27 Gennaio 2016: Giornata della Memoria, per gli smemorati!

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Messaggio  Admin Gio 28 Gen 2016, 19:07

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Quella del 27 gennaio è un'altra ricorrenza inventate dalla falsa e vile “democrazia” che, nascosta dietro il reato di apologia del Fascismo e l’accusa di revisionismo, continua ad asservirsi ai sionisti.

A questi smemorati, noi Fascisti, ricordiamo che la “democrazia” è di fatto una perenne disgregazione del Popolo e della Nazione.

Nel post https://liberapresenza.forumattivo.com/t487-27-gennaio-2014-un-altro-giorno-della-memoria?highlight=27+gennaio pubblicato il 26 gennaio 2014, riportavamo alla mente di chi ci legge le violenze degli israeliti nel corso dei secoli, con questo ulteriore post intendiamo soffermarci agli anni in cui i Capi della comunità ebraica italiana, obbedendo all’Internazionale Sionista, preferirono asservirsi allo straniero, legandosi a esso con le mani e con i piedi.
Iniziarono col chiedere alla Società delle Nazioni, al pari dei nostri fuorusciti bolscevichi, l’applicazione delle sanzioni contro l’Italia. Sanzione che la Società delle Nazioni (all’epoca controllata dagli inglesi) decise d’applicare contro il nostro popolo l’11 ottobre del 1935.

Altro e più diretto asservimento allo straniero avvenne durante la guerra civile Spagnola. Mentre dall’Italia partivano i volontari Fascisti, ebrei di tutto il mondo, compresa una rappresentanza italiana, si univano alla Brigata Internazionale per combattere a fianco dei bolscevichi spagnoli.

Questi due chiari elementi contrari convinsero il Governo italiano che gli Ebrei per l’Italia erano divenuti funesti, in quanto avevano dimostrato la loro assoluta incapacità ad assimilarsi: la loro inassimilabilità, che per il loro interesse collettivo è una virtù, li aveva reso disgregatori della nostra comunità da cui ormai non riuscivano a farsi accogliere, se pur ipocritamente facevano credere d’essere pronti ad assimilarsi ma, nonostante questo fino al 17 novembre 1938 il comportamento sovversivo degli Ebrei se pur ben individuato non porto ad alcun provvedimento.

Solo il governo degli Sati Uniti se pur non interessato da alcun evento bellico assunse provvedimenti contro i cittadini stranieri naturalizzati e no presenti nel suo territorio, applicando la legge sugli “stranieri ostili” adottata nel 1798 e modificava nel 1918, da applicare a femmine e maschi, secondo la quale tutti i nativi, i cittadini, abitanti o soggetti “di una nazione straniera o di governo con cui gli Stati Uniti sono in guerra” sono suscettibili di essere arrestati, trattenuti ed espulsi in quanto stranieri ostili.

Questa vergognosa disposizione venne applicata già nel settembre del 1939, quando il Regno Unito e la Francia dichiararono guerra alla Germania. A dimostrazione del proprio sostegno il presidente Franklin Delano Roosevelt autorizzò l’FBI a compilare un indice dei soggetti da arrestare. Tale ordine riguardò gli italiani e i giapponesi in quanto alleati dei tedeschi. Gli imprenditori che temporaneamente vivevano negli Stati Uniti, al pari dei diplomatici della stessa nazionalità o degli studenti che lì studiavano, divennero “stranieri ostili”. Alcuni furono internati, cosi come i marinai dei mercantili catturati nei porti degli Stati Uniti quando le loro navi furono poste sotto sequestro allo scoppio della guerra nel 1939.

Dopo la reciproca dichiarazione di guerra dell'11 dicembre 1941, per la comunità italiana negli Stati Uniti divenne più arduo del previsto, dato che era la comunità più grande, essendo aumentata costantemente grazie ai flussi di immigrati provenienti dall’Italia tra il 1880 e il 1930.

