Contro ogni destra traditrice, fregandocene dell’accordo per giungere ad una nuova legge elettorale..

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Messaggio  Admin Ven 31 Gen 2014, 22:37

Contro ogni destra traditrice, fregandocene dell’accordo per giungere ad una nuova legge elettorale.. 602-4010

Pensiamo che la sincerità e la lealtà con la quale noi continuiamo a partecipare alla discussione dipende se essa saprà divenire un avvenimento storico o un fatto di minuta cronaca quotidiana destinata a sparire senza lasciare traccia.
Ciò premesso non vi stupirà se vi parleremo con una schiettezza rasentante la brutalità. Aggiungiamo subito che gli abbracciamenti e le confusioni di questi ultimi mesi, questo <<ritrovarsi>> dopo scissioni e separazioni, non elimina la necessità che certe posizioni personali e politiche siano liquidate; altrimenti l’unione che noi vogliamo eminentemente prolifica non potrebbe essere che desolatamente sterile.
Che cosa stiamo cercando noi! Dei camerati di base, iscritti a  una delle tante Associazioni o Partiti che intendono perseguire con la lotta politica un nuovo sistema di governo; noi che tutti insieme rappresentiamo il coraggio dell’antipolitica, dovremmo in un unica intese costituire un Comitato d’Azione  contro il carovita, la disoccupazione e la pesante pressione fiscale.

Noi cerchiamo un minimo comune denominatore per l’intesa e per l’azione.
Lo troveremo?  

Noi  veniamo da diverse scuole; siamo di temperamento diverso, e i temperamenti dividono gli uomini molto più profondamente che le idee; apparteniamo a un popolo individualista, ma tutto ciò non impedisce che qualche cos’altro ci leghi e ci accomuni per ciò che riguarda le contingenze attuali e per ciò che si riferisce all’azione di domani.
Tra noi ci possono essere mille sfumature d’idee, ma intanto su un primo fatto importante concordiamo all’unanimità: nel ritenere il liberalismo un bluff, un ricatto, una commedia, una speculazione.

Siamo anche tutti d’accordo nel fare una opportuna differenziazione fra i partiti attualmente in Parlamento e la massa del popolo Italiano. questi partiti hanno scroccato fino ad ora la fama di organismi democratici puri, rappresentando esclusivamente se stessi.

Noi non vogliamo niente di tutto ciò!

Bisogna guardare in faccia questi fantocci. Cifre alla mano si vedrà che su 60 milioni di italiani questi partiti rappresentano meno del 45% della popolazione, ma impongono ad essa una legislazione sempre più asservita alla grande finanza.  Partiti, dominati da una cricca composta dalla mediocre borghesia, nel senso più filisteo della parola, molti di questi scimuniti sono ministri della nostra Italia.
Il nostra lotta d’un conto deve insidiare costantemente la massa organizzata; da altro riunire la massa popolare disorganizzata che supera di decine di volte la prima. Dobbiamo rifiutare di andare verso la massa dei lavoratori con atteggiamenti ora untuosi, ora istrionici dei demagoghi.
Le masse devono essere conquistate e per questo devono ricevere la parola schietta della verità. A queste masse noi non ci dobbiamo presentare come ciarlatani che promettono il paradiso a breve scadenza, ma come educatori che non cercano né successo, né popolarità, né stipendi, né voti.

Ricordando che, la massa che segue gli attuali partiti non merita blandizie perché è una massa di bruti avvelenati e imbarbariti dalla spregiudicatezza dei privilegi  e della corruzione.
Lo sanno i tanti Camerati che hanno dovuto esulare da molti luoghi di lavoro, sia pubblici che privati.

