Fascismo: verità da nascondere. Diciamo Basta!
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Fascismo: verità da nascondere. Diciamo Basta!
L'8 maggio 2018, l’ex parlamentare del Movimento 5 Stalle Alessandro Di Battisti, scrive su Facebook il seguente post, nella cui parte conclusiva si legge: «[/size][/font][i][font=Arial, sans-serif][size=16]Chi, dopo aver detto NO al Movimento 5 Stelle voterà la fiducia ad un governo tecnico è semplicemente un traditore della Patria. In un Paese che intende ancora mostrarsi minimamente democratico le opzioni sono due: o un governo portato avanti da chi ha vinto le elezioni o nuove votazioni il prima possibile. Bivaccare è ignobile!
Noi di Liberapresenza, pur non condividendo nulla con il Movimento 5 Stalle, rileviamo in quel post quanto scarso sia nelle false “democrazia” (quale costituzionalmente dice d'essere quella italiana) il valore del voto che gli elettori esprimono.
Non cosi la pensano la maggior parte degli organi di informazione le quali impiegano specularmente individui pronti ad asservirsi al potere, questo sono disposti a fare, in cambio delle migliori prebende, molti scribacchini ignoranti in storia del Fascismo di cui:
- Andrea Mollica, scrive Di Battista ha citato, speriamo inconsapevolmente <<-l'inquietante discorso del bivacco di Mussolini->>. Bivaccare non è un termine usato di consueto, e associato a un Parlamento ha un preciso, e inquietante, riferimento storico. Il discorso del bivacco è infatti il nome con cui è stato descritto il primo intervento di Benito Mussolini alla Camera dei Deputati dopo che gli era stato affidato l’incarico di presidente del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia in seguito alla Marcia su Roma;
- Angelo Carconi, il quale riporta uno stralcio del primo discorso alla Camera dei Deputati che fece da Presidente del Consiglio Benito Mussolini:«Potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto, aggiungendo questo è il passo più celebre di tutto il discorso tenuto il 16 novembre del 1922, con il quale è iniziata la lunga dittatura che ha distrutto il nostro Paese. Da quel discorso, tenuto il 16 novembre del 1922, è iniziata la lunga dittatura che ha distrutto il nostro Paese. Alessandro Di Battista avrebbe fatto meglio a evitare un termine così connotato politicamente, in senso fascista, per chiudere un suo intervento;
- Nicola Mirenzi, il quale scrive: Era il 16 novembre del 1922 quando Benito Mussolini prese la parola alla camera del regno d'Italia e disse ai deputati, minacciandoli, da cosa li aveva salvati: "Potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto". A novantasei anni da quella data, Alessandro Di Battista ha usato quello stesso verbo - bivaccare - per riferirsi al parlamento. Legittimo dissentire con il presidente Mattarella, ci mancherebbe. Tuttavia, il come, e con quali parole, evocando quali immagini e storie, è sintomatico. E, certo, può darsi che Alessandro Di Battista, digitando quelle parole con la tastiera del suo smartphone, non abbia proprio pensato a Benito Mussolini e al fascismo degli anni venti. E di più: si può ipotizzare che, ripensandoci, se ne vergognerebbe, come trovandosi improvvisamente di fronte a un sentimento inaspettato, capace di rivelargli una parte di sé che non conosceva e che, per un attimo, si è impadronita di lui. Può darsi, certo, che le cose siano così. Ma la storia delle parole di un nazione è come la legge: non ammette alcuna ignoranza (sopratutto di se stessi). O, almeno, non dovrebbe.
- Pietro Mancini, scrive: Secondo Alessandro Di Battista, ex deputato M5S, quanti, dopo aver detto no alle proposte del Movimento 5 Stelle, voteranno la fiducia al "governo di Mattarella", andrebbero considerati come dei "traditori della Patria. In un Paese democratico-ha aggiunto lo scrittore della Mondadori, di proprietà di Silvio Berlusconi, 81 anni, definito da don Alessandro "il male assoluto"-le opzioni sono due: o un governo portato avanti da chi ha vinto le elezioni, o nuove votazioni, il prima possibile». Per concludere, ancor più minacciosamente: «Bivaccare è ignobile!».
