Regionali 2010: La nostra una comunità di lotta.

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Messaggio  Admin Dom 17 Gen 2010, 00:44

Regionali 2010: La nostra una comunità di lotta. Pattum10

Cari Camerati, e dal 1995 che viviamo pressoché nello sbando più assoluto. E’ inconcepibile. Poiché il fascista è un idealista pratico e concreto: non un utopista vanitoso e cocciuto.
Veniamo al nocciolo della questione.
Le divisioni fra gli ex missini rappresentano una lotta fratricida come i più affermano, lo scontro fra chi e dentro al PD. L, chi ad esso aspira aggregarsi, e coloro che hanno scelto di non tradire è, lotta tra il bene e il male; è lotta fra i proseliti di una religione di umanità e di giustizia contro i falsi sacerdoti.
La scelta di chi ha tradito è quella di mettersi al servizio del capitalismo, questa scelta noi fascisti non l’avalleremo mai poiché noi fascisti abbiamo una concezione esatta del capitalismo. Non riteniamo che questo capitalismo possa portare la società ad un miglioramento morale ed economico: l'attuale capitalismo non vuol scalare le vette raggiungibili, con esso il popolo non potrà mai innestarsi sul binario della vera felicità, su certi problemi non ci facciamo illusioni. Noi, non ci illudiamo di vincere domani. Però abbiamo il nostro bel sogno che si può avverare: il miglioramento parziale della vita sociale nella sua raggiungibile possibilità.
Per questo consideriamo nemici coloro che innalzano idoli che ingannano il popolo con false profezie … noi fascisti siamo d’accordo con gli altri oppositori, sull’insostenibili ingiustizie dell’attuale regime: e’ vero, agiamo quando siamo convinti che certi movimenti operano in danno alla nazione, rischiando a volte la pelle, nelle strade e nelle piazze, di questo la borghesia indirettamente e involontariamente si è avvantaggiata. Noi fascisti dovremmo lottare per impedire, che politici incoscienti e corrotti mettano a soqquadro la vita economica già sì pietosa del Paese? Fra i due mali si sceglie il minore.

E’ vero che molti mistificatori si sono serviti dei valori del fascismo come comodo paravento dietro il quale nascondono ruberie e tradimenti.
E’ vero che la Patria di cui parlano questi pescecani non è la nostra, noi, non ladri, non traditori, per essa morremo.

La nostra Patria è proletaria non quella dei pescicani, per questa noi lotteremo e soffriremo: sapremo se necessario soffrire la sete e la fame, il freddo ed il fuoco, il fango e la nostra nuda povertà, continuando ad avere nel cuore sempre un tesoro di fede, e negli occhi un segno di bontà. Non per noi, decisi al sacrificio certi di morire; ma per gli uomini della nuova vita ventura.

E’ vero! Ormai la lotta si svolge tra conservatori e progressisti, due facce della stessa medaglia. Ma contro queste due ipocrisie che cercano di sopraffarsi a vicenda continueremo a schierarci noi fascisti, con un programma pratico ed unico, un programma definito di sindacalismo nazionale.
Nella lotta dunque c’è un terzo elemento contrario ai primi due, “come negli anni che portarono alla marcia su Roma”.
Noi sprezziamo chi grida: << viva l’Italia >> rimanendo a casa, come sprezziamo chi grida: << viva la democrazia >> per viltà e tradimento.

Tra la destra e la sinistra …., non scegliamo né l’una né l’altra; andiamo col vento contro vento.

Non ci faremo sobillare da Berlusconi o da Storace, ma nemmeno ci faremo complici di Bersani no, per Dio!
Lo sappiamo che se domani fossimo con uno dei due schierati questi non ci chiamerebbero più assassini, razzisti, omofobi, ma santi pionieri, candidi missionari dell’idea.

Camerati! Ascoltiamo il monito dei morti! Essi pensavano alla libertà e alla giustizia sociale.

<< la pattumiera non può raccogliere che sudiciume >>. E’ chiaro?

Noi ritorneremo forti e per questo ci detestano.
Noi eravamo e siamo liberi. Liberi dalla tiara e dallo scettro, camerati, non voi siete corrotti! Ma chi si è lasciato illudere e corrompere, chi si è inginocchiato davanti ad un idolo umano, chi ha creduto nell’utopia, chi si è reso schiavo di una poltrona!
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