Per non dimenticare! Paolo Di Nella, 27°anniversario

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Messaggio  Admin Sab 07 Feb 2009, 15:00

Per non dimenticare!
Militante: Per non dimenticare! Paolo Di Nella, 27°anniversario Fiacco10

Foto disponibile:Per non dimenticare! Paolo Di Nella, 27°anniversario Pellic10

Cognome e Nome: DI NELLA Paolo
Luogo e data dell’attentato: Roma 2 febbraio 1983
Luogo e data della morte: Roma 9 febbraio 1983

Descrizione dell’attentato: A volte la storia mette a capo di una comunità un essere BASTARDO, questo è quanto accadde al Msi con G. Fini, il quale non contento delle vari svolte impresse alla Fiamma, durante la sua visita in Israele nel 2003, ha imputato la tragedia dell'olocausto al Fascismo, definendo le leggi razziali promosse dal regime fascista come «male assoluto del XX secolo».

Un TRADITORE, che ha raggiunto il potere in questo Stato antifascista, salendo i gradini di una scala lastricata dal sangue versato da tantissimi giovani e no, che hanno creduto nell’idea che resta immortale.

Un TRADITORE, ormai asservito ai nemici del Fascismo, che mai a vissuto la gioia di riconoscersi camerata tra camerati.

Gioia che hanno vissuto giovani coraggiosi come Paolo Di Nella, il quale accompagnato da una ragazza di nome Daniela la notte dell’2 febbraio del 1983, si prodigava per affermare la presenza del Msi in luoghi che il TRADITORE, mai avrebbe frequentato.

Paolo, in quella notte fredda, affiggeva manifesti che pubblicizzavano una delle tante attività promosse dalla sezione locale del F.dG., una raccolta di firme per chiedere l’esproprio di Villa Chigi (un parco abbandonato, infestato dai tossici), erano le 0.45 quando si accingeva ad attaccare i manifesti su un cartellone, posto su uno spartitraffico di Piazza Gondar, proprio di fronte ad una fermata Atac del 38 di viale Libia, dove due servi del capitalismo che lo seguivano fingono d’attendere un autobus, (in Viale Libia, non esistendo una linea notturna, dopo le 24.00 non passavano autobus), attesero che Paolo voltasse loro le spalle per mettere la colla, si diressero di corsa verso di lui, uno di loro lo colpì con una sbarra alla testa. Poi da vigliacchi, di corsa, fuggono per Via Lagotana. Paolo piega le gambe, come se per un attimo qualcuno avesse tolto la corrente al suo generatore interno. Si flette sulle ginocchia, sembra che stia per cadere a terra. Poi invece si rialza, manifesti e colla in mano, si dirige verso la sua macchina, da dove la ragazza che lo accompagnava aveva assistito impotente all’aggressione, nessuno dei due comprende la gravità della ferita che Paolo lava ad una fontanella.

Sanguinante, riporta il secchio di colla e i manifesti nella sede. All’1.30, rientra a casa, si muove inquieto e si lamenta, si lava ancora una volta il capo abbondantemente sanguinante. I genitori lo sentono, lo soccorrono, chiamando un’ambulanza, che però arrivo quando ormai Paolo era già in coma.
Giunse al Policlinico romano con il cranio frantumato, ma i medici, di questa repubblica antifascista, non fecero nulla, decisero di operarlo solo nella tarda mattina del giorno dopo, il 3 febbraio, nell’operazione gli vennero asportati due ematomi e un tratto di cranio. I suoi camerati, durante i giorni di agonia si danno il cambio per stargli a fianco, giorno e notte presidiano il suo letto indignandosi sempre di più per le infamie che i giornali iniziavano a scrivere.. sordide e squallide storie.
Per la prima volta un antifascista dinanzi alla possibile perdita di una giovane vita esprime la sua pena, questo è il Presidente della Repubblica (partigiano) Sandro Pertini, il quale volle recarsi al capezzale di Paolo, ma per i suoi trascorsi, non ricevette una buona accoglienza.

La sera del 9 febbraio 1983, giorno del suo ventesimo compleanno, la solitaria lotta di Paolo contro la morte giunse al termine. Muore alle 20.05, dopo 7 giorni di coma.

Seguirono giorni di forte tensione: lo striscione commemorativo affisso a Piazza Gondar venne strappato e deturpato più volte; sui muri comparvero scritte inneggianti all'assassinio di Paolo. Il tutto condito da discorsi e commenti disinvolti e gratuiti trasmessi da radio onda rossa.

Biografia: Paolo Di Nella nacque a Roma il 10 febbraio del 1963, viveva nel quartiere Africano, per la sua capacità e l’impegno politico ricopre la carica di dirigente provinciale del Fronte della gioventù romano.
Al collo portava sempre con sè una croce celtica, la quale venne in seguito donata dalla mamma al suo grande amico Gianni Alemanno, il quale non ha mai cessato di indossarla, non l'ha mai nascosta, non l'ha mai rinnegata, anche quando incarichi istituzionali ne avrebbero sconsigliato l'utilizzo. Questo fino all’elezione a Sindaco di Roma, quando abiura i valori del fascismo, spezzando definitivamente il suo legame con Paolo.

Paolo, aveva un sogno e per quel sogno morì, dare al proprio quartiere un’area verde, strutture culturali e d’incontro.

