DICIOTTI, l’obbligo di aprire i porti, un altro modo per abbattere l’attuale governo.

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Messaggio  Admin Ven 01 Feb 2019, 23:10

DICIOTTI, l’obbligo di aprire i porti, un altro modo per abbattere l’attuale governo.  Immagi21

La lotta all’immigrazione in Italia  deve intendersi  il proseguimento della lotta al comunismo, una ideologia capitalistica che sosteneva la soppressione dei confini nazionali e l’instaurazione di un unico Soviet, un’utopia che ebbe fine il 9 novembre del 1989 con l’abbattimento del muro della vergogna che divideva in due la città di Berlino.

Con la fine utopica del Urss, senza alcuna vergogna le merde rosse del mondo ormai sconfitti, immediatamente, abbandonano il capitalismo dei Soviet e si consegnano al capitalismo privato, sostituendo l’abbattimento dei confini nazionali con il trasferimento dei popoli meno evolute verso le nazioni sviluppate. A questo è servito in Italia il decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416 convertito con modificazioni dalla legge 28 febbraio 1990 n.39.

Da quel momento merde rosse, attraverso  le coop, e vaticano hanno trovato una nuova mangiatoia, una fonte di guadagno che negli anni si è dimostrato non avere fondo.

Ecco perché l’avvento dell’ex compagno Matteo Salvini al ministero dell’Interno per  le merde rosse e la Chiesa cattolica non può essere tollerato, da qui il caso Diciotti.

Eppure il Camerata Rauti, nel 1989 aveva avvertito del pericolo d’invasione dell’Italia e dell’interra Europa da parte di milioni di migranti. Nel caso specifico dal continente africano, diretto interlocutore dell’Europa nel rapporto Nord/Sud, si è costretti ad assistere al trionfo della retorica umanitaria nell’esaltazione di qualche trattato di cooperazione e di infinite “operazioni – bontà”  – ricordate mille lire per mattone? – a sostegno dello sviluppo dei neri.
La verità purtroppo, affermava Rauti, è un'altra; ed è una verità che balza subito agli occhi proprio osservando gli strani confini della grande Africa troppo tagliati, troppo netti e geometrici per non ricordare la spartizione di una torta, con petrolio, uranio, oro, e diamanti a fare da ciliegina. Un impero invisibile, il più borghese, illuminato e progressista degli imperi, quello delle multinazionali, detta legge nel sistematico saccheggio di questi spicchi di materie prime appoggiandosi a classi dirigenti compiacenti e di facciata. Per decenni il Terzo Mondo è stato governato – ed in parte continua ad esserlo – da biechi ex sottufficiali coloniali iscritti sui libri paga di questo o quel colosso minerario pronti all’evenienza a travestirsi da internazionalisti marxisti pur di mantenere lo stesso appannaggio sotto nuovi padroni.
Gente che del potere aveva bisogno per confermare ad affermare un feroce predominio tribale pronta a scambiare concessioni minerarie e persino il denaro ricevuto dei vari fondi mondiali per lo sviluppo con armi moderne per massacrare clan rivali ed oppositori. È la storia dei Bokassa e degli Amin, dei Menghistu e di tanti altri. Storia di eccidi, torture, guerre, carestie, in una enorme fetta di pianeta condannata a morte dal supercapitalismo mondiale.

Ogni nuovo giochino della società dei consumi, nasce dalle risorse espropriate da quell’immenso campo di sterminio i cui abitanti si moltiplicano grazie alla scienza dei bianchi che, a quelle latitudini, aiuta a nascere, ma non da nulla per vivere.
Un abisso di ingiustizia e di sofferenza rappresenta la premessa delle massicce migrazioni verso il Nord da parte delle popolazioni di colore: milioni di uomini in marcia verso la sopravvivenza schiavi legati da catene invisibili vengono in Europa passando per l’Italia condannati ad un destino di umiliazione, di sfruttamento, di inevitabile ghettizzazione, almeno fino a quando la loro crescita demografica non gli consentirà di prendere il sopravvento.

