Il ritorno alla terra.

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Messaggio  Admin Ven 18 Feb 2011, 23:14

Il ritorno alla terra.  Sabrat11

I cinque nuovi comuni dell’Agro Pontino e dell’Agro Romano costituiscono un insieme di opere e di realizzazioni imponenti che superano la loro circoscrizione territoriale, la stessa regione laziale e i risultati pratici della bonifica, per assurgere al grado di riscossa nazionale in un ampio settore.
Il ritorno alla terra non è soltanto un maggiore conferimento di braccia e di energie tecniche all’agricoltura. L’Amore per la terra significa solidarietà di tutto un grande popolo per la continuità della vita nelle ore lite e nelle ore difficili; significa preparazione a <<durare>> in ogni campo delle rivendicazioni e della difesa nazionale.
Quando Mussolini dettò il piano della <<bonifica integrale>> non mirò soltanto a risanare le zolle e le regioni afflitte dalla malaria, ma anche a garantire al popolo italiano un minimo di tranquillità in caso di guerra. quando anche il grano possa esserci fornito a buon mercato dalle vaste lande preferite dal sole, dove l’uomo e la macchina, sono aiutati dalla immensa estensione delle terre e dalla natura, sarebbe oltremodo incauto da parte nostra fidare nell’aiuto degli altri in caso di urgenti necessità per fini di difesa nazionale.
Se questo sia vero, lo sanno tutti coloro che ricordano le fasi della recente nostra compagna africana e la congiura irresponsabile di un numero assai grande di stati produttori di grano.
Giorni or sono, un gruppo di rurali è convenuto da varie parti dell’Agro Pontino alla stazione di Littoria per raggiungere Roma e visitare la Mostra Augustea della Romanità.
Quante cose dice alla mente di una Camicia Nera questo gruppo di lavoratori in questa stazione! Quante riflessioni suscita lo scopo della gita di questi contadini dalle varie favelle della Patria! Essi erano romagnoli, veneti, lombardi, siciliani, pugliesi, napoletani, romani.
Erano tutta l’Italia lavoratrice disciplinatamente protesa verso le sue magnifiche idealità di indipendenza e di cultura, prosperità e dignità nazionale, siccome era stato pensato dal primo imperatore romano direttamente insediato sul trono: Ottaviano Augusto.
Giulio Cesare aveva servito la Repubblica ed era stato Condottiero di Legioni spinte per migliaia di chilometri oltre i confini di Roma a dire la magnanima e dura parola di Roma, ed era stato tre volte Dittatore, ma aveva dovuto soccombere al suo vasto sogno imperiale. Ottavio Augusto, in clima migliore, aveva preso le redini di un Impero fondato dal suo grande predecessore. E aveva subito pensato a estendere il dominio di Roma oltre il Mediterraneo, sia per rivendicare i soprusi del folle Annibale, sia per dare una via di civilizzazione a popoli che orma nulla più potevano sperare dalla guida dei loro.
Augusto conquistò infatti tutta la Mauritania Tangitana, oggi Marocco, e pose le basi di un dominio spirituale Romano in terra d’Africa che ancor oggi la luce d’Italia illumina, benché altre nazioni vi abbiano posto il piede. I monumenti di Roma costellano ancora il suolo africano per vasta zona intorno a Tangeri. I segni della grande opera civilizzatrice di Ottaviano Augusto, sono più che mai vivi ed eloquenti oggi, perché l’Italia fascista ha avvicinato con grandiosa opere il mondo orientale al mondo romano ed ha consolidato, ringiovanito, e arricchito di grandi segni della sua civiltà, tutta la Libia, fra l’Egitto e la Tunisia, congiungendo le due terre africane soggette ad altri domini europei, per mezzo di una ciclopica opera romana: la Litoranea Libica.
Dalla stazione di Littoria, gemma della titanica tenacia costruttrice di Mussolini e del suo Governo, un gruppo di floridi contadini di tutte le regioni della nuova Italia ridivenuta imperiale nei territori e nello spirito, va a rendere consapevole omaggio al primo imperatore romano, del quale ricorre il bimillenario, mentre dalle terre redente tutto intorno, fino all’Appennino e fino al mare, si spandono i canti dei lavoratori e delle lavoratrici, intenti a cogliere e a curare le messi per la grande famiglia nazionale.
Questa non fu una cronaca possibile, nel corso di molti secoli. Ma è cronaca palpitante di oggi, ed è garanzia di maggiori conquiste e di più grandi glorie per l’avvenire dell’Italia fascista, che è quello di una nazione imperiale.
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