Crisi di governo 5 Stelle e Lega, ma quale cambiamento?

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Messaggio  Admin Lun 26 Ago 2019, 18:23

Crisi di governo 5 Stelle e Lega, ma quale cambiamento?  Export10

Finalmente la storia di un governo che non aveva motivo di nascere è finita, in malo modo.
Altro che populisti o sovranisti, a vincere  ancora una volta è l’economia  liberista.

Il faccendiere Giuseppe Conte ha venduto gli italiani all’affarismo franco-tedesco, spingendo sempre più all’angolo Matteo Salvini, il più idiota dei politici, per additarlo agli italiani quale responsabile delle crisi, ma di fatto lo ha espulso dal governo.

La sottomissione di Conte ai burocrati europei è stata lampante già a fine 2018, con l’avvio della contestazione mossa dalla Commissione Europea alla finanziaria, prima di quella occasione il governo a maggioranza 5 Stelle aveva determinato una dura lotta con(tro) l’Europa per portare il rapporto deficit/Pil dal 2,04 al 2,4 per cento.
Il Consiglio dei ministri, spezzando la servile catena dei governi precedenti, aveva approvato la finanziari  2019, prevedendo il deficit al 2,4 per cento. Il governo del cambiamento facesse sul serio. Di Maio e i suoi, dopo l’approvazione lanciarono la sfida all’Europa con un festoso brindisi sul balcone di palazzo Chigi.
Purtroppo, pochi giorno dopo Conte annuncia la retromarcia, la previsione del deficit viene determinato dai burocrati europei al 2,04 per cento.

Una figuraccia. Conte, sconfitto obbliga i due alleati di governo ad abbassare le ali accettando tutte le condizioni dettate dai prepotenti burocrati  europei. Burocrati che, immediatamente dopo l’accordo hanno alzato ancora l’asticella minacciando una procedura d’inflazione e con essa altra miseria per gli italiani.
   
Ad affermalo è lo stesso Conte, il quale il 20 giugno 2019, indirizza ai 27 paesi membri Ue, al Presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, e al Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk (ai quali del destino degli italiani da sempre interessa poco) una lettera, che  appena sotto  riportiamo in stralcio: “Siamo all’inizio di una nuova legislatura europea e. L’Italia vuole cogliere  l’opportunità di cambiamento, per un Europa maggiormente unità e più condivisiva con strategie che consentano agli Stati membri di sostenere il peso della competizione globale.

I nostri popoli ci richiamano alla responsabilità, ricordandoci che la politica, se asservita alle ragioni dell’economia e, in particolare, della finanza e se orientata esclusivamente a contenere i debiti sovrani, abdica alla propria missione, finendo per perdere la propria legittimazione. …fattori, dinanzi ai quali non possiamo rimanere indifferenti; questa insofferenza ha le sue origini nelle politiche di austerità applicate nell’ultimo decennio.

… Lo ha dimostrato anche di recente, nel dicembre 2018, allorché un intenso negoziato ha consentito di chiarire i dettagli della nostra manovra economica, in linea con le regole previste nel Patto di stabilità e crescita. Adesso l’Italia viene nuovamente sollecitata a dare conto del rispetto di queste regole.
Non intendiamo sottrarci a tali vincoli, né intendiamo reclamare deroghe o concessioni rispetto a prescrizioni che, finché non saranno modificate secondo le ordinarie procedure previste dai Trattati, sono in vigore ed è giusto che siano tenute in conto dai governi di tutti gli Stati membri.