Tuttavia il tema merita di essere studiato ed approfondito, RIFIUTANDO LA CONTRAPPOSIZIONE – in vero del tutto fittizia – fra amici e nemici del povero Zio Tom. Il vero problema è difendere la specificità culturale tanto degli europei quanto dei popoli del Terzo Mondo, intervenire, creando aree europee di influenza politica e non solo commerciale, nei Paesi in via di sviluppo, dando la priorità all’autosufficienza alimentare, contribuendo alla selezione di classi dirigenti più credibili e responsabili rispettando per quanto è possibile, i modelli culturali e sociologici preesistenti alla “Civilizzazione”.   …. La tragedia del Terzo Mondo è cominciata proprio quando si è preteso di imporgli dall’alto seguendo un tipico schema ideologico illuminista, un modello ispirato ai criteri dell’industrialismo capitalista spazzando tutti gli altri preesistenti. Nel nome del progresso e dello sviluppo si sono innescati i meccanismi di una immane catastrofe, che potrebbe assumere carattere di irreversibilità se si proseguisse lungo le direttrici fin qui battute. I danni arrecati all’ecosistema dalla tecnologia dei Paesi “ricchi” sono tali, secondo un recente studio presentato dal World-Waten Institutte  si Washington da rendere problematica l’abitabilità del pianeta  già entro i prossimi cento anni.  
Figurarsi cosa potrebbe accadere se il modello industrialista riuscisse davvero ad affermarsi anche nel resto del pianeta.
È perciò tutto il rapporto tra Nord e Sud che deve essere ripensato su basi culturali radicalmente diverse dalle logiche predominanti fra i due blocchi oggi egemoni.
Un compito – con i connotati della “missione epocale” alla portata solo dell’Europa, non tanto per motivi geopolitici e storici, ma per le antiche consapevolezze, pre-storiche o a dirittura mitiche,della spiritualità europea rispetto agli esiti ultimi della corsa verso la decadenza che si nasconde dietro il mito del progresso.      
Non è del resto casuale il frequente richiamo alla società multirazziale statunitense da parte delle tesi che individuano nell’immigrazione un’inevitabile conseguenza del progresso umano, ignorando deliberatamente le dimensioni del problema e con esse il rischio, per l’Europa, di essere letteralmente sommersa, stante l’attuale squilibrio demografico, da una migrazione di proporzioni bibliche.
In questa prospettiva chiudere le frontiere alle masse di “Vu cumprà”, senza affrontare il problema alle sue radici – senza cioè costruire delle alternative credibili all’emigrazione -, è come pretendere di arginare un fiume con un ruscello. Una volta di più difendere l’identità europea vuol dire liberarsi della subcultura contrattualistica nordamericana, dei suoi modelli, già dimostratisi barbari ed alienanti nel Nuovo Mondo e del tutto improponibili in casa nostra, per tornare ad operare nel solco di un grande progetto di civiltà.      
In caso contrario la vecchia Europa conoscerà i giorni dell’odio e dell’intolleranza  razziale, lo scontro tra culture non integrabili che si annulleranno a vicenda, fino a quando tutti, neri e bianchi non avranno pagato lo spaventoso costo esistenziale della devastazione delle loro radici.

Risvegliarsi a distanza di 30anni dall’ammonimento del Camerata Rauti ci sembra ormai inutile.      

L’arrivo al governo (giallo-verde, o meglio dei tira e molla) di Matteo Salvini non può cancellare, anche a causa dei grillini, con un solo colpo di spugna le fallimentari leggi e i trattati pretesi dai precedenti parlamenti. Si deve pensare che gli stranieri presenti nel   territorio italiano superano i sei milioni, il 10% dell’intera popolazione presente in tutto il territorio nazionale, popolazione a cui resta sempre  meno superficie da condividere, mentre gli africani  ancora oggi dispongono di spazzi  20 volte  più grandi. Sarebbe sufficiente solo questo dato per invertire la rotta dell’immigrazione.
Un sogno! Considerato che a decidere la sorte dei popoli è  - come affermava il Camerata Rauti nel 1989 - il capitalismo, sorretto da massoni e sionisti, il resto, affinché  raggiunga i suoi loschi obbiettivi lo fa il dispotismo di alcuni magistrati, e  la disinformazione, prodotta  su  internet, radio-televisione e carta stampata.

