per la tua Patria, per il Re, per il tuo Duce.
Se canta il cuore
l’accompagna col suo ritmo anche il motore
e dice a chi lo guida nel cimento:
“Demone rosso, avanti!
Tu sei fra tutti quanti il re dell’ardimento!”

INNO DELLA X^ FLOTTIGLIA MAS
Quando pareva vinta Roma antica
sorse l'invitta Decima Legione
vinse sul campo il barbaro nemico
Roma riebbe pace con onore.
Quando all'ignobil 8 di Settembre
abbandonò la Patria il traditore
sorse dal mar la Decima Flottiglia
prese l'armi al grido "Per l'Onore"!
Decima Flottiglia nostra
che beffasti l'Inghilterra
vittoriosa ad Alessandria
Malta Sudan e Gibilterra.
Vittoriosa già sul mare
ora pure sulla terra
Vincerai!
Navi d'Italia che ci foste tolte
non in battaglia ma col tradimento
nostri fratelli prigionieri o morti
noi vi facciamo questo giuramento:
Noi vi giuriamo che ritorneremo
là dove Dio volle il Tricolore
Noi vi giuriamo che combatteremo
fin quando avremo pace con Onore!
Decima Flottiglia nostra
che beffasti l'Inghilterra
vittoriosa ad Alessandria
Malta Sudan e Gibilterra
vittoriosa già sul mare
ora pure sulla terra
Vincerai !

L'HA DETTO MUSSOLINI
Non ti comprar più sciabole e fucili,
Mi ha detto il mio Balilla moschettiere,
Ma il mio danaro mandalo alla patria
Ed i fucili alle Camice Nere,
Non sai la canzonetta, non la sai
Te la voglio cantare, è bella assai!
Non appena spunta il sole
e canta il gallo, e canta il gallo
zaini in spalla, zaini in spalla
ogni colonna innanzi va,
l’italiano è risoluto, allegro e forte
se ne ride della vita e della morte
perché tutto il segreto è questo qua,
l’ha detto Mussolini, e si farà!
Bella divisa nostra coloniale,
Mi fai venire l’acquolina in bocca,
Già la sposina mia mi guarda male e mi fa
“imboscato, e a te quando ti tocca?”
Gelosa?-no, non son di quelle more,
Tenente in coloniale del mio cuore
Non appena spunta il sole
e canta il gallo, e canta il gallo
zaini in spalla, zaini in spalla
ogni colonna innanzi va,
l’italiano è risoluto allegro e forte
se ne ride della vita e della morte
perché tutto il segreto è questo qua,
l’ha detto Mussolini, e si farà!
E se mi tocca parto e là ti aspetto
E dopo la vittoria anch’io mi piglio
La casa, l’orticello e un bel moretto
Non come schiavo, come un altro figlio
E sulla nostra casa come un fiore,
sboccerà dell’Italia il tricolore
Non appena spunta il sole
e canta il gallo, e canta il gallo
zaini in spalla, zaini in spalla
ogni colonna innanzi va
l’italiano è risoluto allegro e forte
se ne ride della vita e della morte
perché tutto il segreto è questo qua,
l’ha detto Mussolini, e si farà!
L’italiano è risoluto allegro e forte
se ne ride della vita e della morte
perché tutto il segreto è questo qua,
l’ha detto Mussolini, e si farà!

LE DONNE NON CI VOGLIONO PIU’ BENE
Le donne non ci vogliono più bene
perché portiamo la camicia nera
Hanno detto che siamo da catene
hanno detto che siamo da galera.
L'amore coi fascisti non conviene.
Meglio un vigliacco che non ha bandiera,
uno che non ha sangue nelle vene,
uno che serberà la pelle intera.
Ce ne freghiamo.
La Signora Morte
fa la civetta in mezzo alla battaglia,
si fa baciare solo dai soldati.
Sotto ragazzi,
Facciamole la corte!
Diamole un bacio sotto la mitraglia!
Lasciamo l'altre donne agl'imboscati
A Noi!
Le donne non ci vogliono più bene
perché portiamo la camicia nera
Hanno detto che siamo da catene
hanno detto che siamo da galera.
L'amore coi fascisti non conviene.
Meglio un vigliacco che non ha bandiera,
uno che non ha sangue nelle vene,
uno che serberà la pelle intera.
Ce ne freghiamo.
La Signora Morte
fa la civetta in mezzo alla battaglia,
si fa baciare solo dai soldati.
Sotto ragazzi,
Facciamole la corte!
Diamole un bacio sotto la mitraglia!
Lasciamo l'altre donne agl'imboscati
A Noi!

LA RISPOSTA DALLE DONNE NON CI VOGLIONO PIU’ BENE
Le donne non vi vogliono più bene
perché portate la camicia nera.
Non vi crucciate, donne da galera
che tutti sanno avvinte da catene.
A voi fascisti, a voi, non si conviene,
chi rinnegò la patria e la bandiera,
chi si donò al nemico tutta intera,
chi ha stoppa in capo ed acqua nelle vene!
Voi che correte il Palio della Morte,
fra quattro mura intenti alla battaglia,
che per sorteggio, arride a voi soldati,
se un cuor di donna vi farà la corte,
che vi ha seguito sotto la mitraglia:
è un fuoco in meno in petto agli imboscati!
A Noi!

PREGHIERA DEL LEGIONARIO
Dio, che accendi ogni fiamma e fermi ogni cuore
rinnova ogni giorno la passione mia per l'Italia.
Rendimi sempre più degno dei nostri morti, affinché
loro stessi -i più forti- rispondano ai vivi:
"Presente"!
Nutrisci il mio spirito della tua saggezza
e il mio moschetto della tua volontà.
Fa più aguzzo il mio sguardo e più sicuro il mio piede
sui valichi sacri della patria:
Sulle strade, sulle coste, nelle foreste
e sulla quarta sponda, che già fu di Roma.
Quando il futuro soldato mi marcia accanto nei ranghi,
fa ch'io senta battere il suo cuore fedele.
Quando passano i gagliardetti e le bandiere,
fa che tutti i volti si riconoscano in quello della patria,
La patria che faremo più grande
portando ognuno la sua pietra al cantiere.
Signore! Fa della tua croce l'insegna che precede
il labaro della mia legione.
E salva l'Italia. L'Italia nel duce,
sempre e nell'ora di nostra bella morte.
E salva l'Italia. L'Italia nel duce,
sempre e nell'ora di nostra bella morte.
Così sia. Così sia.
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Messaggio  Admin Sab 13 Gen 2018, 09:15

Adua
Passa la Vittoria sfavillante in un baglior,
nel cielo d’or.
Mille artigli adunchi si protendono a ghermir:
non può sfuggir.
Ecco gl’Italiani già hanno preso la città:
belli nel maschio viso in un sorriso vogliono cantar.
Adua è liberata: è ritornata a noi.
Adua è conquistata: risorgono gli Eroi.
Va’, vittoria, va’…
Tutto il mondo sa.
Adua è vendicata, gridiamo alalà!
Rullano i tamburi; cessa il tuono del cannon:
quanta emozion!
S’alza tra le lagrime di gioia e di passion
una vision…
Sono i Martiri che un dì questa terra ricoprì.
Ombre color di sangue nel sol che langue cantan così.
Adua è liberata: è ritornata a noi.
Adua è conquistata: risorgono gli Eroi.
Va’, vittoria, va’…
Tutto il mondo sa.
Adua è vendicata, gridiamo alalà!

Amba Alagi
Fosca Amba Alagi, quante quante stelle
sulla tua vetta quella notte fiera
e in fondo a valle quante mai fiammelle
dei fuochi dell’immensa orda nera.
L’ultima notte era per Toselli
che aspettava il soccorso dei fratelli.
O Amba Alagi,
tu l'hai veduto
tutto il suo sangue
quand’è caduto.
Or da quel sangue
che ferve ancor
sorge la fiamma
del tricolor.
Sotto la tenda stan gli eroi raccolti.
Pietro Toselli scrive al generale:
«Vedo i lor fuochi sono molti molti
doman sarà per noi gloria immortale».
Invano tu aspettasti i tuoi fratelli,
solo la gloria venne a te Toselli.
Maggior Toselli, cavaliere fiero,
cadesti allor pugnando come un dio.
eri il leon del battaglione nero
e degli imbelli tu scontasti il fio.
Son quarant’anni che attendi i tuoi fratelli:
eccoci al fine, siamo qui, Toselli.
O Amba Alagi,
tu l'hai veduto
Pietro Toselli
quand’è caduto.
Ora lo vedi
sorgere ancor
sulla grand'Ara
del tricolor.

