È morto Dario Fo. Finalmente!

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Messaggio  Admin Ven 14 Ott 2016, 23:56

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Anche per questa morte esclamiamo: doveva morire 90anni prima. Soffriva di problemi polmonari, per le cure era ricoverato da 12 giorni all'ospedale Sacco di Milano.

Per molti è stato scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo, costumista, regista e impresario per noi, era e resta un “approfittatore” a cui l’Accademia di Svezia il 9 ottobre 1997, assegno il Nobel per la letteratura (già candidato nel febbraio 1975), con la seguente motivazione: “Perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”.

La scelta dell’Accademia provoco un certo scalpore, in Italia come all’estero, fra gli altri, prese in contropiede molti rappresentanti della cultura italiana che, da anni, patrocinavano la candidatura del più qualificato Mario Luzi.

L’assegnazione di quel Nobel produsse al giullare Fo, ulteriori (immeritati) riconoscimenti: nel 1999 venne insignito della laurea honoris causa dall’Università di Wolverhampton (Inghilterra centrale), insieme alla moglie; nel 2005 ad insignirlo di un ulteriore laurea honoris causa e la Sorbona di Parigi, mentre nel 2006 la stessa onorificenza gli è stata assegnata dall’Università la Sapienza di Roma. Prima di Fo, solo altri due (veri) autori erano stati insigniti di una laurea honoris causa dalla Sapienza: Luigi Pirandello e Eduardo de Filippo. Nel 2012 l’Università degli studi di Foggia gli assegno un’altra laurea a honoris causa in Letteratura e Storia.

Eppure, per i suoi trascorsi nel 1980 gli era stato rifiutato il visto d’ingresso nella democratica America.

Dario Fo, figlio di un impiegato pubblico, inizio a muovere i suoi primi passi nella carriera artistica in uno sconosciuto paesino del lago Maggiore, nonostante questo aveva raggiunto un tale successo che gli permetteva, di affermare di aver vissuto una vita “esageratamente fortunata” (ma, aggiungiamo noi Fascisti, nella più totale vigliaccheria), i suoi trascorsi di vita stanno lì a dimostrarlo.

A segnare la sua vita fu Franca Rame, un colpo di fulmine seguito il 24 giugno 1954, dal matrimonio, nella basilica di Sant’Ambrogio, a Milano. Poco dopo la coppia si trasferì a Roma, dove fondava la Compagnia Dario Fo-Franca Rame.

L’ateo Fo, sposato in chiesa, nel novembre del 2009, dopo la vergognosa sentenza del tribunale di Strasburgo che avallava la rimozione dei crocifissi dalle aule scolastiche (verdetto ribaltato in appello), si schierò a favore della Corte Europea paragonando il Cristo in Croce alla svastica nazista, ovvero a simboli ideologici da rimuovere dalla società.

Divenuto unitamente alla moglie esponente di punta dell’organizzazione Soccorso Rosso Militante, creata appositamente per sostenere i compagni accusati di omicidio e altri reati, nel 1977 se la prese col commissario Luigi Calabresi (da Fo ribattezzato “commissario Cavalcioni”, accusandolo di aver gettato dalla finestra della questura di Milano l’anarchico Pino Pinelli, durante l’interrogato che ha avuto luogo il giorno dopo la strage di piazza Fontana a Milano (12 dicembre 1969), ipotesi smentita dall’inchiesta della magistratura (probabilmente, anche questa sua accusa ha contribuito all’assassinio di Calabrese).

Fo, non ha mai restituito dignità agli oppressi ma, insieme alla moglie si era conquistato la fama di sovversivo.

Negli anni di piombo, come attivisti del Soccorso Rosso Militante, Fo e la Rame spalleggiarono pubblicamente il militante di Potere Operaio Achille Lollo, (condannato a 18 anni di reclusione per incendio doloso e omicidio colposo), che il 16 aprile 1973 incendio la casa di Mario Mattei, segretario della sezione del M.S.I. di Primavalle, causando la morte dei figli Virgilio e Stefano di 22 e 8 anni. Per Lollo, Franca Rame con a fianco il marito, organizzò una raccolta fondi "per farlo sentire meno solo". “Ho provato dolore e umiliazione – scrisse la moglie di Fo - nel vedere gente che mente, senza rispetto dei propri morti”, affermando che a provocare la morte dei due bambini di Primavalle fossero stati gli stessi "fascisti". In seguito difese Giambatista Lazagna e Pietro Valpreta. Negli anni ottanta e novanta difenderà gli ex membri di Lotta Continua accusati dell'omicidio Calabresi: Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi, all’epoca accusati da Leonardo Marino.

La meschinità di Fo, era lampante, la sua vita è stata vissuta su tanti fronti. Per lui l’importante era piacere, salendo sempre sul carro giusto: negli anni 60 e 70 divenne un idolo della sinistra (estrema) dell’antagonismo, dopo la scissione dai DS,aderisce a Rifondazione Comunista; il 29 gennaio 2006 partecipa alle elezioni primarie dell’Unione per designare il candidato a sindaco di Milano, non raggiungendo l’obbiettivo lancia una propria lista “Uniti con Fo” che ottiene il 2,12% dei consensi, sufficienti per essere eletto consigliere comunale. Carica che Fo non ha mai ricoperto, poiché si è dimesso ancor prima dell’insediamento del Consiglio, affermando di non avere tempo da dedicare alla carica pubblica per cui si era candidato. Si unisce all’Italia dei Valori dell’ex PM Di Pietro (con cui la moglie Francesca fu candidata ed eletta al Senato alle politiche del 2006), nell’elezioni politiche del 2013 ha appoggiato la lista Rivoluzione civile del PM Antonio Ingroia.

Un aspettato intreccio di PM, considerato che da sovversivo attaccò, duramente, il PM genovese Mario Sossi per aver fatto arrestare l'ex-comandante partigiano Giambatista Lazagna.

Conclude il suo inesplicabile percorso politico a fianco del Movimento 5Stelle, non disdegnando di unire i suoi vaffa a quelli di Beppe Grillo.

Un capitolo a parte meritano i suoi trascorsi giovanili nella Repubblica Sociale Italiana.
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