Eugenio Scalfari, finalmente è morto!

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Messaggio  Admin Lun 18 Lug 2022, 19:08

Eugenio Scalfari, finalmente è morto! Liber210

Nato a Civitavecchia il 6 aprile del 1924 è morto il 14 luglio 2022 a Roma.

Per descrivere i trascorsi di Scalfari non vi è proverbio più azzeccato de “La mala erba non muore mai”. Nei fatti è vissuto 98 anni di troppo.

Nato in una famiglia borghese da subito si adagia nell’arte dell’arraffare. Gli anni del Fascismo oltre a viverli nel benessere economico constatato che il padre percepiva un lauto stipendio quale direttore artistico del Casinò di Sanremo, li vive nelle grazie del PNF.

Lasciata Roma prosegue i suoi studi al liceo classico G.D. Cassini a Sanremo. È in questo luogo apprende soprattutto l’arte dell’acchiappare, è questo precedente che lo rende uno studente di giurisprudenza sgomitante all’interno del Gruppo Universitario Fascista per assicurarsi uno spazio giornalistico su il “Roma Fascista” organo ufficiale del GUF. Negli anni Scalfari ottiene nuove collaborazioni con riviste e periodici legati al Fascismo, tra cui Il “Nuovo Occidente”, diretto dal fascista cattolico Giuseppe Attilio Fanelli.

Nel 1942, viene nominato caporedattore del “Roma Fascista” incarico che nei primi mesi del 1943 avvertita nell’aria l’onda della disfatta le permise di usare le prime pagine del “Roma Fascista” per lanciare generiche accusa verso speculazioni da parte di gerarchi del Partito Nazionale Fascista sulla costruzione dell'EUR.

Abitudine questa che lo accompagnerà per l’intera sua vita.

Questi articoli portarono alla sua espulsione dal GUF e dal Partito per opera di Carlo Scorza, allora vicesegretario del PNF.
Di fronte a Scorza, intenzionato a perseguire gli speculatori, il giovane Scalfari ammise che i suoi corsivi si basavano su voci generiche.

La debolezza del Fascismo ha permesso all’approfittatore Scalfari grazie alla sua posizione giornalistica, mentre tanti giovani erano in armi, di imboscarsi, per questo Scorza lo prese materialmente per il bavero strappandogli le mostrine dalla divisa del partito, un disonore arrivato fuori tempo massimo .

Finita la guerra e con essa il Fascismo, nel 1950 sposa la figlia dell’ebreo Giulio De Benedetti, che alla fine degli anni settanta lascerà per Serena Rossetti, già segretaria di redazione de L’Espresso (e a seguire di Repubblica).
Nel 1955 grazie alla disponibilità della famiglia fonda il settimanale L’espresso: del quale Scalfari si autonomina direttore amministrativo e nel contempo redattore di articoli di economia.

Nel 1967 Scalfari, insieme a Lino Jannuzzi, pubblica accuse diffamanti nei confronti del generale De Lorenzo il quale querela i due sporca carta che in seguito vengono condannati rispettivamente a 15 e 14 mesi di reclusione. Carcere che evitano grazie all’immunità parlamentare.
A togliere le castagne dal fuoco e Giacomo Mancini, Segretario nazionale del PSI (politico che in seguito verrà perseguito per concorso esterno in associazione mafiosa) i quale li candita alle politiche del 1968. Scalfari e Jannuzzi vengono candidati dal PSI, il primo è eletto deputato, mentre Jannuzzi diviene senatore

Nel 1976 dopo aver già tentato (inutilmente) di varare un quotidiano insieme a Indro Montanelli, che aveva respinto la proposta definendola piuttosto bizzarra, Scalfari fonda il quotidiano la Repubblica, che debutta nelle edicole il 14 gennaio di quell'anno. L'operazione, viene attuata con le finanze del Gruppo L’Espresso e della Arnoldo Mondatore Editore,

L’indegno Scalfari, negli anni ottanta nonostante il rafforzamento della posizione editoriale si concentra sull'assetto proprietario – fare soldi è la sua priorità – a questo scopo nel 1987 consegna il gruppo attraverso la Mondatori alla CIR dell’ebreo Carlo De Benedetti, ingresso che costringe Scalfari nel 1996 ad abbandonare il ruolo di direttore, ma non scompare dalla testata del giornale, poiché continua a svolgere il ruolo di editorialista dell'edizione domenicale.

Confermandosi come da giovane Fascista l’asso delle fake news (false Notizie) nel 2013 e nel 2014 le sue "interviste" con papa Francesco hanno causato per due volte la smentita da parte della sala stampa vaticana in relazione alle parole attribuite da Scalfari al Pontefice. Scalfari ha ribattuto di aver scritto virgolettati "come se fossero usciti dalla bocca del Papa", sostenendo che quello era stato il suo metodo di lavoro per quasi cinquant'anni.

Il 29 marzo 2018 il Vaticano ha smentito un’altra intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco, a seguito della pubblicazione di un suo articolo su Repubblica, negando che il Papa avesse rilasciato un’intervista a Scalfari e sostenendo che il contenuto dell’articolo fosse il frutto di una sua ricostruzione.

L’indegno Scalfari, ha vissuto una vita di privilegi grazie a questa falsa “democrazia” era lo stesso che nel 1971 ha sottoscritto la lettera aperta a l’Espresso, a favore dei terroristi rossi, contro il commissario Luigi Calabrese.

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