QUESTO LORO POTERE N0N POTEVA CHE PORTARICI AL CASO “U. DICIOTTI”.
L’obbiettivo? È quello di ridicolizzare, agli occhi del mondo, l’intero Popolo italiano.

I magistrati  incolpano il vicepremier Matteo Salvini, di aver illegittimamente privato della libertà i migranti che erano a bordo della Diciotti, pur essendo a conoscenza che a bordo vi erano minori non accompagnati.  

Ad indagarlo 3 Procure, quelle di Agrigento, Palermo e Catania, la prima ha aperto il  fascicolo d’accusa che incolpa il Ministro di aver autorizzato lo sbarco sull’Isola di Lampedusa (AG)  di appena 13 clandestini dei 190 presenti a bordo della U. Diciotti, la seconda si dichiara incompetente e trasferisce gli atti a Catania, la cui  Procura chiede l’archiviazione del procedimento.

ARCHIVIAZIONE che il tribunale dei ministri, in forza a Catania, composto da  Paolo Corda incaricato presso la quinta sezione penale, Nicola La Mantia incaricato presso la quarta sezione civile e fallimentare, Sandra Levanti,  respinge.

Decisione che provoca l’indignazione degli italiani liberi, i quali scrivano sul Web:

“Mariano Sansanelli, 20 ore fa •
- Nicola La Mantia, iscritto a Magistratura Democratica; - Paolo Corda, iscritto a Magistratura Democratica; - Sandra Levanti, iscritta a Magistratura Democratica. Questi sono i giudici che accusano Sa...

Giuliano Citterio, 21 ore fa •
I #Giudici che accusano #Salvini sono: - Nicola La Mantia, iscritto a Magistratura Democratica; - Paolo Corda, iscritto a Magistratura Democratica; - Sandra Levanti, iscritta a Magistratura Democratica. Direi che anche questa notizia non ci coglie impreparati: il soccorso rosso nato nel
68 è tuttora attivo contro gli avversari politici. Magistratura democratica è il LeU della "giustizia".
PER TROVARE IN TRIBUNALE QUALCHE GIUDICE NON DI MD O DEM DEVI ANDARE COL LANTERNINO DI DIOGINE.

Se fosse vero sarebbe grave, considerato che in Italia da anni la giustizia è inuguale per coloro che possono pagare. Questo caso si evidenzierebbe dai post che riporta senza alcuna vergogna il sito http://www.magistraturademocratica.it/ dei magistrati democratici, i quali rispondono pienamente all’obbiettivo  dei comunisti  i quali, già dalla nascita delle Repubblica antiFascista, miravano a formare sul territorio pattuglie di propri giudici.

Questi potenti, dallo stipendio indecurtabile, hanno deciso di chiudere l’esperienza del  governo giallo-verde, per instaurare un il governo rosso sangue.  
Il tribunale dei ministri catanese, volutamente non hanno tenuto conto del comportamento del comandante delle U. Diciotti, il quale  è andato a tirare su i clandestini che, si trovavano su un barcone a motore nell’area Sar maltese. Chi ha dato l’ordine? La ricostruzione fatta dal governo maltese è esplicita,  il barcone di migranti procedeva nella navigazione senza dare segnali di difficoltà, rifiutando l'aiuto della Marina maltese, che stava monitorando l'imbarcazione lungo il suo tragitto all'interno della zona di ‘Search and Rescue' (Sar) maltese, insistendo di voler proseguire il viaggio verso la destinazione finale, cioè l'Italia".