… L’Italia, secondo gli indirizzi condivisi dalle forze politiche di maggioranza, intende proseguire nel dialogo con le Istituzioni europee. Con lealtà e consapevolezza, esporremo le nostre ragioni, che - ne sono convinto - contribuiranno, se ascoltate senza pregiudizi, a evitare una decisione del Consiglio sull’apertura della procedura per disavanzo eccessivo.
Il quadro di finanza pubblica dell’Italia è coerente con il rispetto, per il 2019, delle regole del bilancio preventivo del Patto di stabilità e crescita.
Mi limito qui ad anticipare che la ragione fondamentale dell’andamento positivo dei saldi di bilancio risiede nella prudenza alla quale sono state ispirate le nostre previsioni per le entrate e le uscite di bilancio.
Constatiamo con soddisfazione che, anche grazie alle misure adottate per accrescere la fedeltà fiscale, le entrate sono migliori del previsto. Parimenti registriamo, per le spese, una dinamica più moderata di quella originariamente prevista.
Per il 2020, il Governo ha ribadito che intende conseguire un miglioramento di 0,2 punti percentuali nel saldo strutturale di bilancio. In linea con la legislazione vigente, il Programma di stabilità prevede un aumento delle imposte indirette pari a quasi l’1,3 per cento del PIL, che entrerebbe in vigore nel gennaio 2020.

Il Parlamento ha invitato il Governo, in primo luogo, a riformare l’imposta sul reddito delle persone fisiche nel rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo, per il periodo 2020-2022, definiti nel Programma di stabilità. In secondo luogo, lo ha invitato a evitare gli aumenti delle imposte indirette per il 2020, individuando misure alternative idonee a garantire il miglioramento strutturale. Di conseguenza, in vista dell’approvazione del Documento programmatico di bilancio per il 2020 e alla luce delle più aggiornate previsioni macroeconomiche, il governo, anche nel rispetto delle indicazioni poste dal Parlamento, sta elaborando un programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche non tributarie.
... Adottando una politica di bilancio finalizzata a coniugare il sostegno alla crescita con la riduzione del costo del debito, che oggi assorbe quasi il 3,6 per cento del PIL.

Sicurezza sociale e creazione di lavoro, unite alla previsione di un’assicurazione europea contro la disoccupazione e a un salario minimo garantito a livello europeo costituiscono le prime, concrete sfide della stagione che si apre con l’avvio della nuova legislatura europea.

Non solo. L’Italia, con la sua forte specializzazione per la manifattura, è danneggiata negli sforzi compiuti per crescere a un ritmo più sostenuto che possa garantire un rapido declino del suo debito, e penalizzata dalle nazioni che mantengono  un forte surplus.
L’Italia e l’Europa sono tanto più danneggiate se questi surplus istigano reazioni protezionistiche
Le regole europee, mentre si mostrano estremamente rigorose nel censurare politiche nazionali espansive potenzialmente suscettibili di incidere sulla dimensione del debito sovrano, non sanzionano con analogo rigore questi comportamenti, che certamente non sono meno destabilizzanti per il benessere dei cittadini europei di quanto non lo sia un elevato debito pubblico.
L’interpretazione sin qui prevalsa delle regole europee ha finito per penalizzare costantemente gli sforzi compiuti dall’Italia nel perseguire politiche mirate alla crescita economica e allo sviluppo sociale.
L’Italia non si è mai sottratta ai propri obblighi, mossa dallo spirito di collaborazione per la costruzione della casa comune europea, della quale è Paese fondatore. Né ha mai abdicato ai suoi doveri di solidarietà nei confronti degli altri popoli europei, come testimoniano i significativi apporti netti al bilancio comunitario e i contributi ai vari programmi di sostegno di altri Stati membri che versano in condizioni di maggiore difficoltà.
Il nostro Paese ha inoltre mantenuto un saldo primario largamente in attivo per oltre venti anni di seguito, ad eccezione del 2009, e superiore a quello della media dell’Eurozona.
Questo significa che, al netto della spesa per interessi, l’Italia è stata tra i Paesi più virtuosi dell’Unione europea e tuttora spende meno di quanto ricava dalle entrate.
Non mi appare dunque comprensibile esporre l’Italia, a distanza di pochi mesi dalla conclusione di un negoziato molto impegnativo, al rischio di una nuova procedura di infrazione per violazione della regola del debito,
sulla base di una discutibile valutazione della sua condizione ciclica da parte della Commissione.
… In considerazione della gravità delle conseguenze economiche e politiche di una procedura di infrazione per debito, occorrerebbe prestare maggiore attenzione alle stime dell’output gap, presentate dall’Italia nel suo rapporto sui fattori rilevanti, le quali sono molto distanti da quelle della Commissione, ma sono, al contrario, prossime a quelle presentate da altre istituzioni di elevata reputazione, come il Fondo Monetario Internazionale e l’OCSE.
In primo luogo, ritengo utile prevedere una fiscal stance, volta a sostenere la domanda interna e a ridurre gli squilibri macroeconomici.

