Con l'intitolazione della locale sezione dell’Associazione del Fante, Prevalle (Brescia) ricorda Mario Cicognini.

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Messaggio  Admin Gio 29 Ago 2019, 19:26

Con l'intitolazione della locale sezione dell’Associazione del Fante,  Prevalle (Brescia) ricorda  Mario Cicognini.  Mario_11


Un libro a ricordo del «Tenente eroe»
di Paolo Catterina

Un vero eroe, autorevole e sprezzante di ogni rischio, di “cosciente sprezzo” parla, anzi, la motivazione che accompagna l’assegnazione della medaglia d’oro al valore militare per il tenente Mario Cicognini, prevallese, ufficiale trentenne caduto sul disastrato
fronte greco-albanese nell’aprile del 1941.

La sua storia viene riproposta in un volume a cura di Piernicola Guerreschi che ne recupera molto materiale inedito nell’occasione della intitolazione della locale sezione dell’Associazione del Fante proprio alla memoria del Tenente Cicognini.

La cerimonia di intitolazione è prevista per domenica 1 settembre mentre il libro sarà presentato ufficialmente giovedì 29 agosto alle ore 20.30 presso la sala della Musica di Palazzo Morani.

Era nato a Pontevico il 17 agosto 1911 in una famiglia di proprietari terrieri che negli anni ‘30 si era trasferita a Prevalle per condurre la proprietà dei Conti Arrighi in località Pradavaglio.

Mario, ragazzo audace e generoso, conseguita la maturità classica ed iscrittosi alla Facoltà di Giurisprudenza all’Università di Milano fu ammesso nel novembre 1932 alla Scuola Allievi Ufficiali di complemento di Spoleto. Promosso Sottotenente nel giugno1933 fu congedato nel 1934. Conseguita la laurea, iniziò la pratica notarile nello studio di uno zio a Brescia, ottenendo nel frattempo la promozione a Tenente.

Nel 1939 si arruolò volontario per la guerra di Spagna dove combatté nel 1° Reggimento di Fanteria d’Assalto Littorio. Rimpatriato nel giugno successivo, Mario fu nuovamente richiamato presso il 77° Fanteria, inquadrato nella Divisione “Lupi di Toscana”. Quasi tutte le unità più importanti componenti la Divisione avevano avuto sede a Brescia e dintorni, il 77° aveva trovato alloggio presso la Caserma “Randaccio”, ugualmente dismessa, nella via intitolata proprio ai “Lupi di Toscana”. Bresciani erano gran numero degli Ufficiali e soldati.

La campagna contro la Grecia era iniziata il 28 ottobre 1940. L’esercito greco non era proprio eccellente per quanto fosse appoggiato da forze inglesi.Tuttavia l’offensiva italiana aveva fallito e, dopo una prima effimera avanzata, il nostro esercito aveva intrapreso una difficile e penosa ritirata sotto la pressione
dell’immediata controffensiva greca.

Appassionato ed entusiasta “Cico”, come lo chiamavano gli amici, così è ricordato nel libro dell’amico e commilitone Tenente Medico Anselmi: “alto, snello, con gli occhi chiari [...] con il suo comportamento aveva scosso come una scarica elettrica tutto il Reggimento. [...] Quel suo tono aggressivo poteva ingenerare diffidenza e la sua rude franchezza e il suo piglio deciso si prestavano ad essere scambiati per spavalderia [...] Il suo insistere sugli ideali tradizionali poteva sembrare l’eco della propaganda [...] Ma quando alle parole seguirono i fatti [...] tutti si strinsero a lui in leale amicizia”.
Mentre i Tedeschi travolgevano in Tessaglia le Armate greche di pianura, venne l’ordine di compiere uno sforzo per non perdere la faccia con l’Alleato. Qui si inscrive lo straordinario episodio legato alla morte di Cicognini.

I Greci avevano chiesto al Comandante del 77° una tregua locale, subito concessa. Ma poi era giunto un poco sensato ordine di avanzata. Il tenente Cicognini, tuttavia, non esitò. Prese la testa della sua Compagnia arditi dicendo all’amico tenente Groppetti, indimenticata figura dell’Associazione dei Fanti “Ciao Gropètt, tra dés minücc ghe so piò” (Ciao Groppetti, tra dieci minuti non ci sarò più).

