Meggiorin Claudio 13 giugno 2005/2010 Presente!

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Messaggio  Admin Ven 11 Giu 2010, 22:32

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Meggiorin Claudio 13 giugno 2005/2010 Presente! Meggio11


Cognome e Nome: Meggiorin Claudio

Luogo e data della morte: Besano (Varese) 13 giugno 2005

Descrizione: A quanti continuano ad affermare che l’Europa per la propria sopravivenza demografica ed economica ha necessità degli immigrati noi rispondiamo, è falso.
E’ FALSO, dichiarare che il popolo italiano è stato un popolo di emigranti, in quanto, al pari del popolo europeo è andato a colonizzare territori (americhe, Australia e ecc.), con densità abitativa pari a zero, da padrone non da servo, portando in quei luoghi valori comuni.
E’ l’emigrazione post guerra mondiale, organizzata dai governi liberali che ha reso il popolo italiano servo di altri popoli.

Da anni i governi liberali, lasciano il popolo italiano in terre straniere, consentendo il libero ingresso sul nostro suolo ad un miscuglio di popoli con culture e religioni estranee alla nostra storia millenaria.
Gente senza arte ne parte. Incalliti delinquenti, abitualmente alcolizzati. Questi sono gli imigranti che l’Italia ospita sul suo suolo.

Ormai in Italia sono presenti capillarmente, alla loro invasione, non è sfuggito Besano (VA), nemmeno duemilacinquecento anime, un centro tranquillo e benestante, dove è abitudine dei giovani ritrovarsi nei pochi locali del territorio ogni sabato notte prima di riempire le auto alla volta delle discoteche metropolitane. In pieno centro, vi è uno di questi locali, è il bar «Lory» di via Girola 3, una stradona provinciale che affetta in due il paese. Sono le 23.30, è quasi l’ora di chiusura, un gruppetto di giovani fa capannello nel piccolo cortile del locale, all’improvviso il rombo e lo stridio di una sgommata di un’auto, a bordo due albanesi Fatjon R. R., 17 anni e Vladimir Mnela, 21 anni, passano più e più volte a folle velocità.
I ragazzi italiani chiedono a quei delinquenti di guidare con più cautela …. In risposta uno degli extracomunitari scende dal mezzo armato di pugnale, è rissa, Claudio Meggiorin non vorrebbe guai davanti al suo locale, è un ragazzo tranquillo lui e poi li conosce tutti, compreso l’albanese minorenne che vive lì con la famiglia, proprio a poche decine di metri dal bar Claudio si mette in mezzo, vorrebbe far da paciere, cerca di separare i contendenti. Ma quel delinquente vuole la lite, con ferocia e determinazione colpisce proprio Claudio, due pugnalate al torace le squarciano il petto, eccolo barcollare, si allontana malfermo sulle gambe, la camicia già inzuppata di sangue, cade sul selciato.
Il delinquente intanto risale in auto (una Toyota) e scappa insieme con il conducente.
Un gruppo di giovani con una Fiat uno si precipitano all'inseguimento, ma dopo un paio di curve sbandano e fanno un incidente.
Le ferite di Claudio sono gravi, alcuni amici decidono di non perdere tempo e di portarlo subito all'ospedale. Fanno pochi metri, si rendono conto che Claudio perde tanto sangue e che ha gia perso i sensi.
Decidono di fermarsi e chiamare subito i soccorsi. Un'attesa che sembra un'eternità mentre il sangue non si ferma. Arriva l'autoambulanza che subito corre verso Varese, ma ormai per Claudio non c'è niente da fare. Muore durante il trasporto in Ospedale.
Nel frattempo in paese era già iniziata la caccia all'omicida perché qualcuno aveva riconosciuto alla guida dell'auto Fatjon, un diciasettenne che abita con la sua famiglia da anni a Besano.
Una famiglia senza regole ( Fatjon aveva a disposizione l’auto, non avendo l’età e la patente ), che oltre ad aver reso disoccupati due italiani, il papà ha un posto certo alla Econord, e la mamma lavora presso la casa di riposo del paese. Si è trasformata in strumento di morte.

Il governo “democratico”, incapace di darsi delle regole ha acconsentito ad un extracomunitario senza permesso di soggiorno di vagabondare liberamente per le strade di Besano (VA) accompagnato da un grosso pugnale.

Questa è l’emigrazione che governo, sovversivi rossi e religiosi favoriscono. Questa è l’emigrazione che farà crescere l’economia nazionale? NO questa e l’emigrazione che distruggerà la nostra identità nazionale.

Dopo gli accertamenti medico legali, l'autopsia sul corpo ha confermato che ad ucciderlo sono stati due colpi di pugnale al torace, che hanno raggiunto il polmone, il corpo viene restituito, la bara arriva a casa, la madre Elisa la accarezza a lungo, appoggiandosi all'ex marito.