Ma il "discorso del bivacco" è proprio il nome con cui venne definito il primo intervento di Benito Mussolini
(1883-1945) alla Camera dei Deputati, il 16 novembre 1922, in veste di Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia, dopo la Marcia su Roma dei fascisti. Forse, non il grillino de' lotta, ma certamente il padre, il camerata Vittorio, orgogliosamente fascista, conosce tutto il testo del minaccioso discorso di Mussolini: "Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto...».
- Valentina Bombardieri, scrive: Ieri dopo il discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Di Battista ha scritto su Facebook: «Chi, dopo aver detto no al Movimento 5 Stelle, voterà la fiducia ad un governo tecnico è semplicemente un traditore della Patria. In un Paese che intende ancora mostrarsi minimamente democratico le opzioni sono due: o un governo portato avanti da chi ha vinto le elezioni o nuove votazioni il prima possibile». Per concludere si è lasciato andare a un: «Bivaccare è ignobile!».
Terribile l’assonanza con il “discorso del bivacco” tenuto da Benito Mussolini il 16 novembre 1922, dopo la Marcia su Roma.
Tutti ormai sanno che il padre di Dibba, Vittorio, soprannominato Littorio, ha un busto di Mussolini all’ingresso di casa e rivendica con orgoglio di essere fascista. Mentre per Alessandro, come dichiarò nel 2016, il fascismo e l’antifascismo sono “come guelfi e ghibellini”, superati dalla storia. Le parole sono pietre, e per questo vanno pronunciate con prudenza e cognizione di causa. Il 16 novembre 1922 da quel discorso conosciuto ai più come “il discorso del bivacco” è iniziata la lunga dittatura che ha distrutto il nostro Paese. Alessandro Di Battista poteva evitare un termine così connotato politicamente in senso fascista. Per Dibba, 96 anni fa come oggi, tutto è autorizzato dall’idea che per spazzare le istituzioni basta un po’ di violenza (verbale) sorretta dall’idea che il popolo è d’accordo perché è stanco e non ne può più. Che il popolo ha finito la pazienza. 96 anni dopo rimane un brutto sapore di allusione. Rimane solo la speranza che Di Battista rimanga in esilio (volontario) in America.
- Antonio Piccirilli, scrive: Dopo la breve parentesi "governativa" il M5s rispolvera il lessico barricadero delle origini. Ieri Alessandro Di Battista, il grande assente nella fase delle consultazioni. "Chi, dopo aver detto NO al Movimento 5 Stelle voterà la fiducia ad un governo tecnico è semplicemente un traditore della Patria", ha scritto Di Battista su Facebook. "In un Paese che intende ancora mostrarsi minimamente democratico le opzioni sono due: o un governo portato avanti da chi ha vinto le elezioni o nuove votazioni il prima possibile. Bivaccare è ignobile!". E più di qualcuno, a quel bivaccare -termine usato da Mussolini nel famoso “discorso del bivacco”, appunto - è trasalito. Ma al di là della citazione (involontaria?) del Duce, più di qualcuno ha fatto notare a Di Battista che con il suo ragionamento lo stesso Presidente della Repubblica dovrebbe essere annoverato tra i "traditori della Patria" dal momento che il governo di tregua l'ha proposto lui.
Questi, al pari di tantissimi altri al servizio della d'informazione, opinionisti del falso prima di scrivere sul discorso pronunciato da sua eccellenza B. Mussolini da Capo del Governo, vadano ad acculturarsi sulla Storia del Fascismo, in particolare vadano a leggere gli interventi che i deputati antibolscevici pronunciarono in risposta a quello storico discorso, oggi presentato da questi disinformatoti, asserviti al potere politico-economico quale “Discorso del bivacco”; affermazione che si fonda sul nulla specie quando si afferma che, quello è il passo più importante di quel primo discorso. Ancor più falsa e l'affermazione che, il discorso del 16 novembre 1922, dette inizio alla lunga dittatura Fascista.
Questi sinistri, maledetti, sentendosi protetti dalle leggi “democratiche” che condannano l'apologia della vera storiografia della civiltà italiana scrivono bugie sopra bugie.