Inoltre, reputo urgente introdurre un sistema efficace di eurobond, perché la storia ci ha insegnato che un’unione monetaria priva di uno strumento di mutualizzazione non è sostenibile nel lungo periodo.
Sappiamo che i membri più ricchi richiedono ai membri più in difficoltà crescenti assicurazioni contro i rischi. Oltre un certo limite, queste richieste finiscono per aumentare, anziché diminuire.

Questa Lettera dimostra la profonda impreparazione politica di Conte, Primo Ministro di un governo che, secondo i nemici dell’Italia rappresentava il peggiore sovranismo.

La nascita del governo giallo-verde non vi sono dubbi fu un obbrobrio, che la maggioranza degli italiani aveva iniziato ad accettare per la sua capacità di scontro – a parole - con l’Europa, Giuseppe Conti, però  dopo i primi contatti con Jean Claude Juncker e Donald Tusk, smaliziandosi ha abbandonato lo scontro svendendo, alla prima occasione, il Popolo italiano agli euro-burocrati. Un ulteriore dimostrazione la si ha leggendo la lettera inviata il 18 luglio 2018 al quotidiano “sionista” Repubblica, con la quale prende le distanze da Matteo Salvini, dopo il voto contrario espresso dai 28 parlamentari europei della Lega il 16 luglio 2019,  in occasione dell’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, alla quale Conte aveva garantito il voto unanime delle due formazioni di governo, da quel giorno i NO al leader della Lega sono aumentati a dismisura col preciso scopo di indurlo alla resa.

Ecco il vergognoso testo della lettera: “Gentile direttore, in questi giorni il suo giornale - come pure vari altri - si interroga sulle condizioni di salute della maggioranza di governo e prospetta un mutamento nel mio modo di interpretare il ruolo del Presidente del Consiglio.

Le mie iniziative sono sempre ispirate da queste finalità ed è un errore pensare che possano essere dettate dall’orgoglio personale o suscitato dal ruolo, o anche dalla volontà di alimentare polemiche e contrasti politici.

… che il nostro Paese potrà cogliere solo se noi rappresentanti istituzionali sapremo interpretare lo “spirito del tempo” e offrire soluzioni efficaci e sostenibili.

I migliori amici dell’Europa sono gli europeisti critici, non quelli che si affidano a petizioni di principio.

La designazione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea è stata da me condivisa, per la sua storia personale e politica, e perché questa soluzione avrebbe consentito all’Italia di ottenere un portafoglio economico di rilievo, in particolare la “concorrenza”, come da me richiesto, e avrebbe aperto a buone prospettive per l’Italia anche con riguardo alle restanti nomine.

Nei giorni precedenti la votazione della neo-Presidente ho invitato i parlamentari europei delle forze politiche che sostengono la maggioranza interna ad appoggiare questa candidatura, proprio in ragione dei sottesi equilibri e garanzie. Aggiungo che il discorso programmatico della neo-Presidente ha confermato molte delle priorità che stanno a cuore al nostro Paese, in tema di politiche sociali, di misure per l’occupazione e per la tutela dell’ambiente, di contrasto al traffico illegale di migranti.

Come è noto gli Europarlamentari eletti con la Lega, a differenza di quelli del MoVimento 5 Stelle, hanno espresso voto contrario.

Di certo non si tratta di rivendicare una “poltrona” a beneficio di una singola forza politica. Si tratta di difendere gli interessi nazionali e di rivendicare per l’Italia il posto di prestigio che merita.

Passando alla manovra economica, ho letto con attenzione la lettera del Ministro e Vicepresidente Di Maio, ieri pubblicata sul Sole 24 Ore, con la quale mi sollecita l’apertura di un confronto tra Governo e parti sociali sulle norme necessarie a rilanciare il nostro sistema economico e sociale.

