Fratelli di Italia: un altro accadimento che sconcerta
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Fratelli di Italia: un altro accadimento che sconcerta
C’è da chiedersi quale siano i valori che rappresentano dirigenti e semplici iscritti di FdI. Questi usurpatori di parte del simbolo e ancor più delle finanze e degli immobili che furono del Movimento Sociale Italiano, rubati a quella comunità dalla cricca del Fini-to, per i quali gli ideali che evocavano i militanti del Msi rappresentavano il male assoluto.
Per loro non rappresentavano nulla i sacrifici che dal 1946 gli attivisti e gli iscritti avevano affrontato giorno dopo giorno per onorare i motti che si erano dati, dal “Boia chi Molla” al “non rinnegare, non restaurare“.
Per il Fini-to, condannato in primo grado, per aver derubato la comunità della fiamma per favorire la propria famiglia, si poteva anzi si doveva Tradire, questo fece nel 1995 a Fiuggi, affiancato da altrettanti vigliacchi che in nome dell’antiFascismo scelsero di allontanare tutti quelli che con il loro impegno politico li avevano portati negli scarni del Parlamento, per inglobare in An quanta più marmaglia possibile.
Distruggendo di fatto quella che dal 1992 per il Popolo italiano era divenuta l’unica alternativa alla repubblica dei corrotti e dei corruttori.
Dopo quel tradimento la nuova classe dirigente supportata dalla Fiamma ferita di fatto non rappresentava alcun valore, se non gli interessi di un vigliacco, che scappava ogni volta si prevedeva uno scontro coi rossi.
Passando all’oggi, dopo tanti Tradimenti, da - A.N.. F.L.I., Popolo della Libertà -, si è costituita Fratelli di Italia, alcuni dei fondatori sono cresciuti all’interno del Fronte della Gioventù F.d,G., organizzazione che al suo tempo aveva inglobato i Volontari Nazionali i quali furono i primi a dare un contributo di sangue nel 1970, con l’assassinio a Genova dell’operaio Ugo Venturini.
Giovani che nonostante le soperchierie che subivano da pare delle forze dell’ordine, portavano loro rispetto, perché nell’organizzazione e nelle Famiglie si parlava di rispetto.
Rispetto che in FdI, come negli altri movimenti e partiti, non è più un valore.
Forze dell’ordine che ormai, puntualmente vengono derise dai rossi contestatori di professione protetti in questo dagli sporca carta e dalle TV.
Diverso è se a deriderli e il figlio del deputato di FdI Alfredo Antoniozzi, il quale all’interno della propria famiglia nulla ha fatto per trasmettere alla propria prole il dovere del rispetto, specie per chi - a suo modo - garantisce ordine e sicurezza.
È grave che il figlio di un uomo di destra viva la propria vita come il più scalmanato degli antiFascisti, disprezzando le leggi che questa falsa “democrazia” si è data. Correre a gran velocità in via Vittorio Emanuele nel centro di Roma, non può essere un vanto, non può farlo un 21enne alla guida di un potente suv Range Rover modello Evoque, per questo una pattuglia dei carabinieri il 18 aprile lo ferma contestandogli la guida: «- a velocità sostenuta e con manovre pericolose per la pubblica incolumità ->>
Questa per il giovane Tancreti Antiniozzi, e l’occasione da non perdere per una vanteria innanzi all’amico che lo accompagnava, nel mostrare i documenti, fa sfoggio del suo – presunto – potere, affermando: << - Domani vi troverete senza lavoro vi faccio licenziare, non sapete chi sono io a chi sono figlio, sono il figlio di Antoniozzi, il parlamentare, vi faccio fare una brutta fine, conosco il questore di Roma - >> in questo spalleggiato dall’amico: << - Bravo, chiama tuo padre e fargli vedere a questi come perdono il lavoro, fallo subito e non perdere tempo - >> (si presuppone che questa arroganza sia vissuta in famiglia). Non contenti danno inizio a una raffica di minacce e insulti, degenerate in violenza, l’amico Vincenzo Palma, aggredisce uno dei carabinieri spingendolo per terra e prendendolo a calci Tancredi fa cadere l’altro.
Da questi elementi sono partite le accuse di resistenza e lesione, mosse dal pubblico ministero Mauro Masnaghetti, per l’amico e il figlio dell’ormai parlamentare antiFascista di FdI, Alfredo Antoniozzi, il quale ha volutamente scordato l’insegnamento che Francesco Ciavatta, Stefano Recchioni, Sergio Ramelli, Paolo Di Nella, Francesco Bigonzetti, Stefano Cecchetti, Mikis Mantacas. Carlo Falvella e dei fratelli Stefano e Virgilio Mattei. Tutti giovani assassinati perché Fascisti, e pertanto portatori di valori, compreso il rispetto.
La supponenza vissuta in famiglia dal giovane Antoniozzi, e al suo amico, e costata una condanna, patteggiata dall’avvocato Francesco Scacchi, a otto mesi di reclusione.