Cantate di legionari
Ce ne fregammo un dì della galera,
ce ne fregammo della brutta morte
per preparare questa gente forte
che se ne frega adesso di morir.
Il mondo sa che la Camicia Nera
s’indossa per combattere e patir.
Duce! Per il Duce e per l’Impero
eja, eja, alalà! Alalà! Alalà!
I morti che lasciammo a Passo Uarieu
sono i pilastri del romano impero.
Gronda di sangue il gagliardetto nero
che contro l’amba il barbaro inchiodò.
Sui morti che lasciammo a Passo Uarieu
la croce di Giuliani sfolgorò.
“Ma la mitragliatrice non la lascio!”
gridò ferito il legionario al Passo.
Colava sangue sul conteso sasso
il costato che a Cristo somigliò.
“Ma la mitragliatrice non la lascio!”.
E l’arma bella a un tratto lo lasciò.
È allegro avere tutto il mondo addosso,
sentirsi in petto questo orgoglio atroce.
Siamo i più lesti a trasformarci in croce
noi, bersaglieri della nuova età.
È bello avere tutto il mondo addosso
finché giustizia il Duce non farà.
In testa è il “Primo Gruppo d’Eritrea”,
“Ventotto Ottobre”, poi “Ventitré Marzo”.
“Primo Febbraio” è un cuore solo e un balzo
in marcia dal Mareb allo Scirè.
In testa è il “Primo Gruppo d’Eritrea”:
ognuno contro venti nel Tembien.
Ci sta nei ranghi l’anima di Berta
e ci comanda un Principe Savoia,
implacabili a morte, mondo boia,
qualcuno prima o poi l’ha da scontar.
Ci sta nei ranghi l’anima di Berta:
la sventolammo sull’Amba Aradam.
Fummo noi della “Tre Gennaio” i primi
a dare il colpo all’Amba tormentata.
Ad Amba Alagi ce l’abbiam piantata
noi “Sesto Gruppo” l’asta per metà.
Fummo noi della “Tre Gennaio” i primi
a dare il colpo a Ras Mulughietà.
Aspettiamo il nemico per freddarlo
col ferro noi “Ventuno Aprile”: noi
se abbiamo il volto duro degli eroi
siam gli squadristi di Selaclacà.
Aspettiamo il nemico per freddarlo
alla romana: ferro e volontà.
Anche stroncati eccoci in marcia, pronti
a misurarci con qualunque pelle
noi della “Sesta”. Che brusio di stelle
a Mogadiscio quando si sbarcò!
Ma le ferite sono le più belle
che l’Italia del Duce ci donò.
L’abbiamo alfine la nostra ferita
anche noi: vi guardiamo bene in faccia
veterani del Carso, e andremo a caccia
insieme, a caccia grossa nel Setit.
Ci siam buscata la nostra ferita
anche noi fra i tucul ed i ghebì.
Veniamo dal vallone della morte,
forestali d’inferno allo sbaraglio,
un colpo di moschetto uno di taglio,
ad ogni colpo un ceffo nero viene giù.
Veniamo dal vallone della morte:
ci abbiamo ragionato a tu per tu.
Nomi belli d’amanti han le conquiste
del volontario: Amba Aradam – Scirè.
Quante sciarpe di seta abbiamo viste
su Amba Alagi Uorcamba Tzellerè!
Nomi belli d’amanti han le conquiste
del legionario: Amba Aradam – Scirè.
De Bono salda un conto, uno Graziani:
col barbaro faremo la “burgutta”.
O Marescialli, la vogliamo tutta
questa terra di schiavi liberar!
Una botta Badoglio, una Graziani.
Starace pianta l’asta su Gondar.
Riappare sotto il cielo di Galliano
il teschio bianco della “Disperata”:
fra Ciano ed i Mussolini che pestata
di negri, che pasticcio di tribù!
Riarde sotto il cielo di Toselli
la fiamma o Duce che accendesti tu.
I conti vecchi son belli e saldati
ma la partita non è chiusa ancora.
Quella che sorgerà è la nostra aurora,
quella ch’è sorta non ci piace più.
I conti vecchi son belli e saldati:
ci manca qualche Ras Nasibù.
Povero Nasibù, tutto vestito
a festa col suo tragico Pascià!
Tu ci mancavi ed eccoti servito…
Oh, le batoste sulla via di Harrar!
Povero Nasibù, tutto vestito
a festa col suo tragico Pascià!
Duce che hai al popolo l’Impero
noi col lavoro lo feconderemo,
col vecchio mondo diventato scemo
ci sono sempre conti da saldar.
Duce che hai dato al popolo l’Impero,
siamo pronti per te a ricominciar.

Cara mamma
Là nel deserto sterminato
sotto la luna, bianco, appar…
come un villaggio addormentato
l'accampamento militar.
Ma in una tenda più avanzata
un volontario veglia ancor…
pensa alla mamma sua adorata
e pieno d'ansia scrive allor:
Mamma, cogli occhi in pianto t'ho lasciata…
mamma, io son felice… Son soldato!
e se alla sera
più non mi vedi a te vicino
non piangerai perchè il figlio tuo quaggiù
e a te!…
E mentre l'alba si avvicina
lui veglia e intanto sogna ancor…
la sua casetta, l'officina, e forse un piccolo tesor…
…Suona l'allarme in lontananza:
ogni soldato è pronto già…
(Tra poche ore già avanza!..)
Ei scrive allor con ansietà:
Mamma, è giunta l'ora più desiata…
comincia alfine l'avanzata!
S'io non tornassi, non maledire il mio destino
sul campo del'onor io morirò così… col nome tuo nel cuor!
Sola, in una rustica casetta…
la mamma prega con una lettera alla mano:
“O Madonnina, Tu, fa che ritorni ancor il figlio mio quaggiù„.

Carovane del Tigrai
Mentre in ciel lassù, nella notte blù
tremano le stelle tutte d'or,
S'ode da lontan, lieve un canto stran,
Pieno di nostalgico dolor...
E cantando va, nell'oscurità
chi giammai conobbe libertà!
Vanno... le carovane del Tigrai,
verso una stella che oramai brillerà
e più splenderà d'amor.
Mentre, nell'ombra triste della sera,
s'innalza un'umile preghiera
Che dà un brivido in ogni cuor:
«Signore, Tu, che vedi tutto di lassù,
fa che doman
finisca questa schiavitù!»
Vanno... le carovane del Tigrai,
verso una stella che ora mai brillerà
e più splenderà d'amor!...
Quando giunse il dì
che lontan s'udì
echeggiare il rombo del cannon,
ogni schiavo allor ascoltò il fragor,
con il cuore pieno di emozion!
Ora incontro va
alla civiltà
che le sue catene spezzerà!
Sotto sole d'or
verso il tricolor,
van le carovane del Tigrai...

Etiopia
Su, Italia, sorgi è l’ora.
Galliano aspetta l’alba sull’Endertà!
Di sangue gronda,
divien bandiera,
e di quel sangue rosseggia Macallè.
Campane a stormo, sirene urlanti al ciel:
la grande Voce sorpassa i monti e il mar,
i monti e il mar.
Il Duce chiama
la giovinezza,
ne fa la spada, l’aratro per l’avvenir.
La nostra gente
or non emigra più
per soffrir!
Il fecondo lavor
dei coloni
tutta l’Etiopia farà
fiorir.
Legioni all’armi, cuori e braccia stretti in fascio...
Duce, per te
si vincerà.
Non assedio che ci possa piegar!
Sull’ara divien ferro di vittoria il cerchio d’or.
Ali, siluri son presidio del mar,
del mare che di Roma ritornerà.
A noi! Dall’Aradam
il Tricolor vola su Dessiè.
D’amba in amba l’avanzata più rapida si fa,
catene infrange, sopprime schiavitù:
libertà, libertà!
A noi! S’arrende Harrar,
dal Nuovo Fior fugge vinto il negrier.
Viva il Duce, fondatore
dell’Imper!
Il negarit
non rimbomba più.
Viva il Re Imperator!
Guerra a chiunque vuol
usurparci il suol
che romano è già!