Il prefetto (rappresentante di Governo) di Varese Alfonso Pironti, con la scusa di "segnali di preoccupazione" ha deciso di far presidiare in forze il funerale, (la “democrazia” perseguita i fascisti anche da morti).

Per i funerali le forze dell’ordine sono presenti in massa, il feretro giunge nella piccola chiesa di Besano preceduto dalla banda che intona alcune marce funebri. Attorno a Claudio Meggiorin si stringe tutta la comunità besanese e anche molta gente comune arrivata dai paesi limitrofi.
Una moltitudine di giovani ha raggiunto Besano per partecipare ai funerali. Tra questi molti Camerati ultras varesini, che già dalla mattinata si erano dati appuntamento davanti alla chiesa. Tutti i negozi e i ristoranti sono chiusi. Il bar di Claudio è tappezzato di fiori.

Besano è un paese in lutto, anche se la provocatoria presenza delle forze dell’ordine ha determinato gravi momenti di tensione nei funerali ad un ragazzo, ammazzato da un clandestino, che ha perso la vita per aver cercato di sedare una rissa.

Il dolore per Claudio è espresso in diversi modi:
«Claudio uno di noi...» è scritto su un lenzuolo davanti al bar. I suoi camerati di via Valverde hanno scritto su un cartello «Sarai sempre nei nostri cuori. Un abbraccio forte». I giovani della classe '82 scrivono ancora «A te Claudio che ti sei sacrificato per portare la pace, il nostro affetto, la nostra preghiera e, soprattutto, la nostra ammirazione». E ancora: «Fate sì che Claudio e i tanti Claudio che ci hanno lasciato così abbiano una ragione e un rispetto.
Organizzando manifestazioni di protesta contro i clandestini, che l’inefficiente regime “democratico” non intende autorizzare,

Il prefetto di Varese, Alfonso Pironti, “ipocritamente” ha dichiarato: <<se qualcuno vuole manifestare, che lo faccia in maniera civile e rispettando le leggi>>.
Lo stesso prefetto Pironti, al contrario degli organi d’informazioni continua, affermando: <<Il problema dei clandestini è molto serio ed ha aspetti anche di ordine sociale, non solo di polizia e di controlli alle frontiere. I cittadini dovrebbero evitare di dare lavoro agli irregolari, visto che questo è uno dei motivi che consolida la loro presenza».
Il comandante generale dei Carabinieri, Luciano Gottardo, riconosce l’inefficienza del sistema, e richiama il dovere e i compiti delle forze dell’ordine.

Manifestazione che gli amici e i Camerati hanno organizzato, scontrandosi con i solidi sovversivi (antitaliani) che volevano impedirla... come negli anni 70. Come sempre la “democrazia” attraverso le forze di Polizia arresta due fascisti, ultras del varese, di 32 e 39 e ne ha denunciati altri due per gli scontri avvenuti la sera prima, in centro a Varese
La stessa “democrazia” incapace di fermare i veri delinquenti, accusa i giovani Fascisti d’aggressione xenofoba.
Secondo il giudice: 100-150 persone appartenenti ai gruppi della tifoseria Fascista organizzata che, dopo l’uccisione di un loro amico, anch’egli tifoso di destra, per mano di un albanese, difendendo la propria libertà di manifestare, commettono un aggressione contro i sostenitori degli extracomunitari.
Le accuse nei loro confronti sono di lesioni, aggravate da motivi di discriminazione razziale.
A morire è stato un italiano, e coloro che manifestano per accusare lo Stato “democratico” di incapacità deve subire questa un’ulteriore violenza.

Noi continueremo a difendere la nostra libertà al grido! “ME NE FREGO”

Gli organi di informazione hanno fatto dell'omicidio di Claudio Meggiorin anche un caso mediato- politico non solo locale ma nazionale, tanto che il presidente leghista della Provincia di Varese, Marco Reguzzoni, si è spinto a parlare di «una campagna di aggressione del tutto inaccettabile a Varese e al suo territorio; si vuol far passare una provincia intera come intollerante e razzista. E questo non è vero, questo è un territorio ospitale».

Aggiungiamo noi, inospitali sono solo i fascisti, perché lottano contro la presenza di delinquenti stranieri ospitati e difesi dal governo e dagli amministratori italiani altrettanto delinquenti.

Biografia: Claudio Meggiorin, 23 anni, figlio di Elisabetta Garruti e Giampaolo Meggiorin, da pochi mesi aveva lasciato un lavoro nella vicina Svizzera, per condividere con Ilaria sua fidanzata e convivente, la nuova esperienza di gestore del Bar Lory di via Girola 3, Besano (VA).
Claudio era un buono, ma i giornali “democratici ed antifascisti” lo disegnano, come il solito razzista. Colpevole di essere un Fascista.