Queste spregiudicate menzogne, non discreditano Di Battisti, il quale dopo aver trascorso una intera legislatura all'interno del parlamento è più che legittimato a dare un giudizio su quella esperienza. Cosi come ha fatto del resto Luigi Di Maio il 9 maggio (giorno dell'Europa) 2017, quando ha chiesto (da Vice Presidente della Camera) di “fermare il bivacco dei renziani nelle istituzioni il prima possibile” aggiungendo: "Il Renzismo e i renziani hanno infettato il tessuto democratico del Paese".
Gli scribacchini della falsa “democrazia” nascondano agli italiani la verità storica del primo discorso alla Camera dei Deputati di B. Mussolini, come pretende il potere della falsa “democrazia”, infatti, il 1° governo Mussolini, non nasce, in conseguenza della Marcia su Roma, ma per l’incapacità politica dimostrata dagli oppositori del Fascismo i quali, dal 23 giugno 1919 al 31 ottobre 1922 (XXV e XXVI legislature), hanno dato vita a ben sette governi. Cosa facevano quei parlamenti? Se non vivacchiare. Falsa è soprattutto l’affermazione che, con il suo primo discorso Mussolini, da inizio alla dittatura, considerato che il 16 novembre del 1922 chiedeva, alla già più volte dimostratosi inutile Camera dei Deputati, la fiducia al suo primo Governo, a cui aderirono cinque formazioni politiche (Fascisti, Popolari, Democratico Sociali, Liberali e Nazionalisti) oltre a tecnici e indipendenti. Mancavano i bolscevichi, da sempre servi degli stranieri; fiducia che le fu accordata con 306 voti favorevoli, 7 astenuti e 116 voti contrari dei bivaccanti rossi.
Concludendo: ricordiamo ai Servi di ieri, di oggi e di domani, di questa falsa “democrazia” che quella che vigliaccamente rappresentano quale feroce dittatura, si concluse a seguito del voto del Gran consiglio del Fascismo, il quale il 25 luglio 1943 approvò l’ordine del giorno Grandi, contrario ai dettami dell'Italia Fascista.
Questo il link http://storia.camera.it/regno/lavori/leg26/sed188.pdf che permette di accedere alla regio Gazzetta Ufficiale del 16 novembre 1922, nella quale è riportato sia il discorso pronunciato da Mussolini, sia il dibattito che ne è seguito.
Noi di Liberapresenza, pur non condividendo nulla con il Movimento 5 Stalle, rileviamo in quel post quanto scarso sia nelle false “democrazia” (quale costituzionalmente dice d'essere quella italiana) il valore del voto che gli elettori esprimono.
Non cosi la pensano la maggior parte degli organi di informazione le quali impiegano specularmente individui pronti ad asservirsi al potere, questo sono disposti a fare, in cambio delle migliori prebende, molti scribacchini ignoranti in storia del Fascismo di cui:
- Andrea Mollica, scrive Di Battista ha citato, speriamo inconsapevolmente <<-l'inquietante discorso del bivacco di Mussolini->>. Bivaccare non è un termine usato di consueto, e associato a un Parlamento ha un preciso, e inquietante, riferimento storico. Il discorso del bivacco è infatti il nome con cui è stato descritto il primo intervento di Benito Mussolini alla Camera dei Deputati dopo che gli era stato affidato l’incarico di presidente del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia in seguito alla Marcia su Roma;
- Angelo Carconi, il quale riporta uno stralcio del primo discorso alla Camera dei Deputati che fece da Presidente del Consiglio Benito Mussolini:«Potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto, aggiungendo questo è il passo più celebre di tutto il discorso tenuto il 16 novembre del 1922, con il quale è iniziata la lunga dittatura che ha distrutto il nostro Paese. Da quel discorso, tenuto il 16 novembre del 1922, è iniziata la lunga dittatura che ha distrutto il nostro Paese. Alessandro Di Battista avrebbe fatto meglio a evitare un termine così connotato politicamente, in senso fascista, per chiudere un suo intervento;
- Nicola Mirenzi, il quale scrive: Era il 16 novembre del 1922 quando Benito Mussolini prese la parola alla camera del regno d'Italia e disse ai deputati, minacciandoli, da cosa li aveva salvati: "Potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto". A novantasei anni da quella data, Alessandro Di Battista ha usato quello stesso verbo - bivaccare - per riferirsi al parlamento. Legittimo dissentire con il presidente Mattarella, ci mancherebbe. Tuttavia, il come, e con quali parole, evocando quali immagini e storie, è sintomatico. E, certo, può darsi che Alessandro Di Battista, digitando quelle parole con la tastiera del suo smartphone, non abbia proprio pensato a Benito Mussolini e al fascismo degli anni venti. E di più: si può ipotizzare che, ripensandoci, se ne vergognerebbe, come trovandosi improvvisamente di fronte a un sentimento inaspettato, capace di rivelargli una parte di sé che non conosceva e che, per un attimo, si è impadronita di lui. Può darsi, certo, che le cose siano così. Ma la storia delle parole di un nazione è come la legge: non ammette alcuna ignoranza (sopratutto di se stessi). O, almeno, non dovrebbe.