Nel 2000 vengono consegnate 3000 firme al Comune, dopo quattro anni e una spesa di 2,5 milioni, quel sogno diviene realtà, il parco Villa Chigi apre con viali, fontane, prato all' inglese e rose in fiore. C'è anche uno spazio giochi per i bambini e un’area per i cani. Un sindaco “comunista” realizzerà quel sogno.
Il parco, Villa Chigi verrà inaugurato nel giugno del 2005, a ventidue anni dalla morte di Paolo e dalla sua lotta per la riqualificazione… Durante la cerimonia di inaugurazione, il sindaco “comunista” dichiara che non appena possibile inaugurerà una via interna del parco a Paolo Di Nella.

A settembre, quel sindaco “comunista”, mantiene la promessa, invita gli organi istituzionali comunali e i cittadini, all’intitolazione della via a Paolo Di Nella nel Parco di Villa Chigi, per Giovedì 13 ottobre 2005.
Un sindaco “comunista” aveva accolto la richiesta dei consiglieri “anticomunisti”, un’ulteriore segnale di rinnovamento della politica, « Sentirsi avversari ma non nemici. Pensare che le idee altrui non sono ragioni per le quali si possa pensare di togliere una vita». Così quel sindaco “comunista” di nome Walter Veltroni, ha spiegato il senso dell’intitolazione di un viale di Villa Chigi a Paolo Di Nella,: ultima vittima degli anni di piombo.

La via principale di Villa Chigi era stata intitolata a Paolo, per essere ricordato dai suoi amici, per quello che ha fatto, per il suo sacrificio, nel ricordo indelebile della sua città e della sua gente. Questo sarà il primo riconoscimento a Roma per un fascista morto negli anni ‘70 ‘80.

Quel sindaco del rinnovamento, però, era supportato da un partito, Rifondazione comunista, ormai sconfitto dalla storia, il quale per quella scelta l’aveva contestato già in consiglio, e lo fece in quella giornata straordinaria con un manifesto di indignazione, affisso nel quartiere. Probabilmente affissi dagli stessi che di lì a poco imbratteranno le targhe toponomastiche intitolate a Paolo Di Nella, costringendo il sindaco “comunista” ha mandare una squadra dell'ufficio decoro urbano per cancellare ogni scritta.

Stato processuale: Come ogni indagine che riguarda la morte di un fascista anche questa viene condotta con superficialità. E’ incaricato il dott. Marchionne dirigente della DIGOS romana, il quale non dispone alcuna attività investigativa, non si effettuano né perquisizioni né fermi di polizia per gli esponenti del sovversivismo del quartiere Africano.

Daniela, l’attivista che era con Paolo, unica testimone dell’agguato, viene ascoltata dalla DIGOS col solo interrese di conoscere la struttura organizzativa del Fronte della Gioventù e i nomi dei suoi dirigenti. Il dott. Marchionne, (non ci aspettavamo altro) tenta di dar corpo all’ignobile storiella della “faida interna”. Tentativo che fallisce, come fallì dieci anni prima nell’atto terroristico di Primavalle.

Il gesto del Presidente Pertini, e la morte di Paolo, spingono gli inquirenti a dare concretezza alle indagini, almeno apparentemente, si fecero delle perquisizioni nelle abitazioni dei più noti sovversivi di Valmelaina e dell’ Africano, viene indagato Corrado Quarra, individuato perché un abituale aggressore di ragazzi missini. Più volte si sottrae all’incontro con i magistrati, alimentando ancor più i sospetti su di lui, viene arrestato per caso la notte del 1 agosto 1983.
La ragazza che quella notte era con Paolo, lo riconosce quale esecutore materiale, in conseguenza il fermo di polizia a suo carico viene cambiato in ordine di cattura per omicidio volontario aggravato da futili motivi.
Daniela poi dà la descrizione dell'altro ragazzo. Qualcuno dice che l'identikit descrive Luca Baldassarre.

Il 3 novembre la ragazza viene riconvocata per un’ulteriore confronto. Mentre si concentrava, una donna, avvocato difensore di uno degli indiziati, l’avvicina e gli dice di fissarsi sulle caratteristiche somatiche della persona che accompagnava lo sprangatore, la ragazza indicò il secondo presunto aggressore con sufficiente sicurezza, nonostante le insistenti devianze, Marchionne ride, più volte le chiese se ne era sicura. Con quel riscontro si mise in essere un tranello su richiesta della difesa fu messo a confronto un giovane del tutto rassomigliante all’indiziato ma era solo un suo amico. Inoltre, nel gruppo di persone tra le quali la ragazza doveva effettuare il riscontro vi era lo stesso Quarra, il quale nel frattempo si era fatto crescere la barba.

A questo punto il giudice istruttore dr. Calabria, che peraltro aveva un figlio simpatizzante degli ambienti dell'autonomia dell'Africano, disse beffardamente alla ragazza, «Vedi, il giovane da te riconosciuto non è Baldassarre, ma un amico scelto appositamente per la grande somiglianza». «Se hai sbagliato il secondo riconoscimento puoi anche aver sbagliato il primo». A quel punto, sconfesso i riconoscimenti della ragazza e il 28/12/1983 scarcera prosciogliendo da tutte le accuse il Quarra.

Questo avvenimento segnò la fine delle indagini sull’omicidio di Paolo che passa sotto silenzio. Se ne avrà notizia infatti solo il 30 /05/1984, grazie ad un comunicato del F.dG.

Inutili, fin ora, tutti i tentativi dei camerati di Paolo per far riprendere le indagini.
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