Foggia, 10 dicembre 2021: Anti-fascisti e immigranti.
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Foggia, 10 dicembre 2021: Anti-fascisti e immigranti.
Già dall’inizio il fenomeno immigrazione è divenuto occasione di profitto e d’affari per le organizzazioni comuniste e religiose alle quale si sono uniti diversi delinquenti organizzati, i quali si sono proposti come intermediari tra proprietà e lavoratore, schiavizzando quest’ultimi.
Sono state molte le “finte” indagini promosse dalla magistratura per sgominare queste infamità, purtroppo come dimostrato dal tempo senza successo.
Infatti, nonostante indagini e nuove leggi, il 10 dicembre 2021, si è appreso che Rosalba Livrerio Bisceglia, moglie del prefetto Michele Di Bari, (ormai ex) capo del Dipartimento di immigrazione del Viminale, trattava direttamente con i caporali (intermediari reclutatori) per garantirsi forti braccia, necessari nella azienda agricola di cui è socia amministratrice.
Bisceglia, scrive il Gip del tribunale di Foggia nella sua ordinanza per l’inchiesta sul caporalato, impiegava <<- manodopera costituita da decine di immigranti di varie etnie->> per la coltivazione dei campi <<- sottoponendo i predetti immigranti alle più dure condizioni di sfruttamento->> desumibili <<- anche dalla retribuzione, l’igiene, la sicurezza e la salubrità del luogo di lavoro ->>
Il gip scrive, Rosalba Livrerio Bisceglia disponeva del numero del cellulare di Bakari Saidy (uno dei caporali finiti in carcere, il quale aveva l’incarico di intermediatore illecito e reclutatore, trasportatore e controllore della forza lavoro), per comunicare il numero di lavoratori necessari sui campi «assunti tramite documenti forniti dal Saidy». Lavoratori che Saidy a sua volta portava alla merce di Matteo Bisceglia, il quale li collocava al lavoro per una paga oraria di € 5,70 e comunque non superiore a 35,00 euro al giorno per non meno di 8 ore, in oltre non veniva riconosciuta ai lavoratori «la retribuzione per lo straordinario, le pause (salvo una breve per il pranzo) e senza consentire l'utilizzo di servizi igienici idonei».
Rosalba Livrerio Bisceglia, <<- consapevole delle modalità del reclutamento e sfruttamento ->>, essendo l’amministratrice dell’azienda doveva preoccuparsi del controllo e della compilazione delle buste paga, dopo di che chiamava l’immigrato strozzino Saidy, per dirgli che era costretta a pagare con modalità tracciabile, concordando tramite Matteo Bisaeglia, che l’importo della retribuzione essendo superiore a quella precedentemente concordata il Saidy dovrà utilizzare la somma in surplus per pagare un ulteriore immigrato, evidentemente in nero.
L’anti-fascismo è anche questo, ci racconta ogni giorno delle pericolose attraversate che immigranti affrontano e per questo è giusto e opportuno che si aprono porte e gambe al loro arrivo sul nostro suolo. Il tutto seguito da una spesa di oltre tre miliardi l’anno. Una immagine che anche questa indagine ci rappresenta non veritiera. La realtà è quella di importare “merce” umana da schiavizzare a discapito dei lavoratori italiani, visto che questi restano disoccupati, pretendono il rispetto dei contratti collettivi nazionali (o territoriali) e una somma palesemente superiore prevista dalle tabelle del contratto nazionale che stabilisce una paga netta di 50 euro per sei ore e mezza di lavoro.
Comunque, per Rosalba Livrerio Bisceglia il gip di Foggia ha disposto «le misure cautelari dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per due volte a settimana e dell'obbligo di dimora nel comune di residenza.
Sono state molte le “finte” indagini promosse dalla magistratura per sgominare queste infamità, purtroppo come dimostrato dal tempo senza successo.
Infatti, nonostante indagini e nuove leggi, il 10 dicembre 2021, si è appreso che Rosalba Livrerio Bisceglia, moglie del prefetto Michele Di Bari, (ormai ex) capo del Dipartimento di immigrazione del Viminale, trattava direttamente con i caporali (intermediari reclutatori) per garantirsi forti braccia, necessari nella azienda agricola di cui è socia amministratrice.
Bisceglia, scrive il Gip del tribunale di Foggia nella sua ordinanza per l’inchiesta sul caporalato, impiegava <<- manodopera costituita da decine di immigranti di varie etnie->> per la coltivazione dei campi <<- sottoponendo i predetti immigranti alle più dure condizioni di sfruttamento->> desumibili <<- anche dalla retribuzione, l’igiene, la sicurezza e la salubrità del luogo di lavoro ->>
Il gip scrive, Rosalba Livrerio Bisceglia disponeva del numero del cellulare di Bakari Saidy (uno dei caporali finiti in carcere, il quale aveva l’incarico di intermediatore illecito e reclutatore, trasportatore e controllore della forza lavoro), per comunicare il numero di lavoratori necessari sui campi «assunti tramite documenti forniti dal Saidy». Lavoratori che Saidy a sua volta portava alla merce di Matteo Bisceglia, il quale li collocava al lavoro per una paga oraria di € 5,70 e comunque non superiore a 35,00 euro al giorno per non meno di 8 ore, in oltre non veniva riconosciuta ai lavoratori «la retribuzione per lo straordinario, le pause (salvo una breve per il pranzo) e senza consentire l'utilizzo di servizi igienici idonei».
Rosalba Livrerio Bisceglia, <<- consapevole delle modalità del reclutamento e sfruttamento ->>, essendo l’amministratrice dell’azienda doveva preoccuparsi del controllo e della compilazione delle buste paga, dopo di che chiamava l’immigrato strozzino Saidy, per dirgli che era costretta a pagare con modalità tracciabile, concordando tramite Matteo Bisaeglia, che l’importo della retribuzione essendo superiore a quella precedentemente concordata il Saidy dovrà utilizzare la somma in surplus per pagare un ulteriore immigrato, evidentemente in nero.
L’anti-fascismo è anche questo, ci racconta ogni giorno delle pericolose attraversate che immigranti affrontano e per questo è giusto e opportuno che si aprono porte e gambe al loro arrivo sul nostro suolo. Il tutto seguito da una spesa di oltre tre miliardi l’anno. Una immagine che anche questa indagine ci rappresenta non veritiera. La realtà è quella di importare “merce” umana da schiavizzare a discapito dei lavoratori italiani, visto che questi restano disoccupati, pretendono il rispetto dei contratti collettivi nazionali (o territoriali) e una somma palesemente superiore prevista dalle tabelle del contratto nazionale che stabilisce una paga netta di 50 euro per sei ore e mezza di lavoro.
Comunque, per Rosalba Livrerio Bisceglia il gip di Foggia ha disposto «le misure cautelari dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per due volte a settimana e dell'obbligo di dimora nel comune di residenza.
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