Come si può e si deve parlare alle masse ce l’ha dimostrato Merrheim, una delle  teste pensanti del sindacalismo francese del ‘900, in un discorso importantissimo, egli diceva, in specie per ciò che doveva riguardare i rapporti fra economia e politica e sulla necessità di produrre:
<< dobbiamo dire la verità, tutta la verità, anche se questa verità può fruttare  odio. Ora la verità è, per tutti quelli che riflettono, che al malessere profondo della nostra società si deve rimediare aumentando necessariamente la produzione, senza l’aumento dei salari, aumento, assolutamente contrario alle leggi economiche. Bisogna dire al Popolo che il regime della produzione e della ripartizione dei prodotti deve essere completamente trasformato se si vuole portare rimedi efficaci e durevoli all’attuale malessere, e che a questa trasformazione si può pervenire con la forza dell’organizzazione.
<< … E’ comodo farsi applaudire freneticamente affermando agli uditori, che si rigurgita di prodotti e che essi possono consumare senza limite, che possono raggiungere il loro benessere imponendo salari proporzionali ai loro desideri, senza aumentare la produzione.
<<… Il coraggio sta nel dire, nel ripetere al Popolo che ognuno è nello stesso tempo produttore e consumatore, e che il continuo sviluppo della produzione è necessario, indispensabile.
<<… Il coraggio sta nel dire che è impossibile, non soltanto di soddisfare ai bisogni normali, naturali di tutti senza produrre normalmente, ma che è assolutamente impossibile di sviluppare il benessere generale di ognuno se nello stesso tempo non si sviluppa la produzione individuale nell’interesse collettivo e generale.
<<… Il coraggio sta nel proclamare che la rivoluzione puramente politica che scalda il cervello del Popolo, non saprebbe risolvere il problema sociale in cui l’attuale partitocrazia ci ha precipitato, e imposta una soluzione.
<<… Il coraggio sta nel dire instancabilmente al Popolo che la rivoluzione che si deve fare è la rivoluzione economica.
<<… Il coraggio sta nel dire che una rivoluzione economica trae la sua linfa dal lavoro e si fortifica, si sviluppa e si compie intensificando la produzione sia nella agricoltura che nelle fabbriche, migliorando utilizzazione dei processi scientifici e dei modi di produzione>>.


Concordiamo, sempre in riferimento alle circostanze attuali: nel ritenere cioè che la nostra situazione nazionale sia critica. Schematicamente, privatizzazioni e svendite immobiliari pubbliche, sono ancora una volta destinati ad arricchire il capitalismo nazionale e internazionale, impoverito l’intera nazione. Questo in nome di un antifascismo strisciante, asservito ad una falsa “democrazia” rappresentativa e liberista.  

Per risorgere, occorrono nuovi accordi finanziari ed economici non più subordinati agli interessi economico-politici, non più asserviti alle istituzioni di questa Europa, ma, nel solo interresse della nostra Nazione.

Ci si presenta la possibilità, quasi certa, di stringere nuovi accordi economico- politiche in Asia, dopo aver perso quelli che per anni abbiamo mantenuto in Africa (vedi il bacino petrolifero libico) e nelle americhe.

Data questa situazione, non esageriamo quando affermiamo che la “democrazia” rappresentativa in questi anni ha mosso un vero e proprio tentativo di assassinio della nostra Nazione.

Negli anni, in Italia si sono succeduti governi senza progetti, senza obiettivi, senza giustificazioni. Il loro susseguirsi deve fallire e fallirà! Poiché gli attuali politicanti e gli alti dirigenti si trovano al centro di questo dilemma:
- o tragedia, perché lo Stato rafforza il suo apparto repressivo fiscale, già in piena attività;
- o commedia, perché già si delinea la rivolta popolare, l’insurrezione del popolo che  ormai è stufo di servire questi Partiti, questi Sindacati, queste istituzioni che, in via di massima sono composti da elementi che rappresentano la peggiore delle caste.

Vale forse la pena di ribadire, en passant, l’obiezione dell’immondo sistema dell’informazione (Stampa, Televisione, Internet), asservita alla grande finanza internazionale, la quale continua a pensare di negare a noi il diritto di riscattare la Nazione, riportando falsità e ingiurie contro il nostro popolo.
Noi schiacceremo questi signori  rispondendo che non permetteremo loro di continuare a danneggiare il nostro Popolo, oltre all’infinita e indelebile vergogna morale.