Faccetta bianca
Faccetta bianca quando ti lasciai
quel giorno al molo, là presso il vapore
e insieme ai legionari m’imbarcai,
l’occhio tuo nero mi svelò che il core
s’era commosso al par del core mio,
mentre la mano mi diceva l’addio!
Faccetta bianca,
amore mio,
pallida e stanca,
t’ho detto addio,
io lascio come un dì lasciò papà
un figlio che di me ti parlerà!
Ed a quel figlio canta con fermezza:
viva l’Italia, il Duce e “Giovinezza!”.
Faccetta bianca, proprio stamattina,
in una marcia lunga e faticosa,
e nel combattimento a me vicina,
io t’ho sognato, giovane mia sposa,
avevi dell’Italia il portamento
e mi spronavi per il gran cimento!
Faccetta bianca, i baci che m’hai dati
nella trincea mi tornano alla mente,
in mezzo a tanti visi affumicati
è il tuo visino più del sol splendente,
quasi in contrasto a quelle facce nere
è fiamma e luce pel tuo bersagliere!
Faccetta bianca, sola mia passione,
mi guida il compimento del dovere,
verrà quel giorno che di commozione
ti stringerà al suo petto il bersagliere
e la tua bella faccettina stanca
si poserà sulla medaglia bianca!


Faccetta nera
Se tu dall’altipiano guardi il mare,
moretta che sei schiava fra gli schiavi,
vedrai come in un sogno tante navi
e un tricolore sventolar per te…
Faccetta nera,
bell’Abissina,
aspetta e spera
Che già l’ora si avvicina!
Quando saremo
insieme a te,
noi ti daremo
un’altra legge è un altro Re!
La legge nostra è schiavitù d’amore,
il nostro motto è «libertà e dovere…»
Vendicheremo noi, Camice Nere,
gli eroi caduti, liberando te!
Faccetta nera,
bell’Abissina,
aspetta e spera
Che già l’ora si avvicina!
Quando saremo
insieme a te,
noi ti daremo
un’altra legge è un altro Re!
Faccetta nera, piccola Abissina,
ti porteremo a Roma, liberata.
Dal sole nostro tu sarai baciata,
Sarai in camicia nera pure tu.
Faccetta nera,
sarai romana.
La tua bandiera
sarà sol quella italiana!
Noi marceremo
insieme a te
e sfileremo
avanti al Duce e avanti al Re!

Micheli ha scritto anche una quarta strofa,
che mai fu pubblicata:

Faccetta nera, il sogno s’è avverato
si adempie il voto sacro degli eroi
non sei più schiava ma sorella a noi;
l’Italia nostra è madre pure a te.
Faccetta nera bella italiana!
Eri straniera e adesso l’Africa è romana
Faccetta nera anche per te
c’è una bandiera, c’è una Patria, un Duce e un Re.

Faccetta nera (in romanesco)
Si mo’ dall’artipiano guardi er mare,
moretta che sei schiava fra le schiave;
vedrai come in sogno tante nave
E un tricolore sventolà pe’ te.
Faccetta nera
bell’Abissina
aspetta e spera
che già l’ora s’avvicina!
Quanno staremo
insieme a te,
noi ti daremo
n’antra legge e ’n antro Re!
La legge nostra è schiavitù d’amore,
ma è libertà de vita e de penziere,
vendicheremo noi, camicie nere,
l’eroi caduti e libberanno a te!
Facetta nera, piccola Abbissina
te porteremo a Roma, libberata.
Dar sole nostro tu sarai baciata,
starai in camicia nera pure te!
Faccetta nera
sarai romana
e pe’ bandiera
tu c’avrai quella italiana.
Noi marceremo
insieme a te,
e sfileremo
avanti ar Duce e avanti al Re!


Faccetta nera (nuovo testo italiano)
Se tu dall’ambe guardi verso il mare,
moretta ch’eri schiava tra gli schiavi,
vedrai come in un sogno vele e navi
e un Tricolor che sventola per te.
Faccetta nera,
ch’eri abissina,
aspetta e spera,
- si cantò – l’ora è vicina.
Or che l’Italia
veglia su di te,
noi ti portiamo
un’altra legge e un vero Re!
La legge nostra è libertà, o piccina,
e ti ha recata una parola umana:
avrai la casa e il pane o morettina
e lieta potrai vivere anche te.
Faccetta nera,
ch’eri abissina,
aspetta e spera,
- si cantò – l’ora è vicina.
Or che l’Italia
veglia su di te,
avrai tu pure
a Imperatore il nostro Re!
Faccetta nera, il sogno s’è avverato,
non sei più schiava e più non lo sarai;
dal ciel d’Italia, libera, vedrai
il sol di Roma splendere su te.
Faccetta nera,
ch’eri abissina,
tornò l’Impero
e or l’Italia è a te vicina.
La nostra Patria
veglia su di te,
e lo giuriamo
al nostro Duce e al nostro Re!

Fiore imperiale
I fanti del Littorio là sull’ambe tormentate
hanno vinto le battaglie!
Nel cielo le possenti coraggiose schiere alate
han sfidato le mitraglie!…
Poi con ansia attese i vincitor
la città lasciata nel terror:
O Nuovo Fior, fior d’oltremar,
a te splendor sapremo dar!
Noi porteremo alle tue terre senza pace
il segno ardente di romana civiltà!
Noi ti saprem difendere
con l’armi e con il cuor:
l’abbiam giurato innanzi al Duce vincitore
e al Re Sabaudo dell’Etiopia Imperator!
I piccoli moretti verso i nuovi lor destini
marceranno dritti e fieri!
Sui campi con l’aratro lotteranno i contadini:
polsi forti bianchi e neri!
Nuova vita avran col Tricolor,
spose, mamme e bimbe tutto amor!


Il canto dell’aviatore
Tra cielo e mar o tra la nebbia bianca,
in pieno sole o nella notte nera,
l’Ala italiana vola e non si stanca
per la vittoria della sua bandiera.
E quando infuria ardente la battaglia
romba il motore e fischia la mitraglia
Morette belle, biondine d’oro,
voi siete il fiore di gioventù;
dell’aviatore siete il tesoro
perché vi pensa quando è lassù.
Nel volo ardito dell’avanzata,
quando il motore più forte va,
non pianger mamma, mamma adorata,
che per l’Italia si vincerà!
Al Polo Nord o nel deserto in fiamme
va l’ala ardita al canto del motore
mentre lontano il cuore delle mamme
rivive la dolcezza dell’amore
perché d’Italia l’ala ardita e fiera
nel mondo porta il fior di primavera.
Morette belle, biondine d’oro,
voi siete il fiore di gioventù;
dell’aviatore siete il tesoro
perché vi pensa quando è lassù.


In Africa si va
La tromba del quartiere è già suonata,
è l’adunata del battaglion,
un rigo in fretta per l’innamorata,
poi la sfilata lungo i bastion,
e per le strade ancora addormentate
risuona dei soldati la canzon:
Si va per Mussolini
nell’Africa Oriental,
abbiam con gli abissini
molti conti da saldar.
Per chiudere la partita,
portiam nella giberna
l’«elisir di lunga vita»
per il negus Selassiè!
Si va per Mussolini,
per l’Italia e per il Re!
Tremante d’emozione una vecchietta
si reca in fretta alla stazion
per dire al figlio suo con amore:
«Va, fatti onore, io pregherò!».
«Ritornerò col segno del valore!»
le grida il figlio mentre il treno va.
E un giorno non lontano,
laggiù sull’altipiano
noi vedremo sventolare
più superbo il Tricolor!
Si va per Mussolini
per l’Italia e per il Re!

Italia, in piedi!
O Italia chiusa fra le Alpi e il Mare,
terra d’artisti, martiri ed eroi,
l’Europa e i vili tentan soffocar
la tua possanza ed affamare noi,
devoti figli, poiché l’Anglia vuole
toglierci il posto che ci spetta al sole.
Italia in piedi, bandiere al vento,
comanda il Duce con ferreo accento;
tutti i tuoi figli son stretti a te,
in un sol fato ed in una fe’!
Italia è Roma e noi romanamente
figli d’Italia pugneremo, nessuno
pensi piegarci senza e duramente
aver prima molto combattuto,
resisteremo per la tua gloria
o madre Italia fino alla vittoria.
Se occorre il ferro noi daremo i letti,
se occorre l’oro noi darem le fedi,
se occorre il sangue offriremo i petti,
tutto daremo per te, Italia in piedi,
e vinceremo poiché oggi, o Albione,
tutta l’Italia è Decima Legione.
Italia in piedi, ancor non doma
è la vittoria, figlia di Roma,
tutti i tuoi figli son stretti a te,
pronti a morire per il nostro Re.


