Delinquenti ucraini asserviti al liberalismo

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Messaggio  Admin Gio 06 Mar 2014, 18:45

Delinquenti ucraini asserviti al liberalismo  2014_u12

Ucraina: L’inattesa decisione del presidente Viktor Yanukocich di non firmare l’accordo di associazione tra l'Ucraina e l’Unione europea, ha permesso ai liberisti occidentali, che da anni strumentalizzano ed illudono i giovani ucraini, di scatenare il caos per le strade di Kiev. A scendere in piazza contro la decisione del governo  sono appena in 100 mila ma tanto inferociti da rendere necessario l’intervento dei Berkut (le teste di cuoio ucraine), i quali hanno provato ad arginare l’impatto con i più facinorosi senza l’uso della forza, purtroppo per sgomberare la piazza dell’Indipendezza sono stati costretti a difendersi dalle azioni di guerriglia e dagli spari che questi, nemici dell’Ucraina hanno posto in essere, delinquenti, asserviti ai liberisti capaci di manipolare e mandare in tilt i siti istituzionale della Presidenza, del Governo e del Ministero degli Interni. Mestre un gruppo di prostitute definitosi  “gruppo Femen” si esibivano in topless a Parigi davanti all’ambasciata ucraina urinando sulla foto del Presidente Viktor Yanukovich.
È dall’incidente alla Centrale atomica di Chernobyl del 1986  che gli Stati liberisti provano a corrompere il potere ucraino, opera che dal 1989, è stata aiutata dalla perestrojka gorbacioviana, anche in tutte le altre  nazioni dell’ex blocco comunista, con il chiaro scopo di isolare la Russia. Milioni di dollari ed euro  (come abitudine) sono stati investiti per comprare donne e uomini pronti a svendere anima e corpo allo straniero ma, nell’Ucraina di questi giorni qualcosa si è inceppato. Se a pochi manifestanti è stato facile spodestare il Presidente Viktor Yanukovych, eletto democraticamente nel 2010 meno facile risulta assoggettare l’intera Ucraina al mondo occidentale a regime liberista.
L’Ucraina, come parte della Russia orientale, appartiene al continente europeo ma nei secoli non è riuscita a legarsi ad esso, anzi da esso è stata respinta, e pensare che ancor oggi dispone del grande bacino minerario del Donhass, tra il Donec e il Don, questo è dovuto alle continue controversie a cui la regione è stata sottoposta nei secoli. Occupata nel secondo millennio a.C. da tribù di slavi orientali si costituì nei secc. VIII –IX nello stato slavo di Kijev, distrutto nel 1240 dai mongoli e diviso tra Ungheria, Lituania e Polonia, le basi di un’identità nazionale ucraina vennero gettate molto più tardi, intorno alla metà del 1600 (con la ribellione dei cosacchi contro l’oppressione straniera) dopo la quale segui l’unificazione volontaria del 1654 con il regno di Moscovia e all’assoggettamento agli zar.
La rivoluzione bolscevica del 1917 permise la proclamazione a Kijev di una repubblica assembleare divenendo nel 1923 parte integrante dell’Urss, la quale durante la seconda guerra mondiale la libero dall’occupazione tedesca reintegrandola nell’unione sovietica.

Solo dopo la disgregazione dell’Urss nel 1990, aiutata dalla perestrojka gorbacioviana, si diffuse un movimento nazionalista, il “Movimento del Popolo Ucraino per la Ricostruzione” che nel luglio del 1990 costrinse il parlamento ucraino a proclamare la repubblica d’Ucraina, la quale ricordando gli anni precedenti nel 1991 dichiarò il partito comunista ucraino fuorilegge.
Il 24 agosto 1991 il Parlamento dichiarò l'indipendenza e indisse un referendum di conferma e le prime elezioni “democratiche” della storia dell'Ucraina, il 1º dicembre 1991 il popolo ucraino decise la propria indipendenza ed elesse l’ex comunista Leonid Kravčuk, primo presidente dell'Ucraina dopo quel voto i rapporti con la Russia furono molto tesi, si doveva risolvere la questione degli armamenti nucleari sul territorio ucraino e il controllo della flotta del Mar Nero ancorata a Sebastopoli.

È DA QUEL VOTO CHE L’UCRAINA SUBISCE FORTI PRESSIONI DALLE NAZIONI OCCIDENTALI (LIBERISTI) AL FINE DI SOTTRARLA DALL’ORBITA RUSSA.