- Pietro Mancini, scrive: Secondo Alessandro Di Battista, ex deputato M5S, quanti, dopo aver detto no alle proposte del Movimento 5 Stelle, voteranno la fiducia al "governo di Mattarella", andrebbero considerati come dei "traditori della Patria. In un Paese democratico-ha aggiunto lo scrittore della Mondadori, di proprietà di Silvio Berlusconi, 81 anni, definito da don Alessandro "il male assoluto"-le opzioni sono due: o un governo portato avanti da chi ha vinto le elezioni, o nuove votazioni, il prima possibile». Per concludere, ancor più minacciosamente: «Bivaccare è ignobile!».
Ma il "discorso del bivacco" è proprio il nome con cui venne definito il primo intervento di Benito Mussolini
(1883-1945) alla Camera dei Deputati, il 16 novembre 1922, in veste di Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia, dopo la Marcia su Roma dei fascisti. Forse, non il grillino de' lotta, ma certamente il padre, il camerata Vittorio, orgogliosamente fascista, conosce tutto il testo del minaccioso discorso di Mussolini: "Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto...».
- Valentina Bombardieri, scrive: Ieri dopo il discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Di Battista ha scritto su Facebook: «Chi, dopo aver detto no al Movimento 5 Stelle, voterà la fiducia ad un governo tecnico è semplicemente un traditore della Patria. In un Paese che intende ancora mostrarsi minimamente democratico le opzioni sono due: o un governo portato avanti da chi ha vinto le elezioni o nuove votazioni il prima possibile». Per concludere si è lasciato andare a un: «Bivaccare è ignobile!».
Terribile l’assonanza con il “discorso del bivacco” tenuto da Benito Mussolini il 16 novembre 1922, dopo la Marcia su Roma.
Tutti ormai sanno che il padre di Dibba, Vittorio, soprannominato Littorio, ha un busto di Mussolini all’ingresso di casa e rivendica con orgoglio di essere fascista. Mentre per Alessandro, come dichiarò nel 2016, il fascismo e l’antifascismo sono “come guelfi e ghibellini”, superati dalla storia. Le parole sono pietre, e per questo vanno pronunciate con prudenza e cognizione di causa. Il 16 novembre 1922 da quel discorso conosciuto ai più come “il discorso del bivacco” è iniziata la lunga dittatura che ha distrutto il nostro Paese. Alessandro Di Battista poteva evitare un termine così connotato politicamente in senso fascista. Per Dibba, 96 anni fa come oggi, tutto è autorizzato dall’idea che per spazzare le istituzioni basta un po’ di violenza (verbale) sorretta dall’idea che il popolo è d’accordo perché è stanco e non ne può più. Che il popolo ha finito la pazienza. 96 anni dopo rimane un brutto sapore di allusione. Rimane solo la speranza che Di Battista rimanga in esilio (volontario) in America.