La canzone della vittoria
Partì cantando il fante e il legionario,
allor che il Duce l’ordine lanciò
e nei suoi occhi un raggio d’infinito
s’accese e pien d’audacia balenò.
La fede in cuore e il riso sulla bocca,
come nel tempo in cui si vinse al Piave;
egli esclamò: “Rivendico l’Impero
che di Roma un tempo già fu!”.
Marcia la giovinezza
incontro all’avvenire
per vincere o morire.
Marcia col cuor sincero
mentre, radioso, il sole lassù
illumina l’Italia vegliata ancor di più
dal Duce fondatore dell’Impero!
E riportò nel segno del Littorio
il giusto premio che il destin segnò;
aveva scritto pagine di storia
col Tricolore al vento egli avanzò.
E la Vittoria emerse luminosa
da quel valore italico grandioso
che sempre fu l’onore della stirpe
destinata sul mondo ad imperar.

La canzone dell’Africa
Lascio, mamma, la dolce casetta,
la mia piccola bimba d’amor
ed afferro il destino che aspetta
per segnare di gloria il mio cuor;
v’è nei petti e nel sangue di tutti
un sol grido: «l’Impero!» e si avrà!
Avanti, gloriose schiere,
pianteremo le bandiere tricolori,
avrà l’Africa un sol nome: Roma!
che è il gran nome dell’eterna civiltà!
Tu mi baci, o fanciulla gentile,
e mi dici: «Con te partirò!
Dammi solo il tuo amore e un fucile,
il coraggio e la fede l’avrò,
sono donna d’Italia e non lascio
chi all’Italia un Impero darà»!
È il ricordo dei vecchi soldati
che dà luce sul nuovo cammin;
fanti, militi, avieri abbracciati,
stretti tutti in un solo destin,
«Giovinezza!» si canta e quel canto
forza, amore, conquiste ci dà.


La canzone di Maria Uva
Cantava Maria Uva
i canti della sua terra,
portava
a chi partiva per la guerra
il bacio di una sorella.
Passano di Suez il canal
le navi volte all’Africa Oriental,
quand’ecco di laggiù
si leva un canto allor;
è un canto che saluta il Tricolor;
o Legionario va
e come un giorno fu
la Quarta Sponda a noi ritornerà.
Dopo tante prove di valor
sull’amba già garrisce il Tricolor,
ma sotto il cielo blu
nessuno può dormir:
si pensa alla sorella di laggiù,
quell’eco porta ancor
di quel sublime cuor
il canto dell’attesa e del valor.
Sorridi Maria Uva
ritornan le navi degli eroi,
ricanta ancor per noi.


L’Italia ha vinto!
Gagliardetti e squilli di fanfare
riempiono le vie della città;
verso Roma a passo militare
oggi tutta Italia marcerà!
Vuol vedere il Condottier,
il nostro amato Duce
vuole ognuno ringraziar,
baci e fior ai vincitor,
ai fanti vittoriosi d’Oltremar.
L’Italia ha vinto,
ogni balcone esponga una bandiera,
l’Italia ha vinto,
suonate le campane è primavera.
Ogni soldato ha un fiore sul moschetto
ed ogni mamma stringe il figlio al petto.
L’Italia ha vinto
ed ai vinti dona pane e libertà.
Sopra Roma splende la vittoria
e sorride il Duce al suo balcon,
vibra ovunque un palpito di gloria
mentre a festa rombano i cannon.
Le canzon dei battaglion
echeggiano, inebbriam la fremente gioventù,
mentre in ciel
un ritornel
intrecciano i motori di lassù:
L’Italia ha vinto,
ogni balcone esponga una bandiera;
l’Italia ha vinto,
suonate le campane, è primavera;
ogni soldato ha un fiore sul moschetto
ed ogni mamma stringe il figlio al petto;
l’Italia ha vinto
e ai vinti dona pane e libertà.
L’Italia ha vinto,
non più tristezza in cuor,
lacrime agli occhi;
l’Italia ha vinto,
nessuno pianga più ma s’inginocchi
e una preghiera elevi al Redentore
che ha dato gloria al nostro Tricolore;
l’Italia ha vinto
e il cielo ci confermi Duce e Re.


Macallè
Là nell’arsa terra del Tigrè,
nel tramonto del gran sole d’or,
solitario, il forte Macallè,
pieno di ricordi sorge ancor!
Contro l’orde barbare, laggiù,
affrontò Galliano l’invasor;
combattè da prode e quanto sangue sparso fu…
sangue dell’italico valor!
Macallè! Quanti eroi caduti per te!
Macallè! Ma quel sangue perduto non è:
la civiltà ritornerà ed ogni eroe vendicherà!
Macallè! Tornerà vittoriosa per te!
Marciano cantando una canzon,
la canzone della gioventù,
marciano e già formano legion,
cantano e ritornano laggiù,
con le sue legioni ardite e fier
Roma antica s’è destata già,
questa volta senza toga ma in camicia ner,
questa volta non si fermerà.
Macallè! Quanti eroi caduti per te!
Macallè! Ma quel sangue perduto non è:
la civiltà ritornerà ed ogni eroe vendicherà!
Macallè! Tornerà vittoriosa per te!
Macallè! Quanti eroi caduti per te!
Macallè! La vittoria ritorna con te!
Anche se il mondo non vorrà!
Pur se d’invidia griderà…
Macallè! C’è soltanto l’Italia per te!

Macallè — …ritorna Galliano!…
Nonnina, quanrant’anni son passati,
sei tutta bianca e non ci vedi più,
ma di Galliano e tutti i suoi soldati
me ne hai parlato tanto proprio tu:
digiuni, fatti a pezzi, sconquassati,
uscirono arme in spalla e testa in su!
Ma oggi, nonnina,
campane da festa!
L’Italia cammina,
coi labari in testa.
Pugnali alla mano,
coi fanti del Re,
ritorna Galliano
nel suo Macallè!
Nonnina, m’hai contato che in quel giorno
tra quei soldati c’era anche il papà:
che quando a casa fecero ritorno
il cuore era restato sempre là;
e il rassegnarsi adesso a quello scorno
sembrava a tutti quanti una viltà.
Ma oggi, nonnina,
campane da festa!
L’Italia cammina,
coi labari in testa.
Pugnali alla mano,
coi fanti del Re,
ritorna Galliano
nel suo Macallè!
Da allora, mia nonnina, che distacco!
Dove al mio papà toccò di traslocar,
il mio plotone ieri andò all’attacco
e io son stato il primo a penetrar.
Ho messo un po’ di terra dentro un sacco
e te la porto a casa da baciar.
Perché, mia nonnina,
adesso è una festa!
L’Italia cammina
coi labari in testa.
Pugnali alla mano,
coi fanti del Re,
ritorna Galliano
nel suo Macallè!


Noi tireremo diritto
«Noi tireremo diritto,
faremo quel che il Duce ha detto e scritto:
serenamente rimarremo paria,
figli di questa Italia proletaria,
serena e forte contro tutte le viltà!»
Giacché la «Lega delle Nazioni»
vuol regalarci
le sanzioni,
giacché la Lega contro noi s’ostina,
sopporteremo
con disciplina,
cantando allegramente una canzon:
«Noi tireremo diritto;
l’amor di Patria non fu mai delitto…
Se il fante in guerra va senza paura,
chi resta a casa stringa la cintura:
anche il digiuno, in questo caso, è salutar!»
Durissima vigilia pei ghiottoni
saranno certo
le sanzioni:
le pance tonde più non le vedremo,
ma noi, frugali,
non moriremo
per questa dieta di frugalità…
«Noi tireremo diritto,
né mai ci mostrerem col viso afflitto.
La carne manca? Poco ci rincresce!
Abbiam tre mari, abbiamo tanto pesce
che, a chi lo vuole, lo possiamo regalar!»
Sono applicate ormai le sanzioni:
stoffe e belletti
non più a vagoni:
ci mostreremo in tutto nazionali,
saremo in tutto
più naturali,
ci mostreremo insomma quel che siam!
«Noi tireremo diritto,
faremo quel che il Duce ha detto e scritto:
serenamente rimarremo paria,
figli di questa Italia proletaria,
serena e forte contro tutte le viltà!»
«Noi tireremo diritto,
se pur la Lega ci taglieggia il vitto…
Questa è l’Italia: un popolo poeta:
crede e combatte, fisso alla sua meta,
ed obbedisce, se obbedir non è viltà.»


