La meccanizzazione degli italiani nei primi anni del Fascismo

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Messaggio  Admin Mar 23 Ott 2012, 16:30

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Già dal suo insediamento il Governo Fascista fece dell’Italia un paese produttore di automobili, tanto da produrre quanto occorreva ai bisogni sempre crescenti del paese, e da esportare in paesi stranieri nei quali le macchine italiane erano molto apprezzate.
L’esportazione di autoveicoli italiani si manteneva superiore alla importazione. Le principali fabbriche erano: l’Alfa Romeo; l’Ansaldo; la Bianchi; la Cerano; la Fiat; l’Isotta – Fraschini; L’Itala; la Lancia; la O.M., tutte queste fabbriche giunsero, e restarono attive anche nei primi anni di questo falso “regime democratico” , -molte- scomparvero nel tempo  per l’incapacità dei governi che si sono succeduti.

Il Governo Fascista comprese subito che gli autoveicolo non possedevano strade proprie, come la ferrovia, e che la più gran parte del traffico si sviluppava quindi sulle strade ordinarie, costruite un tempo per la trazione animale. La situazione era ancor più grave nell’Italia meridionale e insulare sprovvista totalmente di strade, e quasi tutte quelle esistenti in condizioni cattive e assolutamente inadatte al  traffico meccanico.

Un elemento di forza e di coesione dell’Impero romano furono le strade che percorrevano tutto il mondo conosciuto di allora e assicuravano il traffico, le comunicazioni, l’ordine.

Per il Fascismo le strade, ben tenute, erano una necessità fondamentale della vita civile.
Il problema fu risolto con la costituzione di una Speciale Azienda, l’ANAS, che provvedeva alle strade di grande comunicazione che attraversano tutta l’Italia e congiungono regione con regione. In pochi anni (senza mezzi meccanici) in Italia furono realizzate 150.000 km. di rete stradale di cui 22chilometri di queste erano le strade statali.

Venne affidato alle amministrazioni provinciali di provvedere alla costruzione e manutenzione delle  strade interne alle provincia, o di comunicazione tra provincia e provincia, i Comuni di campagna o i sobborghi delle grandi città.

Ora che sulle strade circolano pedoni, veicoli a trazione animale e autoveicoli i quali procedono a notevole velocità, fu di massima importanza la disciplina stradale. Per questo venne ordinata una Milizia della strada, la quale sorvegliava (con serietà) le violazioni delle norme del traffico; ma la miglior disciplina era quella che tutti le osservano spontaneamente, perché la strada è di tutti e nessuno deve crederla propria; e perché l’osservanza scrupolosa delle norme è vantaggio comune e comune benefizio, di cui ciascun deve essere rispettoso.

Questo fece nei primi anni il Fascismo, nella convita previsione di dare al popolo un benessere, per altre nazioni irraggiungibile, per questo divennero strumento di sanzioni e di guerra contro il nostro popolo.

Mentre il mondo affrontava una grave crisi economico-finanziaria il Fascismo completava le seguenti  autostrade:    
Milano-Gallarate-Varese ----- Km. 49,000
Milano-Como ----------------Km. 36,600
Milano-Sesto Calende-------- Km. 46,900
Milano-Bergamo--------------Km.  49,200                    
Roma-Ostia------------------Km.  22,900
Napoli-Pompei-Salerno--------Km. 50,000

Nel mentre erano in esecuzione o allo studio queste altre: Milano-Torino; Milano-Genova; Genova-Ventimiglia; Bergamo-Verona; Padova Mestre; Fiume- Viareggio.

Ricordiamo che nel 1928,  vi erano in Italia 25.245 biciclette a motore; 78.772 motociclette; 173.242 autovetture; 7928 autobus; 49.339 autocarri; 653 trattrici stradali; 8437 rimorchi; 6376 trattrici agricole.

Il Fascismo aiutò l’industria meccanica a produrre trattrici agricole, (col lo specifico fine di liberare i contadini da un più duro lavoro dei campi) le quali fino al 1926 erano qualche decina, nel 1927 divennero  1343, per passare poi a 6376 nel 1928, una crescita che si protrasse anno dopo anno, frenata solo dall'inizio della guerra contro l’Italia.  
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