Nel 1940 vi erano milioni di cittadini d’origine italiana con la cittadinanza americana, ma, c’erra anche un gran numero di italiani considerati “stranieri ostili”, più di 600.000, che secondo la maggior parte delle fonti erano immigrati nei decenni precedenti e non erano ancora divenuti cittadini naturalizzati. Le leggi in materia di “stranieri ostili” non facevano distinzione alcuna metteva sulla stesso gli imprenditori italiani iscritti al partito Fascista presenti negli Stati Uniti per un breve periodo, che allo scoppio della guerra rimasero bloccati, le merde antifascista scappate dall’Italia, che intendevano acquisire la cittadinanza americana, e quelli che emigrati dall’Italia alla fine del XIX secolo erano cresciuti in famiglie italiane con la cittadinanza, ma che non erano ancora naturalizzati: essi furono tutti analogamente considerati nemici.
Questo costrinse gli italo-americani designati come “stranieri nemici” secondo quanto stabilito dal Titolo 50 del Codice statunitense a subire le più dure angherie. Venero evacuati e internati dalla War Relocation Authority la quale si basava sugli ordini esecutivi 9066 e 9102, che autorizzavano il "trasferimento forzoso da aree designate di abitanti per questioni di sicurezza nazionale".Tale autorità non faceva distinzione tra i nativi americani e cittadini di altre nazioni che vivevano negli Stati Uniti, dato che gli ordini includevano entrambi, l'internamento degli italo-americani: richiese uno sforzo molto forte infatti, furono internati sia quelli con la cittadinanza che quelli senza, la maggior parte (circa il 60%) erano cittadini italiani nati negli USA.

Solo dopo la resa dell'Italia l'8 settembre 1943 avvenne la liberazione della maggior parte degli internati italiani americani. Tuttavia la maggior parte degli uomini avevano già passato due anni come prigionieri, passando da un campo all'altro ogni tre o quattro mesi.

Sulla base di questo stesso principio furono internati gli americani di origine giapponese.

Già dal settembre del 1939 gli Stati Uniti si preparano ad affiancare i due stati guerrafondai, Francia e Inghilterra, spingendo la propria industria bellica a una snervate attività produttiva, nel contempo ancor più di un anno prima dell'attacco a Pearl Harbor, il Dipartimento di Giustizia aveva iniziato a compilare elenchi di possibili sabotatori e spie tra i diversi gruppi etnici da considerare nemici.

In questo clima di paura e di odio contro i cittadini italo-americani, tedesco-americani, il Giappone, cade nella trappola che gli Stati Uniti gli avevano teso contro, infatti, l’attacco giapponese a Pearl Harbor consentì al presidente Franklin D. Roosevelt, di autorizzare l’internamento (Ordine Esecutivo 9066 del 19 febbraio 1942) dei cittadini americani di origine giapponese. Furono i comandi militari a reperire all’interno delle aree militari delle “zone di esclusione, in cui le persone potevano essere isolate del tutto. Questo permise di disporre l’allontanamento di tutti gli americani di origine giapponese dall’intera costa del Pacifico, in particolare dalla California, dalle porzioni occidentali degli stati di Oregon e Washington e dalla zona meridionale, dell'Arizona. Fra le zone rimanenti di tali Stati essi non vennero esclusi perché li sono istituiti dei campi di internamento.

A questa barbarie ha contribuito su disposizione del presidente Franklin D. Roosevelt, l’United States Census Bureau, fornendo informazioni riservate, comprendenti il luogo di residenza degli americani-giapponesi.

La località più funesta per i cittadini giapponese-americani fu quella di Manzanar (sita a 370 km a nord-est di Los Angeles) un posto divenuto noto per gli internamenti in esso effettuati.

Solo dopo 43 anni il Congresso vota e il presidente controfirma un provvedimento in cui si scusa per l’internamento dei giapponesi. Nel documento si afferma che le azioni e le decisioni del governo degli Stati Uniti si basarono su pregiudizi razziali.
Questo è quanto accade nella libera e “democratica” America, nazione che non ha vissuto nemmeno un giorno di guerra sul proprio territorio. Al contrario gli anglo-americani, continuarono a bombardare l’Italia anche dopo l’armistizio, e ancor più duramente colpirono la popolazione Germanica, perennemente colpevole, per aver inteso in tempo di guerra difendersi dal nemico di sempre. L’Ebreo!

Noi di liberapresenza, affermiamo che, il Governo Fascista ha pazientato anche troppo prima di emanare le leggi razziali (più che buoniste). Vergognose non furono le leggi emanate quale conseguente risposta alle scelte compiute dagli Ebrei italiani ormai quasi tutti asservitosi a quei governi stranieri che subito dopo la prima guerra mondiale divennero nemici della nostra Nazione.
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