Ritorna il legionario
Mamma, ritorno ancor nella casetta
sulla montagna che mi fu natale,
son pien di gloria, amata mia vecchietta,
ho combattuto in Africa Orientale;
asciuga il dolce pianto,
ripeti al mondo intero
che il figlio tuo sincero
ha vinto e canta ancor:
Italia, va’ con la tua giovinezza!
Per la maggior grandezza
il Duce sempre a vegliar sarà.
Veglierà il Re,
gloriosa Patria bella,
or sei la viva stella
che luce al mondo ridonerà
Caro «balilla», t’ho portato un fiore
che io raccolsi in mezzo alla battaglia,
il suo profumo aspira con amore
se crepitasse a nuovo la mitraglia;
bagnato è tutto intorno
nel sangue d'un guerriero
che per crear l’Impero
si spegneva al sol…


Saluto al Duce
Alalà! Alalà! Alalà!
Saluto al Duce, grande condottiero
di questa Italia di Camicie Nere
che si ribella contro lo straniero
e che risponde armando le sue schiere.
Saluto al Duce, nobile guerriero,
d’ogni battaglia sempre vincitor,
lottar da forte,
sfidar la morte,
è questo o Duce il giuramento d’ogni cuor..
Duce, Duce, Duce,
comanda e siamo pronti ad obbedir.
Duce, Duce, Duce,
per te vogliamo vincere o morir;
l’orgoglio della nostra giovinezza
è quello di donarla tutta a te,
tu sei nostri cuor,
nessun potrà strapparti più,
Duce, Duce, tu.
Alalà! Alalà! Alalà!
Saluto al Duce, grido di vittoria
che passa i monti e varca le frontiere,
delle tue geste parlerà la storia,
fanfare in testa e al vento le bandiere.
Saluto al Duce, simbolo di gloria,
urlo di guerra canto d’ogni cuor,
avanti, avanti,
arditi e fanti,
Camicie Nere, sventolando il Tricolor.


Sul lago Tana
Scende dalla luna inargentata
sul lago Tana un chiaror,
canta la chitarra innamorata
una canzone d’amor
mentre lontano si sente
una fanfara che va.
Sul lago Tana
quando la notte s’avvicina
si fa il saluto alla romana
per chi combatte e per chi muor.
Sul lago Tana
nell'ombra dolce della sera
senti cantar «Faccetta Nera»
sotto le stelle tutte d’or.
Quando al figlio tuo racconterai
quello che avvenne laggiù
dentro le tue vene sentirai
tutta la tua gioventù
e ti parrà di vedere
una fanfara che va.
Sul lago Tana
quando la notte s’avvicina
si fa il saluto alla romana
per chi combatte e per chi muor.
Sul lago Tana
nell'ombra dolce della sera
с'è sulla Vetta una bandiera
che sui Caduti veglierà.


Ti saluto! (vado in Abissinia!)
Si formano le schiere e i battaglion
che van marciando verso la stazion,
Hanno lasciato il loro paesello
cantando al vento un gaio ritornello.
Il treno parte: ad ogni finestrin
ripete allegramente il soldatin...:
«Io ti saluto! Vado in Abissinia;
cara Virginia;
ma tornerò.
Appena giunto nell'accampamento,
dal reggimento
ti scriverò.
Ti manderò dall'Africa un bel fior,
che nasce sotto il ciel dell'Equator.
Io ti saluto! Vado in Abissinia
cara Virginia;
ma tornerò.»
Col giovane soldato tutt'ardor
c'è chi sul petto ha i segni del valor,
ma vanno insieme pieni di gaiezza
cantando gli inni della giovinezza.
e il vecchio fante che non può partir
rimpiange in cuore di non poter dir:
«Io ti saluto! Vado in Abissinia;
cara Virginia;
ma tornerò.
Appena giunto nell'accampamento,
dal reggimento
ti scriverò.
Ti manderò dall'Africa un bel fior,
che nasce sotto il ciel dell'Equator.
Io ti saluto! Vado in Abissinia
cara Virginia;
ma tornerò.»
Finalino:
Dall'Alpi al mare fino all'Equator
innalzeremo ovunque il tricolor.
Io ti saluto! Vado in Abissinia;
cara Virginia;
ma tornerò!..


È finito il bel tempo che fu…
Nei bei tempi lontani,
mi diceva la nonna,
le fanciulle d’allor
per celare il pudor
allungavan la gonna.
Or le vedi in che stato,
coi calzoni e gli sci,
se nel buio hai peccato
non sai se hai baciato Gastone o Mimì.
È finito il bel tempo che fu…
Per baciare la donna del cuore
con la scala salivi lassù,
ora lei vien da te in ascensore
se le chiedi chi brami di più
ti dirà: “La passione e il mio amore
è De Sica, Clark Gable e poi tu!”.
È finito il bel tempo che fu…
C’era il tram a cavalli,
non correva veloce,
ma il pedone, si sa,
passeggiava in città
senza farsi la croce.
Gli spettacoli gialli
non turbavan il cuor
ed aveva la Galli
dagli occhi a cristalli
vent’anni anche allor.
È finito il bel tempo che fu…
Lo scolaro studiava a nottate,
la grammatica ormai non sa più
ma sa far le parole incrociate;
se il maestro lo interroga:
“Tu, dimmi un nome che ha tutta una storia.”.
- “Girardengo, Meazza e poi più…”.
È finito il bel tempo che fu…
Era allora l’Italia
il paese del sole.
Disse qualche stranier:
“È un paese guerrier
ma soltanto a parole!”.
Quando il loro bottino
con la mano sfiorò
il “fratello” latino
e l’inglese “lordino”
risposero: “No!”.
È finito il bel tempo che fu,
quando ognun le dicea: “Ti punisco!”.
E l’Italia, col capo all’ingiù,
rispondeva in ginocchio: “Obbedisco!”.
Ora è in piedi che marcia laggiù,
ride in faccia ai padroni del mondo,
sanzionisti, “fratelli” ai Zulù…
È finito il bel tempo che fu!
Ma se un giorno vicino o lontano
qualche “amico” tornasse quaggiù
e dicesse: “Vuoi darmi una mano?”,
una sola risposta darà
questa Italia tradita ma fiera:
“T’ho servito una volta, mai più!”.
È finito il bel tempo che fu!

Canti della guerra civile spagnola (1936–39)

Balde Frecce Nere!
Votato lo spirto al più puro Ideal
pel trionfo di santa battaglia,
corre ancora l’ardito d’Italia
sull’iberica terra a pugnar.
Colà si minaccia la stirpe latina,
caposaldo di pace e giustizia,
giammai tal ria nequizia
sopra la storia potrà prevaler.
Cantan le balde Frecce Nere,
mentre già fischia la mitraglia:
“Per la fede e per l’onor,
giovinezza avanti, a noi!”.
Non c’è ostacol che l’arresti
nell’ardentissima battaglia,
la Vittoria conquider sapran,
per l’umana giustizia e libertà!
Non piega la fronte il Leon di Castiglia,
all’ondata di freccia innomata
vigil scolta la nera brigata
che in mille tenzoni imparò.
Col Fiore di Spagna il sangue si fonde,
in un nodo sublime d’amore,
fin che un solo traditore
su questa terra, cercar resterà!
Cantan le balde Frecce Nere,
mentre già fischia la mitraglia:
“Per la fede e per l’onor,
giovinezza avanti, a noi!”.
Non c’è ostacol che l’arresti
nell’ardentissima battaglia,
la Vittoria conquider sapran,
per l’umana giustizia e libertà!
Scacciati per sempre i falsi profeti,
ridonato il Signor agli altari,
torneranno quei bei legionari,
con superba fierezza nel cor.
Orgoglio d’Italia col lauro v’aspetta,
del Fascismo l’abbraccio d’amore,
quest’è il più grande onore
che l’esultanza serena darà.
Cantan le ardite Frecce
quando rifulge la vittoria:
“Per la fede e per l’onor,
giovinezza avanti ancor!”.
Ovunque splende la tua insegna,
splende la face della gloria,
la Vittoria presidio sarà,
d’ogni umana giustizia e libertà!


Cara al sol
Cara al sol con la camisa nueva
que tú bordaste en rojo ayer,
me hallará la muerte si me lleva
y no te vuelvo a ver.
Formaré junto a mis compañeros
que hacen guardia sobre los luceros,
impasible el ademán,
y están presentes en nuestro afán.
Si te dicen que caí,
me fui
al puesto que tengo allí.
Volverán banderas victoriosas
al paso alegre de la paz
y traerán prendidas cinco rosas:
las flechas de mi haz.
Volverá a reír la primavera,
que por cielo, tierra y mar se espera.
¡Arriba, escuadras, a vencer,
que en España empieza a amanecer!
¡España una!
¡España grande!
¡España libre!
¡Arriba España!