Nel 1994 Leonid Kravčuk (anche per il suo ruolo antirusso) fu sconfitto dall’ex comunista Leonid Kučma, un filo-russo rieletto nel 1999.
Nel 2000  iniziamo gli anni dell’instabilità. Viene formato un governo con a capo Viktor Juščenko il quale pressato dagli USA si disse  disponibile  ad aprire l’Ucraina alla Nato, causando nuove tensioni con la Russia.
Nell'aprile 2001 la maggioranza parlamentare si dissolse e il primo ministro (filo-occidentale)Viktor Juščenko viene destituito. Dopo un breve mandato assegnato a Anatolij Kinakh, il 21 novembre 2002 viene nominato primo ministro Viktor Janukovyč, fino alle elezioni  presidenziali d’ottobre/novembre 2004 che il primo ministro incarica vinse ma che vennero annullate dalla Corte Suprema a seguito delle proteste dei filo-europei (la rivoluzione arancione) che accusavano di brogli a favore di Viktor Janukovyč (sostenuto dal presidente uscente Kučma). L’elezioni furono ripetute il 26 dicembre dello stesso anno, quel voto elesse a nuovo presidente Viktor Juščenko, entrato in carica il 23 gennaio 2005. Questo risultato fu possibile grazie al forte sostegno degli Stati Uniti seguiti dall’Unione Europea, che salutarono con grande soddisfazione la conquista nell’emisfero liberista di un'altra nazione post-sovietica.
Nelle elezioni per il rinnovo del parlamento ucraino del 26 marzo 2006 la “coalizione arancione” del presidente, Viktor Juščenko, esce notevolmente ridimensionata, viene eletto primo ministro Janukovyč, il quale riesce a modificare la costituzione per via parlamentare riducendo i poteri del presidente. Ciò spinse Viktor Juščenko, il 2 aprile 2007 a firmare un decreto per sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni legislative ma  il  parlamento bocciò il decreto, fra le proteste del premier Janukovyč e dei suoi sostenitori nelle piazze, la crisi fu però rimandata di pochi mesi, il 30 settembre 2007 gli ucraini tornarono anticipatamente alle urne grazie all’accordo tra  Juščenko, Janukovič ed il presidente del parlamento Oleksandr Moroz.
L'esito delle elezioni fu controverso: il Partito delle Regioni di Janukovič risultò essere il primo partito, ma la coalizione tra il Blocco Elettorale di Julija Tymošenko e il Blocco Nostra Ucraina-Autodifesa Popolare di Juščenko ottenne la maggioranza dei seggi. Il 18 dicembre 2007 Julija Tymošenko fu nominata primo ministro.
Nel  2008  il presidente Viktor Juščenko sciolse ancora una volta (la Verchovna Rada) il parlamento ucraino e indisse nuove elezioni, poi annullate a causa della formazione di una nuova coalizione di governo, sempre guidata dalla filo-europea Julija Tymošenko.
Nel 2010 alle elezioni presidenziali fu eletto Presidente della Repubblica Viktor Yanukovych, che sconfisse la (Filo-europea) Tymošenko, donna, che negli anni della sua presidenza ha agevolato l’emigrazione in massa delle donne ucraine verso i paesi europei, le meno giovani per svolgere l’attività di badanti, e le più giovani, per lo più minorenni, destinate allo sfruttamento sessuale. L'Italia è il primo paese che ospita questa nuova forma d’immigrazione tra i paesi dell’Europa Occidentale.
Alla fine del 2013 il presidente Viktor Yanukocich, non sottoscrivendo l’accordo d’associazione tra l’Ucrania e l’Unione Europea dà il pretesto a pochi esaltati di sfogare la propria violenza protetti dall’Unione Europea.

Proteste che sfociarono nel corso di gennaio e febbraio 2014 (alimentate dagli organi d’informazione internazionali) in feroci e violenti scontri con feriti e morti, portando il 22 febbraio alla deposizione del Presidente Yanukovych e alla scarcerazione della filo-europea Tymošenko, condannata il 29 agosto 2012 dalla Corte Suprema dell’Ucraina  che confermo la condanna a sette anni di reclusione per abuso d'ufficio. Sentenza che il 29 aprile 2013, unilateralmente, la  Corte Europea dei diritti dell'uomo ha decretato illegittima.

Possono le proteste di pochi violenti mettere 46.500.000 ucraini nelle mani della finanza internazionale? Può la Russia lasciare sotto l’influenza liberista delle false “democrazie” occidentali i cittadini Russi che vivono in Ucraina? Nel 1918 Inghilterra, Francia e Stati Uniti non vollero riconoscere all’Italia il diritto di solo patrio su Fiume con la scusante che gli italiani erano presenti soltanto a Fiume, mentre la maggioranza della popolazione era slava una volta che si includevano le popolazioni delle campagne.
Valendo questo principio, il Governo Russo è più che legittimato a difendere con ogni mezzo il popolo della penisola di Crimea, senza scordare che circa 7 milioni di ucraini vivono in Russia e in altre repubbliche ex sovietiche.

Non basta il voto del parlamento di Crimea del 6 marzo che ha riconosciuto la  sovranità territoriale della Crimea alla Russia, indicendo per il 14 marzo 2014 un referendum confermativo, è necessario che l’esercito russo invadi l’intera Ucraina, sottraendola alla corruzione del liberismo occidentale.
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