Non è in ballo uno scoppio improvviso di epilessia rivoluzionaria. Per giungervi essa deve avere delle forze, degli obbiettivi e soprattutto un metodo. Nel 1922, i Partiti erano già imputriditi da ventenni di pratica collaborazionistica e giolittiana, nel 2014 saremo noi Fascisti a mettere in circolazione le parole che faranno tremare le vene e i polsi degli omenoni dei partiti italiani:  

Il popolo ha bisogno di un bagno di sangue?
C’è stato, è durato tre anni.
Questo popolo ha bisogni di una giornata storica?
Ne ha vissute mille.

Il nostro compito allora è scuotere questa massa perché veramente è caduta nell’avvilimento e nella insensibilità. Questa situazione di fatto non può continuare più.
Oggi l’unico metodo per non avere più paura della rivoluzione politica è pensare che ci siano in mezzo ed in pieno, che essa è cominciata nel luglio del ’43 e che dura ancora. Non si tratta già, come pensano taluni, di passare o entrare nella rivoluzione, cosi come si passa dallo stato di quiete allo stato di movimento. Il compito degli spiriti veramente liberi è diverso: se questa grande, immensa trasformazione del mondo ha portato alla stagnazione, noi abbiamo il dovere di accelerare il ritmo del movimento; se questo è già frenetico, allora il nostro compito non è già di spingere, ma di frenare e di ritardare per evitare la disintegrazione e la rovina. Essere rivoluzionari in date circostanze di tempo e di luogo, può essere l’orgoglio di una vita, ma quando chi parla di rivoluzione è la mandra dei vandeani e dei parassiti, allora non bisogna temere, opponendosi, di passare per reazionari.
Si è sempre reazionari o rivoluzionari per qualcuno. Fritz Adler, rivoluzionario ai tempi di Stùrgkh, è reazionario, di fronte ai comunisti. << noi non temiamo le parole: siamo rivoluzionari e reazionari>>. In fondo, la vita è tutta in questo ritmo. Noi temiamo la rivoluzione che distrugge e non crea. Temiamo la corsa al più rosso, la politica della follia, in fondo alla quale può essere lo sprofondamento di questa nostra fragile civiltà – priva di solide basi morali – e l’avvento di una schiatta terribile di dominatori che ricondurrebbero la disciplina nel mondo e ristabilirebbero le necessarie gerarchie a colpi di frusta e di mitragliatrice.

D’altronde, a proposito di reazione e di rivoluzione, noi abbiamo una bussola che grida: << Tutto ciò che può rendere grande il popolo italiano, ci trova favorevole; e, viceversa, tutto ciò che tende ad abbassare, ad abbrutire, ad impoverire il popolo italiano, ci trova contrari>>.

Troviamo strano che, molti militanti antisistema, negli ultimi anni, si sono asserviti ad esso divenendo strenui  difensori del liberalismo, aderire a Forza Italia, al Nuovo Centro Destra, a Fratelli d’Italia, alla Destra, a Forza Nuova, alla Fiamma Tricolore o ad una delle sigle sconosciute ai più, vuol dire essere incapaci di lottare per sottrarre il popolo dall’asservimento al capitalismo internazionale, senza, tempestarsi con una serie di perché. Neghiamo a questi Movimenti o Partiti  l’appellativo di avanguardisti. Neghiamo l’utilità e l’opportunità di una qualsiasi collaborazione. Non abbiamo fiducia nei Partiti che hanno portato alla rovina il nostro popolo, riteniamo che essi non sapranno trovare la strada del rinnovamento. Affermiamo serenamente che questi Partiti sono inutili; che lo strofinarsi ad essi è poco pulito.
Un giorno, nel momento meno culminante della storia umana, essi sposarono la causa della reazione rappresentando l’attuale Unione (bancaria) d’Europa.

D’altronde è pericoloso e idiota blandire questi Partiti: non ci si riconcilia con questa gente.

