10 febbraio 2019, elezioni regionali in Abruzzo.

La falsa “democrazia” ha chiamato 1.211.204 cittadini delle province di Pescara, Chieti, Teramo e L’Aquila, per eleggere il Presidente e il nuovo Consiglio della regione Abruzzo; di questi si sono recati al seggio 643.287 pari ad appena il 53% degli aventi diritto, tra loro ben 24.793 hanno lasciato la scheda bianca o l’hanno sporcata, rendendola nulla.

L’elezione ha visto concorrere quattro candidati fra i quali per Casapound l’Avv. Stefano Flajani, candidatura sostenuta da coraggiosi militanti che ancora una volta inconsciamente si sono inutilmente sacrificati: per presentare le liste raccogliendo le firme (firme che permettono agli organi di repressione di aggiornare l’archivio della polizia politica); per affiggere i manifesti, e ogni altra attività richiesta loro.

Una idiozia che probabilmente soddisfà i leader, sempre più divisi, i quali asservono ha loro quanti credono nell’idea eterna, in assenza totale di un progetto politico.

Questi leader, allo sbaraglio, incapaci di predisporre e presentare la necessaria documentazione come è accaduto in Sicilia nel 2017, e quest’anno nella provincia di Pescara, dove è stata esclusa la lista dei candidati, cosa pensavano di concludere presentandosi ad una elezioni che prevede lo sbarramento al 4%, come pensavano di superarlo, considerato che non perdono occasione per alimentare incomprensibili divisioni che, purtroppo i militanti ancora oggi non percepiscono. Come giustificheranno lo striminzito risultato, 2.560 voti (0,42%) su 643.287 voti espressi ai seggi, un risultato che ridicolizza, non solo Casapound, ma tutti coloro che si dicono Fascisti. Ogni insuccesso comporta la soggettiva compromissione della legittima rappresentanza politica che in un futuro non lontano avrà il compito di ridare dignità al Popolo.

Per questo fin quanto non si avranno le idee chiare e un’organizzazione capillare sul territorio è 1000 volte meglio non legittimare il voto, invitando gli elettori all’astensione.