- Antonio Piccirilli, scrive: Dopo la breve parentesi "governativa" il M5s rispolvera il lessico barricadero delle origini. Ieri Alessandro Di Battista, il grande assente nella fase delle consultazioni. "Chi, dopo aver detto NO al Movimento 5 Stelle voterà la fiducia ad un governo tecnico è semplicemente un traditore della Patria", ha scritto Di Battista su Facebook. "In un Paese che intende ancora mostrarsi minimamente democratico le opzioni sono due: o un governo portato avanti da chi ha vinto le elezioni o nuove votazioni il prima possibile. Bivaccare è ignobile!". E più di qualcuno, a quel bivaccare -termine usato da Mussolini nel famoso “discorso del bivacco”, appunto - è trasalito. Ma al di là della citazione (involontaria?) del Duce, più di qualcuno ha fatto notare a Di Battista che con il suo ragionamento lo stesso Presidente della Repubblica dovrebbe essere annoverato tra i "traditori della Patria" dal momento che il governo di tregua l'ha proposto lui.
Questi, al pari di tantissimi altri al servizio della d'informazione, opinionisti del falso prima di scrivere sul discorso pronunciato da sua eccellenza B. Mussolini da Capo del Governo, vadano ad acculturarsi sulla Storia del Fascismo, in particolare vadano a leggere gli interventi che i deputati antibolscevici pronunciarono in risposta a quello storico discorso, oggi presentato da questi disinformatoti, asserviti al potere politico-economico quale “Discorso del bivacco”; affermazione che si fonda sul nulla specie quando si afferma che, quello è il passo più importante di quel primo discorso. Ancor più falsa e l'affermazione che, il discorso del 16 novembre 1922, dette inizio alla lunga dittatura Fascista.
Questi sinistri, maledetti, sentendosi protetti dalle leggi “democratiche” che condannano l'apologia della vera storiografia della civiltà italiana scrivono bugie sopra bugie.
Queste spregiudicate menzogne, non discreditano Di Battisti, il quale dopo aver trascorso una intera legislatura all'interno del parlamento è più che legittimato a dare un giudizio su quella esperienza. Cosi come ha fatto del resto Luigi Di Maio il 9 maggio (giorno dell'Europa) 2017, quando ha chiesto (da Vice Presidente della Camera) di “fermare il bivacco dei renziani nelle istituzioni il prima possibile” aggiungendo: "Il Renzismo e i renziani hanno infettato il tessuto democratico del Paese".
Gli scribacchini della falsa “democrazia” nascondano agli italiani la verità storica del primo discorso alla Camera dei Deputati di B. Mussolini, come pretende il potere della falsa “democrazia”, infatti, il 1° governo Mussolini, non nasce, in conseguenza della Marcia su Roma, ma per l’incapacità politica dimostrata dagli oppositori del Fascismo i quali, dal 23 giugno 1919 al 31 ottobre 1922 (XXV e XXVI legislature), hanno dato vita a ben sette governi. Cosa facevano quei parlamenti? Se non vivacchiare. Falsa è soprattutto l’affermazione che, con il suo primo discorso Mussolini, da inizio alla dittatura, considerato che il 16 novembre del 1922 chiedeva, alla già più volte dimostratosi inutile Camera dei Deputati, la fiducia al suo primo Governo, a cui aderirono cinque formazioni politiche (Fascisti, Popolari, Democratico Sociali, Liberali e Nazionalisti) oltre a tecnici e indipendenti. Mancavano i bolscevichi, da sempre servi degli stranieri; fiducia che le fu accordata con 306 voti favorevoli, 7 astenuti e 116 voti contrari dei bivaccanti rossi.
Concludendo: ricordiamo ai Servi di ieri, di oggi e di domani, di questa falsa “democrazia” che quella che vigliaccamente rappresentano quale feroce dittatura, si concluse a seguito del voto del Gran consiglio del Fascismo, il quale il 25 luglio 1943 approvò l’ordine del giorno Grandi, contrario ai dettami dell'Italia Fascista.
Questo il link http://storia.camera.it/regno/lavori/leg26/sed188.pdf che permette di accedere alla regio Gazzetta Ufficiale del 16 novembre 1922, nella quale è riportato sia il discorso pronunciato da Mussolini, sia il dibattito che ne è seguito.
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