IO MUOVO ......
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IO MUOVO ......
IO MUOVO………….
Io muovo sulla pista
Sparsa d’eroi
Ai fastigi del secolo fascista.
Solco il verso coi solchi dei cannoni
Trainati,
e passo nella storia
con gli scarponi dei nostri soldati.
Trovo nel patimento la volontà del mio giuramento.
Non mi guardate nel volto: sono il soldato ignoto. Domani
Nell’alba universale di Roma ci riconosceremo;
e t’offrirò col duro sacrificio
l’ardimento supremo.
Ora svolto
Dalla via dei trionfi
Sulla via dell’impero.
Cammino sulla pista
Sparsa di secoli,
sparsa d’eroi,
col segno del littorio Fascista.
Camice nere , a noi!
Uniti al mio destino
I popoli,
al mondo intero
prometto il gran nome latino.
Calco le orme nel secolo.
Non mi dileguo dietro gli orizzonti,
che si rompono ai monti
lontani,
nei chiari silenzi d’oblio,
negli abbandoni immersi,
senza confine,
ne le trincee che tremano,
pendule,
ai suoni trasparenti
di melodie,
ne le follie degli attimi
eterni,
nei brevi volteggi dei secoli.
Cammino a consegnarti la mia morte,
Italia.
Ho l’ordine del Duce.
E quando nella luce
Di guerra,
stanco del mio cammino sulla terra,
trasfigurato al bianco
crepuscolo ideale,
redento dal lavacro della morte,
più forte del destino
consegnerò ai posteri la storia,
benigna imperi alla famiglia umana
la pace e la giustizia romana.
(Prof. Mariano Piccione, anno XVI e.f.)
Sig. Giacomo, la forza è anche il tempo della riflessione, ad ogni ulteriore occasione questa poesia le darà quel tempo.
Io muovo sulla pista
Sparsa d’eroi
Ai fastigi del secolo fascista.
Solco il verso coi solchi dei cannoni
Trainati,
e passo nella storia
con gli scarponi dei nostri soldati.
Trovo nel patimento la volontà del mio giuramento.
Non mi guardate nel volto: sono il soldato ignoto. Domani
Nell’alba universale di Roma ci riconosceremo;
e t’offrirò col duro sacrificio
l’ardimento supremo.
Ora svolto
Dalla via dei trionfi
Sulla via dell’impero.
Cammino sulla pista
Sparsa di secoli,
sparsa d’eroi,
col segno del littorio Fascista.
Camice nere , a noi!
Uniti al mio destino
I popoli,
al mondo intero
prometto il gran nome latino.
Calco le orme nel secolo.
Non mi dileguo dietro gli orizzonti,
che si rompono ai monti
lontani,
nei chiari silenzi d’oblio,
negli abbandoni immersi,
senza confine,
ne le trincee che tremano,
pendule,
ai suoni trasparenti
di melodie,
ne le follie degli attimi
eterni,
nei brevi volteggi dei secoli.
Cammino a consegnarti la mia morte,
Italia.
Ho l’ordine del Duce.
E quando nella luce
Di guerra,
stanco del mio cammino sulla terra,
trasfigurato al bianco
crepuscolo ideale,
redento dal lavacro della morte,
più forte del destino
consegnerò ai posteri la storia,
benigna imperi alla famiglia umana
la pace e la giustizia romana.
(Prof. Mariano Piccione, anno XVI e.f.)
Sig. Giacomo, la forza è anche il tempo della riflessione, ad ogni ulteriore occasione questa poesia le darà quel tempo.
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