Ho già chiarito che ogni iniziativa compiuta da una singola forza politica, (Lega) perseguita separatamente, è pienamente legittima, ma non può sostituirsi al pieno contraddittorio tra tutte le parti politiche e sociali, alla presenza dell’intero Governo, come impongono le regole di correttezza istituzionale. … con il risultato di compromettere l’efficacia della nostra azione.

Quanto alla vicenda “moscovita” che occupa da qualche giorno i giornali, preciso che le forze di opposizione mi hanno chiesto di riferire in Senato e per questa ragione, ritenendo sacre le prerogative del Parlamento, ho immediatamente acconsentito alla richiesta. Ritengo improprio anticipare in questa sede i contenuti della mia informativa, anche perché sarebbe irriguardoso nei confronti dei Senatori.

Posso però garantire che riferirò, in piena trasparenza, su tutte le circostanze e le notizie che sono a conoscenza mia e di tutti i Componenti del Governo che presiedo.

Da ultimo, prendo atto che nel dibattito pubblico si intensificano le congetture su scenari futuribili e su nuove maggioranze di governo, alcune delle quali mi vedrebbero personalmente coinvolto.

… Se questa esperienza di governo dovesse interrompersi in via anticipata, non mi presterò, tuttavia, a operazioni opache o ambigue. Assicuro che il percorso si realizzerà in modo lineare e trasparente, nelle sedi appropriate, per rispetto del Parlamento e dei cittadini.

Con questa lettera Conte genera lo scontro definitivo tra le due forze di governo le quali  come detto il 16 luglio 2019, si erano contrapposte una all’altra nell’elezione di Ursula von der Leyen alla guida della prossima commissione europea, eletta  per il rotto della cuffia, anche, grazie ai 14 voti favorevoli espressi dai deputati 5 Stelle non organici alla maggioranza, voti determinanti considerato che la Ursula è passata per appena 9 voti. Eppure nel suo discorso a Strasburgo e stata chiara, affermando: “Sarò nemica di chi vuole indebolire (l’attuale) Ue.

Con questo voto i 5 Stelle hanno dimostrato ingordigia di potere che li accompagna in ogni loro scelta politica. Il 23 marzo 2017, nella sede della “Stampa Estera” a Roma in occasione della presentazione del “Libro a 5 Stelle dei cittadini per l’Europa”, Di Maio ha raccontato una FAVOLA”, affermando: Con noi al governo referendum per decidere se uscire dall’Euro” perche “uno Stato sovrano deve poter gestire la propria moneta” Per i 5 Stelle “l’Euro non era democratico, bisognava prevedere procedure per uscirne”, aggiungendo: “sarà necessaria una legge costituzionale che ci impegneremo a realizzare nella prossima legislatura, qualora avremo l’incarico di formare un Governo”.

E ancora il post pubblicato sul blog del Movimento  il 2 maggio 2019, con il quale si esplicitano 10 punti del programma per le elezioni europee del 26 maggio.

Ecco parte del testo:
Queste elezioni saranno decisive poiché è necessario continuare il lavoro che abbiamo iniziato in Italia e portarlo anche in Europa. In queste ultime settimane vi abbiamo presentato, sul blog, una serie di approfondimenti sul programma del MoVimento per le elezioni europee: vi abbiamo illustrato le misure per le famiglie e il sostegno al ceto medio, con la nostra proposta di introdurre un salario minimo europeo; l’ambiente e la green economy continuano ad occupare un posto centrale nel nostro programma, a conferma che il MoVimento 5 Stelle è la prima forza politica italiana in Europa a sostegno delle politiche ambientali; vogliamo introdurre la redistribuzione obbligatoria dei migranti, perché il fenomeno migratorio deve essere affrontato a livello europeo; la difesa del Made In Italy, delle nostre eccellenze e la lotta alla contraffazione erano e restano battaglie prioritarie; vogliamo porre fine alle politiche di Austerity e vogliamo più investimenti a cominciare dal Sud Italia, per creare uno sviluppo reale; vogliamo tagliare i costi inutili, perché la doppia sede di Strasburgo del Parlamento europeo rappresenta un autentico monumento agli sprechi.