A nulla serve ormai il rammarico, per i mancati insegnamenti al figlio, del parlamentare di FdI il quale all’Ansa ha dichiarato: « - Considero che mio figlio ha commesso un gravissimo errore ed è giusto che paghi. Ha pagato con la giustizia, pagherà anche con la famiglia - ».
DOPO 21anni, TROPPO TARDI! Per loro non rappresentavano nulla i sacrifici che dal 1946 gli attivisti e gli iscritti avevano affrontato giorno dopo giorno per onorare i motti che si erano dati, dal “Boia chi Molla” al “non rinnegare, non restaurare“.
Per il Fini-to, condannato in primo grado, per aver derubato la comunità della fiamma per favorire la propria famiglia, si poteva anzi si doveva Tradire, questo fece nel 1995 a Fiuggi, affiancato da altrettanti vigliacchi che in nome dell’antiFascismo scelsero di allontanare tutti quelli che con il loro impegno politico li avevano portati negli scarni del Parlamento, per inglobare in An quanta più marmaglia possibile.
Distruggendo di fatto quella che dal 1992 per il Popolo italiano era divenuta l’unica alternativa alla repubblica dei corrotti e dei corruttori.
Dopo quel tradimento la nuova classe dirigente supportata dalla Fiamma ferita di fatto non rappresentava alcun valore, se non gli interessi di un vigliacco, che scappava ogni volta si prevedeva uno scontro coi rossi.
Passando all’oggi, dopo tanti Tradimenti, da - A.N.. F.L.I., Popolo della Libertà -, si è costituita Fratelli di Italia, alcuni dei fondatori sono cresciuti all’interno del Fronte della Gioventù F.d,G., organizzazione che al suo tempo aveva inglobato i Volontari Nazionali i quali furono i primi a dare un contributo di sangue nel 1970, con l’assassinio a Genova dell’operaio Ugo Venturini.
Giovani che nonostante le soperchierie che subivano da pare delle forze dell’ordine, portavano loro rispetto, perché nell’organizzazione e nelle Famiglie si parlava di rispetto.
Rispetto che in FdI, come negli altri movimenti e partiti, non è più un valore.
Forze dell’ordine che ormai, puntualmente vengono derise dai rossi contestatori di professione protetti in questo dagli sporca carta e dalle TV.
Diverso è se a deriderli e il figlio del deputato di FdI Alfredo Antoniozzi, il quale all’interno della propria famiglia nulla ha fatto per trasmettere alla propria prole il dovere del rispetto, specie per chi - a suo modo - garantisce ordine e sicurezza.
È grave che il figlio di un uomo di destra viva la propria vita come il più scalmanato degli antiFascisti, disprezzando le leggi che questa falsa “democrazia” si è data. Correre a gran velocità in via Vittorio Emanuele nel centro di Roma, non può essere un vanto, non può farlo un 21enne alla guida di un potente suv Range Rover modello Evoque, per questo una pattuglia dei carabinieri il 18 aprile lo ferma contestandogli la guida: «- a velocità sostenuta e con manovre pericolose per la pubblica incolumità ->>
Questa per il giovane Tancreti Antiniozzi, e l’occasione da non perdere per una vanteria innanzi all’amico che lo accompagnava, nel mostrare i documenti, fa sfoggio del suo – presunto – potere, affermando: << - Domani vi troverete senza lavoro vi faccio licenziare, non sapete chi sono io a chi sono figlio, sono il figlio di Antoniozzi, il parlamentare, vi faccio fare una brutta fine, conosco il questore di Roma - >> in questo spalleggiato dall’amico: << - Bravo, chiama tuo padre e fargli vedere a questi come perdono il lavoro, fallo subito e non perdere tempo - >> (si presuppone che questa arroganza sia vissuta in famiglia). Non contenti danno inizio a una raffica di minacce e insulti, degenerate in violenza, l’amico Vincenzo Palma, aggredisce uno dei carabinieri spingendolo per terra e prendendolo a calci Tancredi fa cadere l’altro.
Da questi elementi sono partite le accuse di resistenza e lesione, mosse dal pubblico ministero Mauro Masnaghetti, per l’amico e il figlio dell’ormai parlamentare antiFascista di FdI, Alfredo Antoniozzi, il quale ha volutamente scordato l’insegnamento che Francesco Ciavatta, Stefano Recchioni, Sergio Ramelli, Paolo Di Nella, Francesco Bigonzetti, Stefano Cecchetti, Mikis Mantacas. Carlo Falvella e dei fratelli Stefano e Virgilio Mattei. Tutti giovani assassinati perché Fascisti, e pertanto portatori di valori, compreso il rispetto.
La supponenza vissuta in famiglia dal giovane Antoniozzi, e al suo amico, e costata una condanna, patteggiata dall’avvocato Francesco Scacchi, a otto mesi di reclusione.
A nulla serve ormai il rammarico, per i mancati insegnamenti al figlio, del parlamentare di FdI il quale all’Ansa ha dichiarato: « - Considero che mio figlio ha commesso un gravissimo errore ed è giusto che paghi. Ha pagato con la giustizia, pagherà anche con la famiglia - ».
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