Poi, rivolto allo schieramento greco, posto più in alto, avvertì, sempre secondo l’Anselmi: “Signori Greci ho l’onore di annunciarvi che tra un quarto d’ora attaccheremo”.

Trascorso quel tempo, ricordano i memorialisti, “Si vide Cicognini rizzarsi con movimento pacato, aggiustarsi la bustina, porsi il bastone sotto il gomito sinistro con il gesto provvisorio, tipico del fumatore, e accendersi una sigaretta. Gettò senza sprezzo il fiammifero, reimpugnando con la destra il bastone e, servendosi con la sinistra di due boccate di fumo, avanzare a passi tardi verso i greci.

Gli schizzarono intorno spilli e spruzzi di terriccio. Vollero forse ammonirlo i nemici che certo lo avevano riconosciuto [...] come il nunzio di poc’anzi della sfida portata senza malanimo? Ma egli avanzava ancora. Altri schizzi davanti, ai fianchi. Poi il mitragliere greco, senza voler ancora fallire, lo prese. Cadde “Cico” bocconi, quasi abbandonandosi con l’anima al dolce scivolamento del corpo, che in quel momento moriva. Questo si vide, o si credette di vedere, ché la leggenda di Cico nacque in quell’istante...”.

Una pallottola gli aveva trapassato il cranio.

Alla memoria del Tenente Mario Cicognini è stata conferita la Medaglia d’Oro che ricorda, oltre all’estremo sacrificio anche diversi altri atti di eroismo. Eccone la motivazione:

“Comandante di una compagnia arditi reggimentale, in numerosi audaci fatti d’arme, dava continue prove di valore personale e di cosciente sprezzo del pericolo. In una azione di ripiegamento, essendosi accorto che un militare gravemente ferito era rimasto sul terreno della lotta, ritornava da solo sul posto e, caricandoselo sulle spalle, riusciva, incurante del fuoco centrato del nemico, a trarlo in salvo.

Durante una successiva azione, rimasto isolato col reparto su di una posizione da lui conquistata, resisteva ad oltranza ai contrattacchi di forze soverchianti. Privo ormai di ufficiali, ferito a sua volta, non desisteva dall’impari lotta dalla quale si disimpegnava in seguito ad ordine superiore.

Rifiutava quindi il ricovero in ospedale per non lasciare il reparto in vista dell’imminente ripresa dell’offensiva. Ripresa l’azione e raggiunto il nemico, fortemente sistemato a difesa, si impegnava a fondo ed avuto dal comandante avversario un rifiuto alle sue intimazioni di resa, insisteva nell’attacco, giungendo per primo col gagliardetto in pugno sull’obiettivo conteso.

Mentre in piedi, a stretto contatto del nemico, ammirato per tanto ardimento, incitava i suoi a proseguire nell’azione, veniva colpito a morte da una raffica di mitragliatrice. Esalava l’ultimo respiro sul campo dell’onore al grido fatidico di Patria e Re.

Fulgido esempio di eroismo, di consapevole sacrificio e di elette virtù guerriere.
Quota 1143, quota 489 di Monte Goliko, S.Minas (fronte greco) 21-27 marzo, 27 aprile 1941.”

Alla memoria del Tenente Mario Cicognini sono state intitolate le Scuole Elementari di Pontevico e una via sempre a Pontevico, una a Orzinuovi e una a Brescia. Allo stesso era intitolato il Circolo Ufficiali di Brescia, fino alla sua dismissione.

La sua divisa, donata dal fratello Angelo al sopracitato Circolo Ufficiali ora è custodita presso il Centro Documentale di Brescia (ex Distretto Militare di Brescia) Caserma Goito.

Come combattente venne insignito del “Distintivo con Gladio della Medaglia Commemorativa delle Operazioni Militari in Africa Orientale” e, per i fatti d’armi in Albania, con la “Croce al Merito di Guerra” e la Medaglia d’Oro al Valore Militare.
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