Il governo italiano aveva appena concordato con l’Europa la distribuzione dei 141 clandestini traghettati in Italia dalla nave Aquarius dell’ong Sos Mediterranee e di Msf, quando il ministro dell’interno sollevava il caso della Diciotti sul suo profilo Facebook, scrivendo: “E’ mio dovere informarvi che un barcone con 170 immigrati a bordo, ora in acque maltesi e in difficoltà, viene bellamente ignorato, anzi viene accompagnato verso le acque italiane, dalle autorità maltesi. Se questa è l'Europa, non è la mia Europa. L'Italia ha già accolto, e speso, abbastanza. Dopo aver accolto via mare 700.000 immigrati in pochi anni, penso che l'Italia abbia già fatto il dovere suo e anche di altri".

Visionato quanto aveva postato il ministro, il senatore Maurizio Gasparri ha commentato l'episodio criticando duramente il governo: "Leggo una dichiarazione del vicepresidente del Consiglio Salvini il quale dice che, senza che al Viminale fossero stati informati, una nave della Capitaneria di Porto italiana ha imbarcato in acque maltesi 170 clandestini. Come ha fatto la Capitaneria di Porto ad imbarcare in acque territoriali di un altro Paese dei clandestini? la Capitaneria può agire secondo proprie libere valutazioni, senza dare conto al Ministro da cui dipendono, ovvero Toninelli?  Non credo! Nel passato Forza Italia contestò il comportamento che i governi a guida Pd avevano imposto alla Guardia Costiera, facendole caricare in qualsiasi luogo e in qualsiasi contesto clandestini che venivano portati in Italia. Fummo noi per primi a chiedere che questo andazzo finisse. Ci sorprende leggere le parole del Ministro dell'Interno Salvini, che esprime una meraviglia che condividiamo, ma alla quale vorremo seguissero atti conseguenti. È stato Toninelli ad agire, ancora una volta, da importatore di clandestini?".

Stando alla dichiarazione del Governo maltese, è opportuno domandarsi,  da cosa la nave U. Diciotti ha salvato i 190 clandestini?  I tre magistrati di Catania da dove hanno dedotto  l’obbligo di salvali, qual’era il pericolo?
La loro pretesa coinvolge  l’intero Popolo italiano (il quale oltre a farsi carico del loro stipendio mensile, sproporzionato, al pari di quello dei politici) obbligato a garantire ai “salvati” un  luogo sicuro,  comprendente la sicurezza delle necessità primarie – come il cibo, un alloggio, le cure mediche – e anche il trasporto a una destinazione vicina e finale, per queste mancanze accusano il Ministro Salvini, di averli trattenuti  a bordo di una nave  ormeggiata sotto il sole in piena estate, dopo aver affrontato un estenuante viaggio durato giorni. A questa destinazione vicina o finale pose “arbitrariamente il proprio veto” per “finalità politiche”.
   
Parte da qui la relazione lunga 53 pagine (riempita dal nulla) con cui il Tribunale dei ministri di Catania, chiede al Senato di procedere contro il Ministro Salvini, per sequestro aggravato dall’abuso di potere, perché era consapevole che sulla nave militare, di fatto territorio italiano, c’erano minori non accompagnati. “Non c’erano ragioni tecniche ostative allo sbarco bensì la volontà politica del senatore Salvini di portare all’attenzione dell’Ue il caso Diciotti per chiedere – scrivono i tre giudici – ai partner europei una comune assunzione di responsabilità del problema della gestione dei flussi migratori, sollecitando una redistribuzione dei migranti sbarcati in Italia”.
I tre giudici individuano una data ben precisa in cui il reato ha avuto inizio ovvero quando, dopo aver sbarcato a Lampedusa 13 migranti che necessitavano di cure mediche, la U. Diciotti attracca a Catania.
I tre giudici scrivono, quelle persone vennero sequestrate perché privati della loro libertà dal 20 al 25 agosto giorno che lasciarono la U. Diciotti, nave sulla quale “c’erano condizioni precarie” e il leader della Lega, affermano i tre giudici, lo sapeva.