Non dobbiamo fermarci. Non ora. Dobbiamo continuare per cambiare, e lo possiamo fare soltanto con il vostro aiuto. Il MoVimento 5 Stelle, con la sua azione di Governo, mette al centro il benessere e le esigenze di ogni singolo cittadino. E per farlo rifiuta i finanziamenti dalle lobby, allo scopo di essere libero da ricatti elettorali, puntando esclusivamente sulle donazioni dei suoi sostenitori
Voi siete la nostra forza, perché la nostra politica è così: dal basso e con il vostro fondamentale sostegno. Lo è per la nostra morale e per la campagna elettorale. Vi chiediamo così di poter contribuire con una donazione alla nostra campagna, cliccando sul seguente link: dona.ilblogdellestelle.it/

Come si è potuto constatare i 5 Stelle al primo punto del programma avevano scritto:

1) Salario Minimo Europeo per tutti i lavoratori
In Italia come in Europa, vogliamo un salario minimo orario: i diritti di chi lavora sono al primo posto. Stop alle delocalizzazioni, la manodopera deve avere lo stesso costo in tutta l’Unione Europea.

Ursula von der Leyen, su questo tema ritenuto dai 14 eurodeputati determinante per l’espressione del voto favorevole del gruppo ha detto:  “Entro il primo 100 giorni del mio mandato, proporrò un legale strumento per garantire che ogni lavoratore della nostra Unione ha un salario minimo equo. I salari minimi dovranno essere stabiliti secondo le tradizioni nazionali, attraverso contratti collettivi o disposizioni legali.

Tradire in Italia è costante, i  14 5 Stelle, hanno espresso il voto dei pirla, spezzando l’unità di governo in cambio del nulla - o meglio, una comoda poltrona da commissario - considerato che la  von der Leyen, ha chiaramente detto che demanda il problema del salario minimo alle singole nazioni. Quel voto utile all'elezione di Ursula von der Leyen, ha segnato la definitiva volta europeista del Movimento e il suo totale asservimento  al sistema liberal-globalista. Scelta che probabilmente permetterà ai 5 Stelle l’iscrizione all'eurogruppo Renew Europe di Macron.

Giuseppe Conte, Dopo aver perso lo scontro con la burocrazia europea sulla finanziaria, l’11 febbraio 2019, veniva umiliato da Guy Verhofstadt, Capogruppo dellALDE, il quale avendo capacità divinatorie gli disse: “lei è un Burattino nelle mani dei suoi vice”, a questa grave accusa lo schizzinoso Capo del Governo italiano rispose: "Burattino è chi risponde alle lobby". Detto fatto, da quel momento le lobby europee e Giuseppe Conti diventano un tutt’uno.
Tanto che, al pari con i Si all’Europa aumentano i No al leader della lega, il quale nonostante i susseguirsi dei successi elettorali si incaponiva e restava fedele all’alleanza di un governo che vi si rivoltava contro. Altro che decreti sicurezza e blocco dei porti, Conti e i 5 Stelle complottavano con i magistrati per dissimulare quanto fatto in parlamento.

Purtroppo gli italiani al Burattino d’Europa (Conte) dal’otto agosto, dovranno aggiungere il Burattino italiano (Salvini) definito, il 20 agosto in Senato dopo 445 giorni di governo, da Giuseppe Conti di essere “pericoloso”, “autoritario”, “opportunista“, “inefficace“, “incosciente”. Insomma un impresentabile!

CONCLUSIONE
La fine dell’esperienza di governo fra 5 Stelle e Lega, due organizzazioni politiche che si richiamavano al cambiamento, dimostra che è impossibili cambiare veramente le cose se si resta asserviti al liberismo globalista.
Il vero cambiamento può essere imposto soltanto dalle forze che si richiamano alla Democrazia partecipativa e per questo illiberale.
Non si può combattere lo sfruttamento dell’uomo sul l’uomo, o difendere l’ambiente, il diritto alla salute e alla cultura, se la politica protegge coloro che innanzitutto mettono il profitto.
Se l’attuale “democrazia” rappresentativa e parlamentare  ha dimostrato che, nessun cambiamento è possibile restando fedeli all’ipostazione liberista, deve essere il Popolo a trovare un nuovo percorso, in una vera RIVOLUZIONE!
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