Chitarra spagnola
Canta la “rambla” in fiore…
canta la “Sierra”, il mare…
Oggi respira il cuore
aria di libertà.
Torna a cantar l’amore,
vecchia chitarra che aspettavi in ansietà…
Suona, chitarra spagnola,
come un’allegra fanfara…
Saluta il sole della nuova primavera
ed accompagna una canzone legionaria.
Mentre sorride l’aurora,
sorridi e canta anche tu
coi tuoi fratelli che, col sangue d’ogni vena,
hanno spezzato la catena
d’una odiosa schiavitù!
Quando vedrai partire
tutte le “Frecce Nere”
tu non potrai sentire
la nostalgia, perchè
quelli che un dì morire
vedesti impavidi, rimangono con te!…
Oggi la gloria spiega al vento le bandiere…
Sorride il sole dal tuo mare alle frontiere!
È una canzone di vittoria
che in tutto il mondo s’udrà…
Suona chitarra, mentre canta con ebbrezza
questa nuova giovinezza
che nessuno fermerà!…


Spagnolita
O Spagnolita,
quando ai tuoi sarai riunita,
non scordare questa vita
che il mio cuore ti donò.
Al grido che mi giunse dal tuo cuore
o Spagnolita ho attraversato il mare,
sul petto mi son messo quel colore
che i falsi amici ai barbari donò.
O Spagnolita,
non temer per la mia vita,
per punir chi ti ha tradita
lieto il sangue verserò.
O Spagnolita,
torna a ridere alla vita,
se la casa t’han rapita
la mia casa ti darò.
Con le Falangi del tuo sole indomo
noi Frecce Nere ti vendicheremo,
dai rasi tuoi capelli leveremo
il rosso pugno e chi lo sollevò.
O Spagnolita,
non temer per la mia vita,
se tu fosti un dì tradita
io tradir non ti farò.
O Spagnolita,
torna a ridere alla vita,
se la mamma t’han rapita
la mia mamma ti darò.
O Spagnolita, prossima è l’aurora,
risorgere vedrai la tua bandiera,
vedrai sul cielo della Patria ancora
risplendere la santa libertà.
O Spagnolita,
non m’importa della vita,
sarà dolce ogni ferita
perché salva ti saprò.


Canti della Seconda guerra mondiale (1939–45)

Aufwiedersehen... Lucia...
Camerata, è già l’avemaria…
Canta, nella tregua, una canzon:
penso ad una piccola Lucia
che mi salutò alla tua stazion.
Le ricambiai il saluto in lingua mia
che il vento portò via con l’ultima illusion…
Aufwiedersehen… Lucia…
Tu più non pensi a me
ed io, con nostalgia,
chiudo gli occhi e vedo te…
Bruno bersagliere d’Ucraina
che in licenza vai pel tuo valor,
quando la tradotta s’avvicina
verso il tuo paese tutto in fior,
salutami, passando, una bambina
in quella stazioncina che romba nel mio cuor.
Aufwiedersehen… Lucia…
Tu più non pensi a me
ed io, con nostalgia,
chiudo gli occhi e vedo te…
Fante della “santa fanteria”
che combatti a gomito con me,
io non ho nessuno in terra mia,
non badar s’io cado… pensa a te…
Avrò sulle mie labbra una “Lucia”…
Non domandar chi sia, non domandar dov’è…
Aufwiedersehen… Lucia…
Tu più non pensi a me
ed io, con nostalgia,
chiudo gli occhi e vedo te…
Camerata, l’ora si avvicina…
Quando la Vittoria splenderà,
torneremo in quella stazioncina
mentre ogni fanfara suonerà…
Ti coprirà di baci una sposina…
Chissà, quella bambina, se un fior mi getterà…
Aufwiedersehen… Lucia…
Non ti scordar di me…
Io torno in Patria mia,
ma il mio cuor lo lascio a te…


Battaglioni “M”
Battaglioni del DUCE, battaglioni
della morte, creati per la vita:
a primavera s’apre la partita,
i continenti fanno fiamme e fior.
Per vincere ci vogliono i leoni
di Mussolini armati di valor.
Battaglioni
della morte,
battaglioni
della vita,
rincomincia la partita,
senza l’odio non c’è amor.
Emme rossa
uguale sorte,
fiocco nero alla squadrista,
noi la morte
l’abbiam vista,
con due bombe e in bocca un fior.
Contro l’oro c'è il sangue — e fa la storia,
contro i ghetti profumano i giardini,
sul mondo batte il cuor di Mussolini:
a Marizai il buon seme germogliò.
Nel clima di battaglia e di Vittoria
la fiamma nera a ottobre divampò.
Contro Giuda, contro l’oro,
sarà il sangue a far la storia,
ti daremo la vittoria,
DUCE, o l'ultimo respir.
Battaglioni del lavoro,
battaglioni della fede,
vince sempre chi più crede,
chi più a lungo sa patir.


Buonanotte, mamma!
Cara mamma tu pensi a me,
notte e giorno ma adesso riposa
lontano son da te, dalla mia casa,
ma il cuore mio ti è sempre vicino.
Canta ancora a me come allor:
\"fai la nanna mio dolce tesor...\"
ed il tuo fiero alpin, come un piccin,
la sua mamma ognor sognerà.
Quasi ogni dì mi giunge qui la bianca letterina
c'è dentro il cuor l'immenso amor, tutto di te, mammina;
mentre leggo il mio pensier vola al casolare
e mi sembra di seder con te al focolare
sei china ancor, tuo lavor, stanca per tante notte,
mamma cambiam ti ricopiam
è tardi... buona notte...


Caro papà
Caro papà,
ti scrivo e la mia mano
quasi mi trema, lo comprendi tu?
Son tanti giorni che mi sei lontano
e dove vivi non lo dici più!
Le lacrime che bagnano il mio viso,
son lacrime d'orgoglio, credi a me,
ti vedo che dischiudi un bel sorriso
e il tuo balilla strigi in braccio a te!
Anch'io combatto, anch'io fò la mia Guerra
con fede, con onore e disciplina,
desidero che frutti la mia terra
e curo l'orticello ogni mattina:
"l'orticello di guerra!"…
E prego Iddio
che vegli su di te, babbuccio mio!
Caro papà,
da ogni tua parola,
sprigiona un "Credo" che non si scorda più!
Fiamma d'amor di Patria che consola,
come ad amarla m'insegnasti tu!
Così da te le cose che ho imparato
le tengo chiuse, strette nel mio cuor…
ed oggi, come te, sono soldato,
credo il tuo "Credo" con lo stesso amor!
Vinceremo la guerra
e prego Iddio
che vegli su di te, babbuccio mio.
Babbuccio mio!

Ci vedremo in primavera
Squilla la fanfara
mentre spunta il sole
van per l’aria chiara
musiche e parole…
musica sorgiva
su poesia giuliva:
canta la balda gioventù.
“Ci vedremo in primavera;
primavera tornerà!
Pur se infuria la bufera,
l’aria fredda e nera
sempre non sarà:
abbiam sulla bandiera
di primavera il simbolo
che ai fati arriderà
e la nostra primavera
certamente fiorirà!”
Foga travolgente
d’ansia giovanile;
desiderio ardente
d’un futuro aprile
fatto di Vittoria,
fulgido di Gloria:
canto che lieto sale e va…
“Ci vedremo in primavera;
primavera tornerà!
Pur se infuria la bufera,
l’aria fredda e nera
sempre non sarà:
abbiam sulla bandiera
di primavera il simbolo
che ai fati arriderà
e la nostra primavera
certamente fiorirà!”
Tutte le fanfare
già a squillar son pronte.
E di là dal mare
e di là dal monte
- monito e minaccia
del nemico in traccia –
giunge quel canto militar…
“Ci vedremo in primavera;
primavera tornerà!
Pur se infuria la bufera,
l’aria fredda e nera
sempre non sarà:
abbiam sulla bandiera
di primavera il simbolo
che ai fati arriderà
e la nostra primavera
certamente fiorirà!”


