Freedom Flotilla: condannato Israele.
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Freedom Flotilla: condannato Israele.
La Commissione d’inchiesta del Consiglio dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite (Unhrc) ha chiuso le indagini sull’aggressione sionisti del 31 maggio 2010 alla flottiglia che intendeva portare aiuti al popolo Palestinese imprigionato a Gaza.
Il rapporto della Commissione è un ulteriore, duro, atto d'accusa per Israele che non subirà (come sempre) alcuna conseguenza.
In questa occasione ad essere ritenuta responsabile di gravi violazioni dei diritti umani è la Marina militare, infatti è accusata di aver fatto ricorso a una "brutalità inaccettabile" durante il blitz contro un convoglio di navi dirette a Gaza partito dalla Turchia. Un blitz che costituisce violazione del diritto internazionale
Raccolte oltre 100 testimonianze sull’arrembaggio alla nave turca Mavi Marmara, che provoco la morte di nove persone e il ferimento di altre decine, è stato redatto da tre esperti di diritto internazionale un rapporto di 56 pagine, nel quale si afferma che vi sono prove, certe, per accusare Israele dei seguenti crimini: “ostinazione all’omicidio intenzionale, tortura e trattamento disumano; che hanno determinato grande sofferenza e seri danni al corpo o alla salute”.
Il testo afferma pure che il blocco di Gaza, imposto da Israele dal 2007, oltre ad essere “fuorilegge” è causa della crisi umanitaria che esiste nella Striscia.
La Commissione propone il proprio sostegno ad eventuali procedimenti giudiziari. Gli esperti dell’Onu hanno scritto, “gli autori dei crimini più gravi avevano il volto coperto e non possono essere identificati”, formuliamo un appello allo Stato ebraico affinché cooperi per permettere l’identificazione dei colpevoli.
Conoscendo il comportamento delle autorità israeliane, come già in passato, l’appello sarà rispedito al mittente.
Come sempre lo Stato sionista ha seccamente respinto il rapporto accusando la Commissione Onu, in questa occasione composta da:
- Karl Hudson-Phillips (Trinidad e Tobago), giudice alla Corte penale internazionale dal 2003 al 2007;
- Desmond de Silva (Gran Bretagna), procuratore capo del Tribunale speciale per la Sierra leone nel 2005;
- Mary Shanthi Dairiam (Malaysia), del Programma Onu per lo sviluppo.
di aver redatto un rapporto parziale e partigiano, aggiungendo di ritenere sufficiente a qualsiasi altra iniziativa l’indagine interna alla marina. Altra ulteriore indagine, è ritenuta superflua e improduttiva.
La strategia di Israele negli anni non cambia, nonostante l'accusa di avere agito in modo "sproporzionato alle circostanze" dichiarano d’essere certi che, i militari israeliani hanno agito per legittima difesa.
La Turchia da parte sua, per mezzo del ministro degli Affari Esteri Ahmet Davutoglu ha salutato con soddisfazione "l'estrema imparzialità" dell’inchiesta Onu, "basata su prove solide". “Spero che gli israeliani, in futuro, possano agire nel pieno rispetto del diritto internazionale", ha aggiunto il capo della diplomazia di Ankara”.
Il rapporto della Commissione è un ulteriore, duro, atto d'accusa per Israele che non subirà (come sempre) alcuna conseguenza.
In questa occasione ad essere ritenuta responsabile di gravi violazioni dei diritti umani è la Marina militare, infatti è accusata di aver fatto ricorso a una "brutalità inaccettabile" durante il blitz contro un convoglio di navi dirette a Gaza partito dalla Turchia. Un blitz che costituisce violazione del diritto internazionale
Raccolte oltre 100 testimonianze sull’arrembaggio alla nave turca Mavi Marmara, che provoco la morte di nove persone e il ferimento di altre decine, è stato redatto da tre esperti di diritto internazionale un rapporto di 56 pagine, nel quale si afferma che vi sono prove, certe, per accusare Israele dei seguenti crimini: “ostinazione all’omicidio intenzionale, tortura e trattamento disumano; che hanno determinato grande sofferenza e seri danni al corpo o alla salute”.
Il testo afferma pure che il blocco di Gaza, imposto da Israele dal 2007, oltre ad essere “fuorilegge” è causa della crisi umanitaria che esiste nella Striscia.
La Commissione propone il proprio sostegno ad eventuali procedimenti giudiziari. Gli esperti dell’Onu hanno scritto, “gli autori dei crimini più gravi avevano il volto coperto e non possono essere identificati”, formuliamo un appello allo Stato ebraico affinché cooperi per permettere l’identificazione dei colpevoli.
Conoscendo il comportamento delle autorità israeliane, come già in passato, l’appello sarà rispedito al mittente.
Come sempre lo Stato sionista ha seccamente respinto il rapporto accusando la Commissione Onu, in questa occasione composta da:
- Karl Hudson-Phillips (Trinidad e Tobago), giudice alla Corte penale internazionale dal 2003 al 2007;
- Desmond de Silva (Gran Bretagna), procuratore capo del Tribunale speciale per la Sierra leone nel 2005;
- Mary Shanthi Dairiam (Malaysia), del Programma Onu per lo sviluppo.
di aver redatto un rapporto parziale e partigiano, aggiungendo di ritenere sufficiente a qualsiasi altra iniziativa l’indagine interna alla marina. Altra ulteriore indagine, è ritenuta superflua e improduttiva.
La strategia di Israele negli anni non cambia, nonostante l'accusa di avere agito in modo "sproporzionato alle circostanze" dichiarano d’essere certi che, i militari israeliani hanno agito per legittima difesa.
La Turchia da parte sua, per mezzo del ministro degli Affari Esteri Ahmet Davutoglu ha salutato con soddisfazione "l'estrema imparzialità" dell’inchiesta Onu, "basata su prove solide". “Spero che gli israeliani, in futuro, possano agire nel pieno rispetto del diritto internazionale", ha aggiunto il capo della diplomazia di Ankara”.
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