In memoria di Claudio, è stata costituita l'associazione “In compagnia del girasole” http://www.incompagniadelgirasole.com una Onlus no profit, che opera nel settore dell'assistenza sociale ... in favore dell’infanzia, dell’adolescenza e della gioventù.
Rivendicazione, autori

Stato processuale: La fuga della coppia di albanesi non dura molto. Per i carabinieri della Compagnia di Varese e per i colleghi del Nucleo operativo, subito all’ertati è solo questione di tempo, in mano hanno già nomi e cognomi. Da lì a poco ritrovano la Toyota (della mamma del diciassettenne) nel parcheggio nei pressi di via dei Mille di fronte al cinema Nuovo. Poco più avanti viene bloccato il 17enne Fatjon che si era separato dall'amico e vagabondava per Varese. Vladimir, irregolare in Italia, viene individuato sulla bretella dell’autostrada per Milano intorno alle due del mattino del 11 giugno 2005 in attesa di qualcuno che lo portasse via di lì.
Il clandestino, viene accompagnato in carcere ai Miogni (VA) con l'accusa di omicidio, mentre il minorenne al Beccaria di Milano con l'accusa di concorso nello stesso reato.
A indagare sulla tragedia è il Pm Masini.

Nella notte un pezzo di carta viene appeso ad un chiosco, davanti al palazzo di giustizia di Varese, dove di lì a poco sarebbero stati ascoltati, per l'udienza di convalida, i giovani che la notte di sabato avevano sferrato le pugnalate mortali: il biglietto riportava la scritta «Pena di morte per l'albanese di Besano».

Il Gip Ottavio Agostino, dopo l’interrogatorio di Vladimir Mnela decide che i due delinquenti albanesi debbono restare in carcere.

Nel processo di primo grado la ricostruzione effettuata dal pm Tiziano Masini, evidenzia: non c'era stata alcuna provocazione dei giovani di Besano nei confronti degli albanesi, assieme a Mnela, lo ricordiamo, è imputato il minorenne Fatjon (che ha già lasciato il carcere), che sarà giudicato a Milano il 6 giugno. Al contrario, erano questi ultimi ad avere semmai motivi di rancore verso i ragazzi del paese. In più, il fatto che i due immigrati girassero portandosi dietro un pugnale la dice lunga sul loro atteggiamento in quella tragica serata. A Mnela la Procura contestava, inoltre, due aggravanti: l'avere agito per futili motivi e l'aver coinvolto un minorenne. Ragioni concrete perché l'immigrato e i giovani di Besano venissero alle mani l'inchiesta non le ha fatte emergere. Anzi: il traffico sul cellulare dell'omicida rivela il suo arrivo nel Varesotto soltanto un'ora prima del delitto. Per oltre un mese Mnela aveva vagato per mezza Europa senza mai incappare in un controllo di polizia: entrato dal confine greco, il giovane era stato successivamente in Germania, in Francia e quindi in Italia, ospite di alcuni connazionali vicino a Bergamo. Lì l'aveva raggiunto l'invito di Fatjon, un suo compaesano d'Albania, ad andare a Besano.
Il giudice Giuseppe Battarino pronuncia la condanna per Vladimir Mnela: 30 anni di reclusione e nessuna attenuante, la pena più severa possibile dal momento che il giovane aveva scelto il rito abbreviato. Altrimenti sarebbe scattato l' ergastolo.
La sentenza lascia soddisfatti i legali di parte civile: «Sono state accolte le nostre richieste - dicono gli avvocati Attilio Fontana e Luca Marsico -, non poteva essere riconosciuta alcuna attenuante per un gesto tanto grave». erano coinvolti due albanesi, uno dei quali entrato clandestinamente in Italia.

Paradossalmente, nel processo d’Appello il ventunenne Vladimir Mnela, assassino confesso, ha assicurato che il pugnale era nell'auto dell'amico, che "non ha capito la situazione". Tenta cioè di difendersi in maniera tale che l'avvocato del diciassettenne Fatjon lo bolla così: "Ha rovinato due famiglie, quella di chi ha ucciso e l'altra, di chi l'ha ospitato per due ore. La mamma di Fatjon fa la badante, figurarsi se aveva un coltello in auto. A uno così auguro la pena più aspra possibile".
Nel processo d’appello viene confermata la condanna inflittagli in primo grado.
Il 17 giugno 2008, la Cassazione ha confermato la condanna di Vladimir Mnela, a trent’anni per omicidio volontario colposo, di fatto ha confermato la sentenza di primo e secondo grado.
Farjon R. R. sta scontando ai domiciliari una condanna di 9 anni e 4 mesi.

Ma chi è questo Vladimir? Nessuno sembra saperlo, per noi reste un emigrato clandestino accolto a braccia aperte da un governo servo e corrotto.
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