30 Dicembre 2012, a 103 anni è morta Rita Levi Montalcini.
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30 Dicembre 2012, a 103 anni è morta Rita Levi Montalcini.
Rita Levi Montalcini, è morta, il mondo ebraico, e no, l’ha pianto.
Un pianto ipocrita, nel quale si è affogata tutta l’imbecillità di parte del popolo italiano.
Gli organi di informazione italiani ci hanno ricordato con grande enfasi, l’assegnazione del Premio Nobel nel 1986 per la medicina grazie alla scoperta e all'identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa, scordando d’aggiungere che il maggior frutto di quella ricerca è andato agli Stati Uniti d’America; al popolo italiano è rimasto solo l’obbligo della venerazione.
Nata a Torino il 22 aprile del 1909, Rita Levi Montalcini ha vissuto una vita tutta in discesa, figlia di un importante ingegnere ebreo, a differenza dei più si è potuta acculturare a spese della nostra nazione, nella quale, lo dimostrano i fati, viveva da forestiera. Dopo aver trascorso l'infanzia e l'adolescenza a Torino, dove ha frequentato la Facoltà di Medicina, laureandosi nel 1936 (in epoca Fascista), si è trasferita in Belgio. Nel 1944, come tanti altri ebrei, si uni a fianco delle forze nemiche come medico, contro la nazione che le dette i natali. Alla fine della guerra tornò a Torino dove dette inizio alla carriera accademica, non contenta, nel 1947 si trasferì negli Stati Uniti dove l’aspettava un incarico alla Washington University, a cui seguirono altri anni di incarico a New York. Rimase oltreoceano fino al 1977.
Durante il permanere negli Stati Uniti continuò – chissà come – a seguire diversi progetti anche in Italia, per conto del Centro nazionale delle ricerche, dell’Istituto superiore di sanità, della Fao e di numerose società scientifiche.
Da ebrea, negli anni settanta si contrappose ai valori Cattolici, partecipando attivamente alle iniziative per istituire, anche in Italia, la libertà d’abortire.
Alla Levi Montalcini dopo il Nobel, gli sono stati assegnati altri riconoscimenti, tra cui cinque lauree honoris causa, il Premio Maz Weinstein, il Premio Feltrinelli e il Premio Saint-Vincent, gli e stato, persino, dedicato dall'Istituto nazionale di Astrofisica l'asteoride 9722, scoperto nel 1981.
Nel 2001 il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, la nomina senatrice a vita, per meriti sociali e scientifici.
Con l’arrivo del governo di Romano Prodi si impegno fattivamente nel sostenerlo, votando ogni decreto e proposta di legge, facendo di fatto da stampella al governo delle sinistre, considerata l’esiguità dei numeri di quella maggioranza che, sostenne fino alla sua caduta.
A noi italiani deve essere chiaro, Levi Montalcini, visse la sua vita da ebrea, dando ad essa l’esclusività, come dimostra la devoluzione di parte del denaro incassato dal premio Nobel alla comunità ebraica di Roma, essa ha goduto di volta in volta privilegi che la sua condizione gli dava. Privilegi negati a tutti noi, cittadini italiani.
Di questo può vantarsi il ricordo che la casta gli dedica pensando a se stessa.
Un pianto ipocrita, nel quale si è affogata tutta l’imbecillità di parte del popolo italiano.
Gli organi di informazione italiani ci hanno ricordato con grande enfasi, l’assegnazione del Premio Nobel nel 1986 per la medicina grazie alla scoperta e all'identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa, scordando d’aggiungere che il maggior frutto di quella ricerca è andato agli Stati Uniti d’America; al popolo italiano è rimasto solo l’obbligo della venerazione.
Nata a Torino il 22 aprile del 1909, Rita Levi Montalcini ha vissuto una vita tutta in discesa, figlia di un importante ingegnere ebreo, a differenza dei più si è potuta acculturare a spese della nostra nazione, nella quale, lo dimostrano i fati, viveva da forestiera. Dopo aver trascorso l'infanzia e l'adolescenza a Torino, dove ha frequentato la Facoltà di Medicina, laureandosi nel 1936 (in epoca Fascista), si è trasferita in Belgio. Nel 1944, come tanti altri ebrei, si uni a fianco delle forze nemiche come medico, contro la nazione che le dette i natali. Alla fine della guerra tornò a Torino dove dette inizio alla carriera accademica, non contenta, nel 1947 si trasferì negli Stati Uniti dove l’aspettava un incarico alla Washington University, a cui seguirono altri anni di incarico a New York. Rimase oltreoceano fino al 1977.
Durante il permanere negli Stati Uniti continuò – chissà come – a seguire diversi progetti anche in Italia, per conto del Centro nazionale delle ricerche, dell’Istituto superiore di sanità, della Fao e di numerose società scientifiche.
Da ebrea, negli anni settanta si contrappose ai valori Cattolici, partecipando attivamente alle iniziative per istituire, anche in Italia, la libertà d’abortire.
Alla Levi Montalcini dopo il Nobel, gli sono stati assegnati altri riconoscimenti, tra cui cinque lauree honoris causa, il Premio Maz Weinstein, il Premio Feltrinelli e il Premio Saint-Vincent, gli e stato, persino, dedicato dall'Istituto nazionale di Astrofisica l'asteoride 9722, scoperto nel 1981.
Nel 2001 il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, la nomina senatrice a vita, per meriti sociali e scientifici.
Con l’arrivo del governo di Romano Prodi si impegno fattivamente nel sostenerlo, votando ogni decreto e proposta di legge, facendo di fatto da stampella al governo delle sinistre, considerata l’esiguità dei numeri di quella maggioranza che, sostenne fino alla sua caduta.
A noi italiani deve essere chiaro, Levi Montalcini, visse la sua vita da ebrea, dando ad essa l’esclusività, come dimostra la devoluzione di parte del denaro incassato dal premio Nobel alla comunità ebraica di Roma, essa ha goduto di volta in volta privilegi che la sua condizione gli dava. Privilegi negati a tutti noi, cittadini italiani.
Di questo può vantarsi il ricordo che la casta gli dedica pensando a se stessa.
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