I tre magistrati richiamano la costituzione e  le convenzioni internazionali  che regolano il soccorso in mare, a sostegno dell’individuazione del reato che prevede come pena massima 15 anni di carcere. Le convenzioni, - secondo i tre magistrati -  cui l’Italia ha aderito, costituiscono un limite alla potestà legislativa dello Stato … assumendo rango gerarchico superiore rispetto alla disciplina interna”. E, in base agli art.10, 11 e 117 della Costituzione, “non possono costituire oggetto di deroga da parte di valutazioni discrezionali dell’autorità politica”. Affermazione, questa che diverge fortemente con la richiesta di archiviazione avanzata dal Capo della Procura.

Ora spetta alla politica affermare la propria  preminenza costituzionale, in particolare alla maggioranza dei senatori che dovranno dire si o no, considerato che fra i primi atti approvati vi è il decreto-legge n.84/2018 che, il 25 luglio con 266 voti favorevoli approvava la cessione di unità navali alla Libia, a supporto della sua Guardia costiera, con il preciso intendo di fermare le partenza di barconi con a bordo migranti che intendono clandestinamente raggiungere le coste italiane.    
Il caso Diciotti è la conseguenze di quel voto. Un voto in favore all’autorizzazione a procedere contro il ministro Salvini, farebbe venire meno l’impegno assunto dal governo libico con lo stesso, per arginare le partenze migratorie dalle sue coste.
Fermare questo fenomeno di certo vale un NO!  

La disinformazione e il dispotismo  di alcuni magistrati ha favorito l’invasione degli irregolari, ai quali i governi hanno dato corda mancando di autorità. Assenza che spinge noi fascisti ad esprimere un forte disappunto contro questa falsa “democrazia” che continua a reprimere il Popolo con regole asfissiati, regole che cambiano ad ogni suono di campana, seguendo la corrotta burocrazia dell’Unione Europea, e di altre Istituzioni internazionali, le quali dalla fine della seconda guerra mondiale servono il padrone americano, padrone che, per la sua crescita, nei secoli,  ha imposto ai neri africani lo schiavismo, che solo nel 1900 ha accettato la definizione “multirazziale”, e nel contempo restare  razzista.
Contro il razzismo non è bastata l’oceanica marcia su Washington del 1963  voluta da Martin Luther King, assassinato il 4 aprile 1968, in un motel di Memphis, o l’elezione di Barack Obama a Presidente, per garantire uguali diritti civili a tutti gli americani, ancora oggi le discriminazioni si toccano con mano. Il Popolo è rimasto diviso, una condizione che per noi è inaccettabile, il nostro Fascio intende legare tutti, fermo restando il rifiuto della società meticcia.
Non è certo il nero, da sempre colore della sofferenza, e per questo il colore delle nostre camice, a farci paura. Nessun atto di razzismo nei loro confronti ma, come ha detto Rauti, la salvaguardia delle diverse culture.                
Alle società europee bastano e avanzano le divisioni imposte della falsa “democrazia occidentale” la quale si fonda su privilegiati e asserviti, ricchi e poveri, religiosi e atei, etero e gay,  fino a giungere  a minuscole rappresentanza politiche e associative che alimentano le divisioni.

Se invece dei burocrati europei fosse il Popolo, liberamente ad aprirsi ad altre genti del mondo, non avremmo nulla da eccepire, purché  si accolgano parimente uomini e donne, capaci di integrare le loro culture  con le nostre. Non seguendo quale esempio gli Ebrei, i quali ancora oggi, dopo millenni continuano a non integrarsi, restando comunità a se.

Se questo non può avvenire, magistrati e politicanti impediscano l’invasione, cancellando tutte le direttive e gli articoli costituzionali  (scritti sotto dettatura dell’esercito invasore)  intesi dai comunisti quale obbligo di servitù ed accoglienza mondialista dello straniero.  
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