Lampedusa: Clandestini in libertà
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Lampedusa: Clandestini in libertà
18 febbraio 2009
L’isola di Lampedusa da anni ha perso il suo fascinoso richiamo turistico, colpa del governo che va a raccogliere nelle acque internazionali dei barconi stipati di clandestini, trainandoli nel porto di Lampedusa, dove arriva oltre alla disperazione anche il loro carico di malattie “infettive”.
Una scelta questa che penalizza sempre di più l’isola, ormai si stanno allontanando persino i turisti abituali.
I clandestini prima “ammassati” nel CPA (Centro di Prima Accoglienza), venivano rifocillati in attesa del trasferimento nel continente, l’attuale scelta del Viminale di trasformare il centro in CIE (Centro Identificativo ed Espulsione) ha provocato l’intollerabile rivolta, conclusosi con l’incendio del centro, atto vandalico di distruzione che ha causato centinaia di migliaia di euro di danni pagati come al solito con i provenienti dell’esproprio forzato che la democrazia capitalista impone alle tasche dei cittadini italiani meno ambienti.
Tutto quello che accaduto a Lampedusa ci riporta alla memoria la Francia di tre anni fa, allorché giovani e meno giovani (figli d’immigrati algerini “con l’appoggio delle associazioni di volontariato”) accesero la famosa “rivolta delle banlieues” che spensero non appena quelle associazioni ottennero il raddoppio dei finanziamenti pubblici cui avevano avuto diritto fino ad allora.
Rivolte che in una vera democrazia di popolo non sarebbero state tollerate.
Per evitarle basterebbero alcuni semplici interventi a partire dall’eliminazione delle sovvenzioni pubbliche e l’istituzione di contributi in fondi bloccati ai Paese d’origine per iniziare quantomeno un’inversione di tendenza. E invece…
E invece, il governo, asservito al capitalismo, elargisce il business sull’immigrazione. Un business che non riguarda solo i datori di lavoro ma le associazioni che vivono di quella piaga. In particolare la Caritas che usufruisce di quasi la metà dell’otto per mille versato alla Chiesa e lo spende per alimentare l’immigrazione clandestina. Alla Caritas si aggiungono miriadi di associazioni foraggiate con ricche convenzioni ed inoltre con il cinque per mille. Queste associazioni vivono del disagio sociale prendendo alte sovvenzioni più è grande il disagio più aumentano le sovvenzioni, insomma dall’immigrato queste associazioni umaniste ricavano tanto Oro quanto pesano, tutto questo nel nome della ormai (fallita) globalizzazione multirazzista all’americana, che ha arricchito le multinazionale ed alimentato la guerra tra poveri, internazionalizzando le classi produttrici, attraverso l’immigrazione, soprattutto quella clandestina, la quale alimenta due fonti di illegalità, il lavoro nero e la criminalità.
Se il lavoro nero è un atto criminale del datore del lavoro, la spiccia criminalità divenuta negli anni fonte di panico per i cittadini, diventa un ottimo pretesto per le oligarchie in difficoltà che attraverso l’elemento mediatico speculativo adita nell’immigrazione clandestina una fonte di criminalità, propagandando inutili provvedimenti di legge sulla sicurezza, con i quali nascondono inefficienze, incapacità e incompetenza nel risolvere i veri problemi che la Nazione deve affrontare in questa grave crisi socioeconomica.
Fatto sta che l’attuale can can del governo e dell’opposizione sull’immigrazione ha prodotto due elementi significativi.
Il primo: non si parla più di morti bianche, e stupri (dunque il diversivo al momento è efficace).
Il secondo: si organizzano ronde affidate ad associazioni di volontariato (anche queste ben sovvenzionate). Ergo: l’indotto che vive del disagio migratorio e che ha la necessità di mantenerlo in vita e di potenziarlo (esattamente come accade nel rapporto perverso e mortifero vigente tra ricerca e malattia) viene ampliato.
Insomma: stiamo nella merda più di prima e come unica aggiunta abbiamo da registrare un decadimento intellettuale e morale. Speriamo che si riesca ad intervenire lucidamente sul fenomeno senza lasciarci trascinare negli abissi perversi e pervertenti costruiti da quelli stessi che hanno creato anche questo problema, come tutti gli altri.