Ciao, ciao, bel soldatin!
“Avanti — grida il Capo —
questa è l’ora di spezzar…
l’ignobile catena
che ci soffoca nel mar…”
Ardito e silenzioso,
pronto, il fante parte ancor…
Irrompe da ogni petto
un saluto pien d’ardor…
Ciao, ciao, bel soldatin,
vai, vai col tuo destin!
Combatti fiero e ritorna vincitor,
la tua mammina ti stringerà sul cuor…
Vai, va… bel soldatin!
Lontano oltre il confin
Quando sarai sul campo dell’onor
dovunque arrivi, tu pianta il Tricolor.
Mentre il cannone romberà…
So che il tuo cuor non tremerà
Chi muore per la Patria
mai morrà…
Ciao, ciao, bel soldatin!
Vai, va col tuo destin!
Ti aspetteremo per salutarti ancor…
Bel soldatino, ritorna vincitor!
Cantando va alla guerra
la più bella gioventù…
e l’offensiva sferra
per spezzar la schiavitù…
Son forti battaglioni
anelanti di marciar…
In tutte le stazioni,
corre gente a salutar…
Mammine, non piangete,
vostro figlio partirà…
Sposine, sorridete…
che lo sposo tornerà.
Il vostro soldatino,
con amor, stringete al cuor
e mentre che lui parte…
pure voi cantate al cuor:


Lili Marlen
Tutte le sere sotto quel fanal
presso la caserma ti stavo ad aspettar...
Anche stasera aspetterò
e tutto il mondo scorderò
con te, Lili Marlen
con te, Lili Marlen.
O trombettier, stasera non suonar,
una volta ancora la voglio salutar...
Addio piccina, dolce amor,
ti porterò per sempre in cuor
con me, Lili Marlen
con me, Lili Marlen.
Dammi una rosa da tener sul cuor,
legala col filo dei tuoi capelli d’or...
Forse domani piangerai...
ma dopo tu... sorriderai
a chi, Lili Marlen?
a chi, Lili Marlen?
Quando nel fango debbo camminar
sotto il mio “bottino„ mi sento vacillar...
Che cosa mai sarà di me?
Ma poi sorrido a penso a te
a te, Lili Marlen
a te, Lili Marlen.
Se chiudo gli occhi il viso tuo m’appar
come quella sera nel cerchio del fanal...
Tutte le notti sogno allor
di ritornar... di riposar...
con te, Lili Marlen
con te, Lili Marlen...


Maddalena… Maddalè…
Quand’ero borghese e un po’ sentimental,
sospiravo un nome: “Maddalena„...
Tu non m’aspettavi sotto ad un fanal,
ma tra i fiori del tuo davanzal...
Perciò ti voglio ben,
Maddalena, Maddalè ...
Non sei Lili Marlen,
Maddalena, Maddalè...
Canta il reggimento:”Oh Lili Marlen„...
Io sorrido a guardo il tuo ritratto:
penso che nessuna è bella come te,
che, se aspetti...aspetti solo me...
Perciò ti voglio ben,
Maddalena, Maddalè ...
Non sei Lili Marlen,
Maddalena, Maddalè...
Quando son di ronda sotto il nevicar,
col passamontagne che m’hai dato,
sente, in ogni maglia, un bacio tuo bruciar,
sento la mia fronte accarezzar...
Perciò ti voglio ben,
Maddalena, Maddalè ...
Non sei Lili Marlen,
Maddalena, Maddalè...
So che alla Madonna porti sempre i fior
che, per la mia vita, hai fatto un voto.
Io combatto, è vero, ma col tuo lavor
il mio grano è diventato d’or!
Perciò ti voglio ben,
Maddalena, Maddalè ...
Non sei Lili Marlen,
Maddalena, Maddalè...
Oggi son felice, palpito perchè
tu m’hai scritto, dopo la licenza:
“Se il tuo nastro azzurro l’hai donato a me,
forse un fiocco bianco darò a te„...
Perciò ti voglio ben,
Maddalena, Maddalè ...
Non sei Lili Marlen,
Maddalena, Maddalè...

Mamma, bisogna vincere!
Mia cara madre, è giunta con la posta
la tua risposta
e leggo che
la pioggia ritardò, la vita costa
e pensi a me
che penso sempre a te...
Ma poi ti fai coraggio,
sorridi e scrivi che
tu pure fai la guerra insieme a me!...
Mamma, bisogna vincere!...
Vincere e nulla più!...
E tu mi scrivi: “Come si può perdere
con un figliolo al fronte come te?...”
Mamma, bisogna vincere!...
Vincere e vincerò!...
Farò tutto il possibile per non fermarmi più!...
Il resto, mamma eroica, fallo tu!...
Il mio cuscino al Gruppo l’hai portato?...
Sono soldato,
non serve più...
Nell’orticello, sotto il pergolato,
strappa quei fior
e spargi grano d’or...
Risveglia in te l’orgoglio
che un giorno hai dato a me!...
Si tratta di resistere perché...
Pensando ai nostri fanti che combattono
qualunque sacrificio si farà!...
Mamma, bisogna vincere!...
Vincere e nulla più!...
Un giorno il nostro popolo stravincerà perché
ha tutte mamme eroiche come te!...

Mediterraneo
Nizza, Savoia, Corsica fatal,
Malta, baluardo di romanità,
Tunisi nostra, sponde, monti, mar,
tuona la libertà, la libertà!
Va', gran maestrale!
urla, romba, ruggi con furor: stranier, via
Duce col rostro che Duilio armò,
Roma, fedele a Te, trionferà!
In armi, Camicie Nere!
in piedi, fratelli Corsi!
Coi ritrovate alfin la Patria santa,
la gran Madre che vi amò, che vi chiamò.
con la spada Corsi, con la fede
l'invitto Duce vi rivendicò.
Di Malta lo strazio grida
nel cuore d'Italia,
l'audacia che irrompe e sfonda
Britannici navigli schianterа.
Noi ti riconquistiam con Garibaldi.
Nizza, Nizza col tuo biondo marinar
vinceremo, Duce, vinceremo
tu sei la gloria e l'avvenir.


O Malta
Rombano i motori in cielo e mare
si torna a marciare, è un dono del Re!
La vittoria ancor sarà italiana,
già squilla la diana e tuona il cannon…
O Malta, o Malta!
Ancora schiava nel tuo mare;
noi verremo a liberare
ti strapperemo all'oppressore!
Fratelli maltesi
che ci aspettate con amor
il bel vessillo tricolo
potrete ancor baciar!
Il leone rugge inutilmente,
lontano si sente e fugge di già!
Con il frutto delle sue rapine
è giunto alla fine, pagare dovrà…


Passano i battaglioni
Suona in quartier l’adunata,
esce la truppa ordinata,
non è una grande parata,
verso la guerra si va.
Per la città imbandierata
una fanfara s’udrà.
Quando passano i battaglion
quanto slancio, quanta emozion!
La fanfara che squilla ognor
segna il ritmo che ognuno ha in cor.
Un evviva nel cielo va,
è il saluto che ognuno da.
Quanto slancio, quanta emozion,
quando passano i battaglion!
Alta la musica squilla,
l’occhio dei forti sfavilla,
non più la vita tranquilla
ma l’aspro viver da eroi.
Grida entusiasta un Balilla:
“Soldati, io vengo con voi!”.
Quando passano i battaglion
quanto slancio, quanta emozion!
La fanfara che squilla ognor
segna il ritmo che ognuno ha in cor.
Un evviva nel cielo va,
è il saluto che ognuno da.
Quanto slancio, quanta emozion,
quando passano i battaglion!

La canzone dell grano
L'alba donò i raggi del mattino
e i contadini in marcia ritrovò
pieni d'ardor, nel solito cammino,
per dare ai campi il braccio ed il sudor!
E per la strada, come una preghiera,
un cantico mandavano dal cor!
Grano,
biondeggia ancora al sole d'oro,
riunisci tutti in un pensiero,
sotto l'emblema del lavoro!
Torna,
ritorna ancor sui campi arati,
a ridonar quei giorni lieti
col rifiorir dei prati!
Giunge così il meriggio a poco a poco,
ma i contadini sempre all'opra son,
e quel sudor, nei campi pien di foco,
ci dona il pane, la grandezza e l'or!
Al vespero, ritornan nel paesello
un dolce canto levano al Signor!
Grano,
biondeggia ancora al sole d'oro,
riunisci tutti in un pensiero,
sotto il vessillo del lavoro!
Cade
la sera e ognuno va festoso,
al focolare ch'è sempre acceso,
di pace e di riposo!
Suona,
campana mistica lontana,
ripeti al cor del contadino
la sua canzon del grano!


