Dall’Irredentismo all’Impero Fascista.

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Messaggio  Admin Gio 06 Gen 2011, 22:41

Dall’Irredentismo all’Impero Fascista. Testam10Dall’Irredentismo all’Impero Fascista. Liber223
Guglielmo Oberdan, patriota generoso ed entusiasta, era nato a Trieste, e avrebbe dovuto prestare servizio militare sotto l’Austria. Egli preferì compiere i sui studi di Medicina in Italia per essere pronto a combattere con la divisa italiana per la redenzione della sua terra natale,  quando fosse scoppiata quella guerra di liberazione che egli e tutti i suoi compagni desideravano, per vedere sventolare sulla torre di San Giusto e sul Castello del Buon Consiglio il tricolore italiano. Ma una nuova alleanza deludeva ogni ideale.
La triplice alleanza ammoniva i Giovani irredentisti,che non solo la guerra di liberazione era assai lontana, ma che bisognava anche reprimere gran parte dei propri impulsi. Questi giovani fremevano. Le loro gesta per l’ideale di liberazione si moltiplicavano. Lo studente Guglielmo Oberdan, considerato un disertore da Governo Imperiale Austriaco, non aveva potuto vestire la divisa militare in Italia; e perdeva per sempre la speranza di compiere atti di coraggio per alimentare negli altri suoi compagni la fiamma dell’irredentismo.
Il dramma che si svolgeva nella sua anima è ben comprensibile. Gli avvenimenti avevano fatto di un uomo di coraggio e di azione, un giovane e un cittadino senza speranza di vestire una divisa di saldato per difendere il suo grande ideale.
Fu per questo, che, mentre tutto era inquieto nell’orizzonte politico, e il Paese soprassedeva alle sue rivendicazioni,il Giovane Italiano volle ripassare la frontiera per riscaldare gli animi dei suoi compagni, i quali ben lo conoscevano e più di una volta ne avevano invocato l’aiuto di apostolo e di ispiratore. Fu per questo che Guglielmo Oberdan decise di fare un gesto eroico e clamoroso destinato a riattivare tutta la santa propaganda al di qua e al di là della frontiera.
Appena ventitreenne, partì solo e in segreto da Roma,dove frequentava la facoltà di Medicina, all’indomani della nostra occupazione della Baia di Assab primo baluardo delle nuove aspirazioni coloniali, lontana avvisaglia di quella gigantesca impresa che doveva essere la conquista imperiale dell’Italia Fascista del XIV.
Le tappe della Storia si succedono talora con coincidenze dense di significato. Il martirio di Oberdan fu monito alla gioventù per le future battaglie della unificazione geografica della Patria, come la nostra occupazione del porto eritreo, avvenuta nello stesso anno del martirio del giovane triestino, fu una tappa che tenne più vivo nel cuore dei giovani il desiderio di vendicare Adua e Macallè e i martiri del TRADIMENTO di Menelik.

Il 20 dicembre del 1882, dopo di aver fatto propaganda nelle città del litorale adriatico e nella sua Trieste, Guglielmo Oberdan divisava di fare un atto simbolico di protesta contro l’Imperatore, e arringava gli Studenti davanti all’Ateneo Triestino.
Subito arrestato dagli sbirri imperiale, veniva trovato in possesso di due bombe e accusato di avere voluto attentare alla vita di Francesco Giuseppe. Processato sommariamente e fulmineamente, veniva condannato alla forca, sulla quale veniva pubblicamente giustiziato il 20 dello stesso mese.

Inorridirono le madri;  abbassarono la testa i Giovani irredenti; correva un brivido per tutta la Gioventù italiana e nell’Esercito e nel Popolo, per tutta la Penisola. In migliaia di petti maturò un proposito di vendetta e di riscossa. La causa di Trento e Trieste fu da quel giorno maggiormente sentita da tutti gli Italiani.
E il martirio di Guglielmo Oberdan fu lievito della nuova anima gagliarda del Popolo d’Italia, di quel popolo che in grigioverde seppe riportare vittorie per sé e per altre nazioni su tutti i fronti della grande guerra, di quella Gioventù che, dopo la guerra diede, con il suo sangue, il pegno di una nuova battaglia universale per una grande giustizia sociale.
Di quella Gioventù infine, che in Camicia Nera rivendicò sui lontani campi della tenebrosa e selvaggia Etiopia,le onte patite dai pionieri della Civiltà e dai Missionari, per lunghi anni, prima del ritorno delle insegne imperiali sui Colli di Roma.
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