Nel tempo alcuni, traditori, si sono attaccati ad uno di questi Partiti, poiché sono dei megalomani ed hanno, fra l’altro, la fatua vanità dello splendido isolamento, e per questo hanno respinto sdegnosamente di trovare con noi un impegno comune. Questo è anche il nostro pensiero. Piuttosto che cercare o mendicare le inutili collaborazioni, anche in questa occasione, tracciamo le linee di un nostro programma d’intesa e di azione.

Ci rifiutiamo, dopo aver gettato la vecchia, di indossare le nuove camiciole dei dogmi. Crediamo che sia ancora possibile creare una potente organizzazione economica in Italia, basandosi su questi postulati:
1. Assoluta indipendenza da tutti i partiti, sette e congreghe;
2. Federalismo e autonomia;
3. Abolizione sino ai limiti del possibile del funzionalismo stipendiato;
4. Nessun movimento senza aver prima, regolarmente, a mezzo di referendum, consultato la massa degli interessati.
Formula programmatica:
<<Massimo di produzione; massimo di benessere>>.
I mezzi per ottenere questo, possono variare a seconda del luogo e del tempo.
Il nostro impegno resta quello di fare della collaborazione delle categorie il primario strumento  di sviluppo e produttività.
Certo non saremo sempre collaborazionisti, ma nemmeno sempre classista e quando esproprieremo, lo faremo per socializzare non la miseria, come avverrebbe oggi, ma la ricchezza.
Per conquistare i mercati è necessario che si regoli il ruolo del capitate e del lavoro, per questo  borghesia e proletariato dovranno collaborare insieme, non solo quando c’è da spartire del bottino.

Allora: lotta; ma la lotta in epoche di sottoproduzione è un non senso distruttivo.

La riforma elettorale annunciata dopo l’incontro Renzi-Belusconi, vedrà varie configurazioni ma, alla fine passeranno sbarramento, premio di maggioranza l’esclusione delle preferenze.
Pazienza, noi Fascisti, resteremo ancora fuori dalle istituzioni, ma in mezzo al popolo, continueremo a chiedere ad esso di astenersi dal voto, sin quanto non avranno restituito lo scrutinio di lista e la rappresentanza proporzionale che determinerà, per ragioni intuitive, delle grandi coalizioni. Una socialista - marxista, una clerico-popolare e finalmente la nostra, che chiameremo <<Alleanza per la Costituente>> Alleanza per la nascita dello Stato Nazionale del Lavoro.
Programma: << portare >> dei candidati che si impegnano nella <<prima sessione>> della Camera a porre il problema della <<revisione> costituzionale e a lottare per la sua soluzione che porti alla Democrazia Partecipativa.

Questa è la Costituente come la intendiamo noi. Questo è il minimo denominatore che ci può impegnare tutti attorno al quale possiamo formare l’unione. L’ora particolarmente propizia per questa costituzione.

Su questa strada possiamo – crediamo – camminare insieme, tutti quanti rappresentati in un Comitato di Intesa, d’Azione e Antisistema.

Si tratta di <<nazionalizzare>> questo tentativo, di universalizzarlo in tutta Italia. Ci rifiutiamo, nell’attuale situazione economica delicatissima dell’Italia, a qualsiasi gesto che spiani le strade alle sinistre portatori di ulteriore rovina.

La nostra vittoria non può, non deve essere sabotata. Comprendiamo certe impazienze, ma invitiamo il popolo a riflettere che, se la vita degli individui si numera ad anni, quella dei popoli si conta in secoli, non dobbiamo riferire egocentricamente a noi quello che è un problema di indole generale. La buona strategia è calcolo e audacia. Non vogliamo governare poggiandoci esclusivamente sui nostri ideali, poiché allora la nostra sarebbe quella dittatura che deprechiamo. Vogliamo prima sondare le masse, attraverso la consultazione elettorale. Avuto il consenso per i nostri postulati, allora scatteremo all’azione.

La rivoluzione che noi volemmo e facemmo, tornerà nostra, ormai siamo nella sua fase conclusiva, l’astensione dal  voto del popolo, ci chiamerà a riportare benessere, ci chiamerà a ridare libertà. In sintesi ci chiamerà a far rinascere  l’Italia!
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