Giovinezza
Salve, o Popolo d'Eroi
Salve, o Patria immortale!
Son rinati i figli tuoi
Con la fé nell'ideale.
Il valor dei tuoi guerrieri,
La virtù dei pionieri
La vision de l'Alighieri
Oggi brilla in tutti i cuor.
Giovinezza, giovinezza,
Primavera di bellezza
Della vita nell’asprezza
Il tuo canto squilla e va!
Dell’Italia nei confini
Son rifatti gli Italiani,
Li ha rifatti Mussolini
Per la guerra di domani,
Per la gioia del lavoro,
Per la pace e per l'alloro,
Per la gogna di coloro,
Che la Patria rinnegar.
I poeti e gli artigiani,
I signori e i contadini,
Con orgoglio d’italiani
Giuran fede a Mussolini.
Non v’è povero quartiere
Сhe non mandi le sue schiere,
Сhe non spieghi le bandiere
Del Fascismo redentor.


Giovinezza
Su, compagni in forti schiere,
marciam verso l’avvenire.
Siam falangi audaci e fiere,
pronte a osare, pronte a ardire.
Trionfi alfine l’ideale
per cui tanto combattemmo:
fratellanza nazionale
d’italiana civiltà.
Giovinezza, giovinezza,
primavera di bellezza,
nel Fascismo è la salvezza
della nostra libertà.
Non più ignava né avvilita
resti ancor la nostra gente,
si ridesti a nuova vita
di splendore più possente.
Su, leviamo alta la face
che c’illumini il cammino,
nel lavoro e nella pace
sia la vera libertà.
Maledetto fu il cilicio
che condusse all’eroismo,
fu schernito il sacrificio
dal novello socialismo.
Sorgi o popolo sovrano,
su dall’Alpi di Salvore
fino al Siculo vulcano,
che or si vince oppur si muor.
Ne le veglie di trincera
cupo vento di mitraglia
ci ravvolse alla bandiera
che agitammo alla battaglia.
Vittoriosa al nuovo sole
stretti a lei dobbiam lottare,
è l’Italia che lo vuole,
per l’Italia vincerem.
Sorgi alfin lavoratore,
giunto è il dì della riscossa,
ti frodarono il sudore
con l’appello alla sommossa.
Giù le bende ai traditori
che ti strinsero a catena;
alla gogna gli impostori
delle asiatiche virtù.

La leggenda del Piave
II Piave mormorava
calmo a placido al passaggio
dei primi fanti, il ventiquattro maggio:
l’esercito marciava
per raggiunger la frontiera,
per far contro il nemico una barriera…
Muti passaron quella notte i fanti:
tacere bisognava, e andare avanti…
S’udiva, intanto, dalle amate sponde,
sommesso e lieve, il tripudiar dell’ onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
Il Piave mormorò:
“Non passa te straniero!”
Ma in una notte trista si parlò di tradimento,
e il Piave udiva l’ira a lo sgomento.
Ah, quanta gente ha vista
venir giù, lasciare il tetto
per l’onta consumata a Caporetto…
Profughi.ovunque dai lontani monti
venivano a gremir tutti i suoi ponti…
S’udiva, allor, dalle violate sponde
sommesso e triste il mormorio dell’ onde:
come un singhiozzo, in quell’autunno nero
il Piave mormorò:
“Ritorna lo straniero!”
E ritornò il nemico
per l’orgoglio e per la fame,
volea sfogare tutte le sue brame…
Vedeva il piano aprico,
di lassù, voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora.
“No! - disse il Piave – No! - dissero i fanti…-
Mai più il nemico faccia un passo avanti…”
Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
e come i fanti combattevan le onde…
Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò:
“Indietro, va’, straniero!”
Indietreggiò il nemico
fino a Trieste, fino a Trento…
E la Vittoria sciolse le ali al vento!
Fu sacro il patto antico:
tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro a Battisti…
Infranse, alfin, l’ italico valore
le forche e l’armi dell’ Impiccatore.
Sicure l’Alpi… Libere le sponde…
E tacque il Piave: si placaron le onde
sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò
nè oppressi, nè stranieri!

Passano i battaglioni
Suona in quartier l’adunata…
esce la truppa ordinata;
veste la grande parata,
alla rivista si va…
per la città imbandierata
una fanfara s’udrà…
Quando passano i battaglion
batte un cuore su ogni balcon:
chi saluta il bel tenentin,
chi il simpatico sergentin…
mentre mormora il cappellon
alla bella ch’è sul porton:
“La rivista ci passa il Re
ma stasera la passo a te!”
Pei marciapiedi affollati
due veterani ignorati,
tempre di antichi soldati,
sostano muti, così…
ma su quei petti fregiati
v’è la prodezza di un dì…
Quando passano i battaglion
più non frenano l’emozion…
dice all’altro il compagno fier:
“Ti ricordi, che bersaglier?
Piume al vento, sotto il cannon,
sempre avanti, per la Nazion!
Tutto passa e non torna più…
salutiamo la gioventù!!!
Nella sua muta stanzetta,
sola è una bianca vecchietta…
era la mamma diletta
d’un bruno e giovane alpin…
mamma che invano l’aspetta
che torni ancor dal Trentin…
Quando passano i battaglion,
con un fremito e un’illusion,
lei rivede in quei soldatin
il suo giovane e bruno alpin…
bacia un piccolo medaglion,
sussurrandogli con passion:
“Se la neve ti coprirà,
la tua mamma ti scalderà!!!”
……………………………
Quando passano i battaglion,
una mamma singhiozzerà:
ma quel pianto nessuno udrà!!!

Portabandiera
Schiamazzano i ragazzi nel cortile:
ognuno ha la sua spada ed il fucile
e Nino ch’è il più forte della schiera
difenderà l’onor della bandiera.
La guerra è senza indugio dichiarata,
già vola qualche secca sciabolata
e Nino nella mischia d’eccezione
riporta una leggera contusione.
Portabandiera!
Portabandiera!
Pure in mezzo alla bufera,
senza timore,
con saldo cuore,
tu difendi il Tricolore.
Portabandiera!
Portabandiera!
Sei la Patria grande e fiera,
se tu cadrai,
difenderai
col corpo infranto il Tricolor!
Tra i fanti che la guerra ha richiamato
in prima linea Nino s’è trovato,
felice di portare alla frontiera
la più gloriosa e lacera bandiera.
Ma nella mischia cede il suo quadrato
ed egli dal nemico è circondato;
ferito a morte, cade con onore
serrandosi sul petto il Tricolore!
…………………
Portabandiera!
Portabandiera!
Tu sei morto alla frontiera
ma il Reggimento
rispiega al vento
il tuo vessillo tricolor!


Soldato ignoto
Il Carso era una prora:
prora d’Italia volta a l’avvenire,
immersa ne l’aurora,
col motto in cima: vincere o morire!
E intorno a quella prora si moriva
quando alla Nave arrise la vittoria,
ma il nome d’ogni fante che periva
passava a l’albo bronzeo de la Storia…
Soldato ignoto, e tu?
Sperduto tra i meandri del destino!
Mucchio senza piastrino,
eroe senza medaglia,
il nome tuo non esisteva più!
Finita la battaglia,
fu chiesto inutilmente…
Nessuno per te poteva dir: — Presente!
Il Piave era una diga:
file d’elmetti, siepi di fucili,
zappe e chitarre in riga…
— No, Generale! I fanti non son vili.
La Morte li freddò con i suoi miasmi,
li strinse a mille tra le ossute braccia,
li rese irriconoscibili fantasmi,
ne disperdeva fin l’ultima traccia…
Soldato ignoto, e tu?
Sperduto tra i meandri del destino!
Mucchio senza piastrino,
eroe senza medaglia,
il volto tuo non esisteva più…
Finita la battaglia
tua madre inutilmente
tra i morti intatti ricercò l’Assente!
La Gloria era un abisso
che s’estendeva da lo Stelvio al mare,
ma l’occhio ardente e fisso
non si distolse: si dovea passare!
E la chiodata scarpa vi passava!
Tritò l’impervio Carso a roccia a roccia,
pigiò nel Piave sacro che arrossava
sangue nemico tratto goccia a goccia.
Soldato ignoto, e tu
ritorna da i meandri del destino!
Brilla il tuo bel piastrino
fregiato de la palma:
tu sei l’eroe che non morrà mai più…
E solo la tua salma
ch’è volta a oriente,
da Roma può rispondere: — Presente!
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