Piangere i migranti morti? Perché mai!

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Messaggio  Admin Mer 08 Mar 2023, 21:17

Piangere i migranti morti? Perché mai! Liber357

I migranti che pagano migliaia di euro per giungere in Italia illegalmente, trasportati su gommoni e barche fatiscenti, sanno cosa stanno facendo e a quali rischi vanno incontro, cosi come lo sa il ricettatore della merce rubata. Perché il primo deve essere santificato e il secondo finire in galera?

Leggere la carta sporcata o ascoltare radio e TV su quanto accaduto a Cutro nella notte fra il 25 e 26 febbraio 2023, visto i precedenti, fa venire il voltastomaco. Come si fa ad attribuire delle responsabilità di un presunto mancato soccorso agli organi di governo o alle forze di polizia o dell’esercito?
Se una responsabilità l’attuale governo ha è quella di non aver mantenuto la promessa elettorale di imporre nelle acque italiane quello che presidente del Consiglio G. Meloni definiva “ Blocco Navale” , a questo dovevano servire i mezzi marittimi a disposizione di esercito e forze di polizia. No a trasportare clandestini di ogni risma.

La sinistra sul caso Cutro ha messo in atto una delle sue tante carognate, non certo per le vittime ma per la loro inconsistenza, a partire dall’attuale segretaria del PD, la quale subito dopo la sua elezione non esprime nulla di nuovo.
Si è accodata al ritornello poco strategico di richiesta di dimissioni, a cui hanno dato inizio a gennaio Letta, PD e Conte, 5stelle, con l’insistente richiesta di dimissioni del Ministro della giustizia, Carlo Nordio, colpevole, secondo i due, di voler impedire l’utilizzo delle intercettazioni.
Altre due richieste di dimissioni sono state avanzate per Donzelli e Delmastro, colpevoli a loro dire, il primo di aver citato colloqui in carcere tra l’anarchico Cospito ed esponenti della criminalità organizzata, notizie che gli erano state fornite – questa era l’accusa della sinistra – dal sottosegretario alla giustizia, Delmastro.
A seguire è toccato alla poltrona del Ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, il quale ha criticato una lettera della preside (comunista) del “Leonardo da Vinci” di Firenze e per questo attaccato in maniera feroce dalla sinistra e dagli organi di informazione antigovernativa, i quali tanto per cambiare, gli aveva chiesto di abbandonare la poltrona di ministro.
Da ultimo, ma c’è da scommettere che presto toccherà anche ad altri ministri e rappresentanti della maggioranza di governo, le dimissioni richieste sono quelle del ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, per quanto ha dichiarato dopo l’affondamento di Cutro e sui migranti che “non dovrebbero partire anche se disperati”.

I senza vergogna sporcano fogli che potrebbero restare bianchi ancora per molto, considerato che bianchi sono rimasti in occasione del naufragio del 3 ottobre 2013, a Lampedusa che ha causato 368 morti, allora a capo del governo cera il sinistro Letta, e nessuno ha pensato di accusarlo.

A questo proposito “Il Sole 24 ore” riporta i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) sostenendo che ”la rotta che collega Libia e Tunisia all’Italia è la più letale in tutto il mondo”.
Si legge sul quotidiano: “Il numero continua a salire e tocca ormai quota 26mila in dieci anni. Già 225 nel solo 2023, calcolando quelli del naufragio davanti alle coste crotonesi. Erano stati 2.406 nel 2022. Migranti partiti dall’Africa e dall’Asia col sogno di raggiungere l’Europa. Ma annegati durante la traversata, prima di toccare terra. A volte a pochi metri dalla meta.

Con il governo Letta (Pd), nel 2013, avvenne la più pesante, numericamente, fra le tragedie del mare: il naufragio di Lampedusa.


Il 3 ottobre 2013, un peschereccio libico di 20 metri usato per il trasporto migranti, cola a picco a 800 metri dall’isola dei Conigli di Lampedusa. Saranno 368 le vittime accertate, una ventina, i dispersi. Ma si parlò poi di oltre 500 vittime. La maggior parte erano eritrei, in fuga dal proprio Paese.
Numeri che la pongono come una delle più gravi catastrofi marittime nel Mediterraneo dall'inizio del XXI secolo. I superstiti salvati furono 155, di cui 41 minori (uno solo accompagnato dalla famiglia).

All’epoca Vito Fiorino, proprietario di un peschereccio locale, dormiva in rada. Fu il primo a sentire le grida dei profughi finiti in acqua. Disse: “Noi cercavamo con tutte le nostre forze di tirare su quanta più gente possibile - racconterà ai giornalisti -, invece sulla motovedetta della Capitaneria di porto c’era chi pensava a scattare fotografie e fare video. Era difficile riuscire a farli salire a bordo perché ci scivolavano dalle mani. Noi tiravamo sulla nostra barca i profughi, quattro alla volta, poi quando la mia barca era troppo piena e rischiava di affondare abbiamo chiesto alla Capitaneria di farli trasbordare e continuare con il salvataggio. Invece ci hanno risposto che non potevano perché dovevano aspettare il protocollo.
Fiorino parlò anche di ritardi nei soccorsi: “Erano le 6.30, forse 6.40 quando ho dato l’ordine di chiamare la Guardia costiera, ma loro sono arrivati alle 7.30”.

Non ci furono attacchi al governo di centrosinistra per quella che venne considerata, e ancora oggi lo è, una delle più gravi catastrofi marittime nel Mediterraneo.
Nessuna inchiesta o indagine al tempo fu aperta in merito a eventuali errori e ritardi nei soccorsi.

La giustizia italiana nel 2015 colpì il somalo Mouhamud Elmi Muhidin uno dei trafficanti organizzatori del viaggio: la Corte d’Assise di Agrigento gli inflisse 30 anni di reclusione.
Ci sono voluti altri 5 anni per riconoscere la responsabilità del peschereccio “Aristeus“, che, dopo aver constatato la difficoltà del barcone dei migranti si è allontanato senza prestare alcun soccorso. A dicembre 2020 per quel soccorso negato sono stati condannati i sette componenti dell’equipaggio, erano accusati di non essersi fermati a soccorrere l’imbarcazione che stava affondando.

Fu grazie alle testimonianze dei sopravvissuti che la magistratura ha potuto ricostruire quando accaduto. Chi è stato tratto in salvo ha raccontato di avere visto passare un peschereccio che, nonostante i segnali di allarme, non si è fermato e non ha avvertito le autorità marittime. Donne, uomini, bambini sono stati abbandonati in mezzo al mare.

Le molteplici differenze fra quanto è accaduto nelle prossimità dell’isola di Lampedusa e di Cultro sono evidenti,
il barcone dei trafficanti libici affondo con il mare piatto e poteva evitare un gran parte dei morti se il peschereccio si fosse fermato a soccorrerli, e soprattutto se il governo di sinistra avrebbe fatto alcune delle tante cose che oggi pretende che avrebbe dovuto fare quello l’attuale.

Tirando le somme. L’affondamento di Cultro con ci sarebbe stato se la “Traditrici” Meloni avesse dato corso agli impegni assunti con gli elettori di FdI, dando corso al BLOCCO NAVALE.
Al contrario ha dimostrato che gli antiFascisti, sono tutti uguali, parlano perché hanno fiato. Ma senza alcuna conclusione.
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