L’isola di Lampedusa da anni ha perso il suo fascinoso richiamo turistico, colpa del governo che va a raccogliere nelle acque internazionali dei barconi stipati di clandestini, trainandoli nel porto di Lampedusa, dove arriva oltre alla disperazione anche il loro carico di malattie “infettive”.
Una scelta questa che penalizza sempre di più l’isola, ormai si stanno allontanando persino i turisti abituali.
I clandestini prima “ammassati” nel CPA (Centro di Prima Accoglienza), venivano rifocillati in attesa del trasferimento nel continente, l’attuale scelta del Viminale di trasformare il centro in CIE (Centro Identificativo ed Espulsione) ha provocato l’intollerabile rivolta, conclusosi con l’incendio del centro, atto vandalico di distruzione che ha causato centinaia di migliaia di euro di danni pagati come al solito con i provenienti dell’esproprio forzato che la democrazia capitalista impone alle tasche dei cittadini italiani meno ambienti.
Tutto quello che accaduto a Lampedusa ci riporta alla memoria la Francia di tre anni fa, allorché giovani e meno giovani (figli d’immigrati algerini “con l’appoggio delle associazioni di volontariato”) accesero la famosa “rivolta delle banlieues” che spensero non appena quelle associazioni ottennero il raddoppio dei finanziamenti pubblici cui avevano avuto diritto fino ad allora.
Rivolte che in una vera democrazia di popolo non sarebbero state tollerate.
Per evitarle basterebbero alcuni semplici interventi a partire dall’eliminazione delle sovvenzioni pubbliche e l’istituzione di contributi in fondi bloccati ai Paese d’origine per iniziare quantomeno un’inversione di tendenza. E invece…
E invece, il governo, asservito al capitalismo, elargisce il business sull’immigrazione. Un business che non riguarda solo i datori di lavoro ma le associazioni che vivono di quella piaga. In particolare la Caritas che usufruisce di quasi la metà dell’otto per mille versato alla Chiesa e lo spende per alimentare l’immigrazione clandestina. Alla Caritas si aggiungono miriadi di associazioni foraggiate con ricche convenzioni ed inoltre con il cinque per mille. Queste associazioni vivono del disagio sociale prendendo alte sovvenzioni più è grande il disagio più aumentano le sovvenzioni, insomma dall’immigrato queste associazioni umaniste ricavano tanto Oro quanto pesano, tutto questo nel nome della ormai (fallita) globalizzazione multirazzista all’americana, che ha arricchito le multinazionale ed alimentato la guerra tra poveri, internazionalizzando le classi produttrici, attraverso l’immigrazione, soprattutto quella clandestina, la quale alimenta due fonti di illegalità, il lavoro nero e la criminalità.
Se il lavoro nero è un atto criminale del datore del lavoro, la spiccia criminalità divenuta negli anni fonte di panico per i cittadini, diventa un ottimo pretesto per le oligarchie in difficoltà che attraverso l’elemento mediatico speculativo adita nell’immigrazione clandestina una fonte di criminalità, propagandando inutili provvedimenti di legge sulla sicurezza, con i quali nascondono inefficienze, incapacità e incompetenza nel risolvere i veri problemi che la Nazione deve affrontare in questa grave crisi socioeconomica.
Fatto sta che l’attuale can can del governo e dell’opposizione sull’immigrazione ha prodotto due elementi significativi.
Il primo: non si parla più di morti bianche, e stupri (dunque il diversivo al momento è efficace).
Il secondo: si organizzano ronde affidate ad associazioni di volontariato (anche queste ben sovvenzionate). Ergo: l’indotto che vive del disagio migratorio e che ha la necessità di mantenerlo in vita e di potenziarlo (esattamente come accade nel rapporto perverso e mortifero vigente tra ricerca e malattia) viene ampliato.
Insomma: stiamo nella merda più di prima e come unica aggiunta abbiamo da registrare un decadimento intellettuale e morale. Speriamo che si riesca ad intervenire lucidamente sul fenomeno senza lasciarci trascinare negli abissi perversi e pervertenti costruiti da quelli stessi che hanno creato anche questo problema, come tutti gli altri.
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